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Italia e Nuova Zelanda – davvero agli antipodi
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Articolo di Albert
24 gennaio 2023 8:22
 
 Che Italia e Nuova Zelanda siano geograficamente agli antipodi è un dato di fatto incontestabile. Basta guardare un planisfero o, forse meglio, un globo terrestre.
Ma, in questi ultimi giorni, che siano agli antipodi anche da un punto di vista di etica politica vengono ad affermarlo le dimissioni della premier Jacinda Ardern (classe 1980), alla guida del Paese dal 26 ottobre 2017, cioè da quando aveva appena 37 anni, la persona più giovane a diventare capo del governo della Nuova Zelanda, dai tempi di Edward Stafford (ma con lui siamo nel 1856!).

E oggi, ad appena 42 anni, si ritira dalla scena pubblica, perché, ha dichiarato: “Sono stanca. Sono umana”.

Che fosse “umana” l’aveva sempre fatto capire, fino dalla semplicità con cui, avuta la sua bambina, Neve Te Aroha (21 luglio 2018), prese il regolare congedo per maternità, come ogni altra donna lavoratrice.

Dal 2017 a oggi, per due legislature, Ardern ha guidato il suo Paese attraverso la tempesta del Covid, con una politica di chiusura dei confini. Benché questa drastica chiusura abbia limitato al massimo i morti per Covid nel Paese, Arden ha ricevuto molte critiche proprio dai suoi concittadini.

Ma non è stata l’unica emergenza che ha dovuto affrontare. In precedenza, nel corso del 2019, il suo governo aveva dovuto far fronte a due grandi tragedie. Il 9 dicembre 2019 c’era stata l’improvvisa eruzione vulcanica di White Island, che causò la morte di diversi turisti presenti sull’isola, e danni ingenti dovuti alla ricaduta delle pericolosissime ceneri eruttate e “sparate” fino a oltre tremila metri di altezza.

E in precedenza, il 15 marzo, avvennero i due attentati di Christchurch, dove un suprematista bianco, Brenton Harrison Tarrant, di 28 anni, islamofobo e vicino agli ambienti neofascisti, uccise 50 persone e ne ferì altrettante attaccando, nel giro di una decina di minuti, prima la moschea di Al Noor e poi il Centro islamico di Linwood, luoghi ambedue affollati per la preghiera del venerdì.

A seguito di questi fatti, Ardern chiamò il Paese a stringersi intorno alle vittime e alla comunità islamica, e fece adottare, con grande rapidità, una legislazione restrittiva sulle armi da fuoco, raggiungendo una grande popolarità e simpatia.

E ora, ecco che questa giovane donna sagace e coraggiosa riconosce che la sua carriera politica è arrivata al capolinea e lo dichiara con la semplicità e la schiettezza di sempre: "Diamo fin quando possiamo, fin quando possiamo, e poi è il momento di lasciare. Per me questo momento è arrivato".
Ardern si è anche augurata di lasciare l'immagine che "si possa essere gentile e forte allo stesso tempo, ma anche di essere il tipo di leader che sa quando è il momento di andarsene".

A questo punto, facendoci risuonare in testa e nell’animo queste parole di Jacinda Ardern, mi pare che il collegamento con la classe politica del nostro Paese sia molto chiaro e si riassuma in questa domanda:
I nostri uomini politici, le nostre donne politiche, ce l’hanno (mai avuta) questa lucidità, questa onestà intellettuale di ammettere di non avere più la forza necessaria non solo per guidare l’Italia, ma anche, più semplicemente, per contribuire a farlo, sia pure da un banco parlamentare? Hanno mai avuto il coraggio di ritirarsi con semplicità? Mi pare proprio di no! Purtroppo!
Ce lo avranno in futuro? Chissà.

Una tenue speranza - che questo esempio, che arriva dagli antipodi, possa spingere qualcuna di queste persone a guardarsi dentro con maggiore onestà del solito fino a capire che la sua vera grandezza non sta nell’essere chiamato a vita “onorevole” o addirittura “presidente”, bensì nel vivere con la massima onestà ogni momento della propria vita.
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