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Bio-On è stata dichiarata fallita. Archiviate le stravaganti ipotesi di recupero...
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Articolo di Marco Solferini
21 dicembre 2019 15:56
 
Con provvedimento n. 137/2019 depositato in cancelleria in data 20 dicembre 2019, il Tribunale Civile di Bologna, sezione fallimentare, ha dichiarato il fallimento della società Bio-On.
Viene altresì disposta la continuazione temporanea dell'impresa fallita ex. art. 104 LF.
L'impresa ha tempo tre giorni per depositate bilanci e scritture contabili.
Viene altresì fissata per il 17 aprile 2020 alle ore di rito 10.30 l'udienza per l'esame dello stato passivo della società.
Sono assegnati ai creditori ed ai terzi che vantino diritti reali mobiliari su cose in possesso del fallito termini di 30 giorni prima dell'adunanza dei creditori per la presentazione al Curatore nominato delle domande di insinuazione al passivo ex. art. 93 LF.

Come Aduc siamo stati gli unici ad aver apertamente scritto che le alternative fra cui un imprecisato concordato preventivo con soluzione di continuità di cui si è letto abbondantemente in questi mesi non erano percorribili.
Le ultime settimane hanno visto una serie incredibile di proposte fioccare via web e tramite una stampa e dei media (specialmente a mezzo internet) che ospitavano solleciti i più vari, forse senza indagare attentamente l'opportunità.
Di fatto venivano rappresentati agli azionisti o ai creditori della società ipotesi stravaganti di partecipare ad imprecisate class action e un rincorrersi di voci una meno realista dell'altra su ciò che sarebbe potuto accadere o sul tipo / genere di tutele da approntare.
Il punto però non è rivendicare un “te l'avevo detto” anche se in effetti è così perchè siamo stati gli unici a farlo mettendoci in controtendenza, ma ribadire che situazioni come questa si affrontano prima di tutto ascoltando gli investitori e i risparmiatori.
Raccogliendo quelle storie che permettono di ricostruire grosso modo l'accaduto.
Poi bisogna interpretare il diritto non per quello che si vuole ma per ciò che si può fare.
Occorre realismo e praticità.

La sedi Aduc, in particolare quella di Bologna, si sono messe al servizio di quanti chiedevano consigli e prima ancora di coloro che volevano capire cosa poteva essere accaduto per verificare poi quello che si sarebbe potuto altresì andare a fare.
Nessuno nasce imparato e non ha senso rincorrere le persone che hanno una situazione di difficoltà se prima non si cerca di allestire una strategia che anzitutto deve essere d'aiuto per i diretti interessati che, lo ribadiamo, sono i risparmiatori e gli investitori.
Tavoli di salvataggio che coinvolgono la P.A. e che somigliano alle ultime scialuppe del Titanic sono utili solo a definire i margini della questione e semmai a ipotizzare quelle che potrebbero essere le migliori tutele per i lavoratori al cui dramma siamo ovviamente sensibili.
Anzi, è doveroso sottolineare come sia incredibile che a fare le spese di una situazione così paradossale debbano essere da un lato gli investitori e dall'altro i lavoratori dipendenti spesso gravati di situazioni debitorie difficili in famiglia.
Il Tribunale di Bologna ha correttamente interpretato il diritto ed aperto la procedura fallimentare.
Questo non preclude ad un eventuale salvataggio dell'impresa ma trasferisce la materia su di un piano diverso, più analitico dove prima si devono sommare tra loro i fatti e poi capire come certune idee possono essere percorse solo a determinate condizioni.
 
 
 
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