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I migliori amici degli animali sono gli uomini musulmani
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Articolo di Redazione
30 settembre 2010 15:44
 
Del perché quasi ovunque nel mondo si ripudia la carne di cane e perché i giapponesi mettono gli occhiali da sole al proprio gatto.

Dennis Turner, fondatore dell'Istituto di etologia applicata e di psicologia animale a Hirzel (Zurigo) parla dei vari atteggiamenti culturali riguardo agli animali domestici. Lo ha intervistato Andrea Six del quotidiano Neue Zuercher Zeitung.

D - Signor Turner, per le Sue ricerche Lei ha girato il mondo e ha studiato il comportamento delle persone verso gli animali. Chi li ama di più?
R - Considerato il mondo intero, sono le donne, non importa dove, a dare maggiore importanza agli animali domestici. C'è un luogo comune secondo cui il cane, per il suo carattere, sia l'animale più adatto agli uomini mentre il gatto sarebbe più apprezzato dalle donne. Da un punto di vista globale è un pregiudizio sbagliato. Le donne apprezzano altrettanto i cani, così come gli uomini i gatti.

D - Le donne sono dunque più amanti degli animali?
R - Sì, questo lo si può dire. Abbiamo potuto mostrare con chiarezza che le donne sono le più convinte dei vantaggi nell'avere animali domestici. E sono sempre loro le più contrarie a tenere gli animali selvatici in uno zoo e le più disponibili a rinunciare alla carne. La cosa non sorprende se si pensa che in tutto il mondo i movimenti per la tutela degli animali sono diretti soprattutto da donne, e che il genere femminile è fondamentalmente più sensibile.

D - Ma un approccio troppo emotivo non è sempre un bene per gli animali.
R - Indubbiamente il sentimento per un animale domestico deve restare entro precisi confini. Se lo si umanizza troppo, vestendolo o mettendogli gli occhiali da sole, si offende la sua dignità. E' ciò che si nota piuttosto spesso in Giappone. Nei Paesi asiatici il numero di animali domestici è in crescita; sarebbe bene cogliere quest'opportunità per contrastare la tendenza a fare di cani e gatti dei manichini.

D - In quale parte del mondo la gente è particolarmente zoofila?
R - Quando abbiamo esaminato l'appartenenza religiosa di chi ha risposto ai sondaggi, è emerso che gli uomini musulmani sono più zoofili degli altri maschi. Per esempio, sono loro i più contrari a trasformare gli animali selvatici in domestici o a tenerli negli zoo. Ciò lo si deve al fatto che l'Islam è stata la prima religione ad aver tematizzato il concetto di tutela degli animali.

D - La manifesta zoofilia dei musulmani si rivolge solo agli animali selvatici?
R - Anche gli animali domestici sono tenuti in gran conto dai musulmani intevistati. Per esempio, essi credono, più dei cristiani o degli ebrei, che gli animali siano capaci di provare sentimenti e di ragionare. Inoltre, ritengono i gatti ancora più meritevoli d'amore dei cani. Ne consegue che i musulmani da noi interpellati siano stati i più contrari all'idea che cani e gatti possano essere mangiati.

D - I cinesi però la pensano in altro modo?
R - In Cina i cani vengono mangiati solo in certe regioni, non in tutto il territorio. A Pechino abbiamo incontrato persone che, alla stregua dei nostri interlocutori di altri Paesi, trovano inaccettabile che si mangino cani e gatti. Da questo punto di vista il mondo appare sorprendentemente unitario.

D - Da dove deriva il rifiuto mondiale della carne di cane?
R - I benefici offerti dall'allevamento di animali domestici è storicamente ancorato a molte culture e religioni. Il cane è stato sempre usato come animale da lavoro, da guardia, d'accompagnamento. Il gatto compare nell'islamismo in quanto animale di compagnia del Profeta Maometto, che per questo viene definito anche il Padre del micino. Gli stretti legami con gli animali creano rispetto e impediscono che queste specie siano viste come bestie da macello.

D - Ma il rispetto per gli animali non è legato anche al benessere di una società?
R - Si potrebbe pensare che in un Paese povero gli animali siano trattati peggio. Ma esattamente il contrario l'ho potuto constatare nel Chennai indiano. In quella zona la gente oggi ha un atteggiamento verso i cani randagi che va dall'amichevole al neutrale, come dimostra il nostro studio. Un tempo era diverso; i cani randagi venivano scacciati immediatamente. Il mutamento dipende dal fatto che da cinque anni nel Chennai i cani randagi sono vaccinati contro la rabbia, e la popolazione non li considera più una minaccia. Ben diversa la situazione nell'agiata Svizzera. Un cane senza guinzaglio o vagabondo suscita subito un istinto aggressivo. Da un po' di tempo questa società si divide tra nemici e amici dei cani. L'uomo ha convissuto per 15000 anni col cane senza problemi. Ma ora sembra che non ne siamo più capaci. Forse Chennai in India potrebbe servire da modello. Ci dimostra che è possibile cambiare atteggiamento verso l'animale.

La ricerca

Per oltre quattro anni Dennis C.Turner e la sua équipe hanno studiato, in giro per il mondo, l'atteggiamento delle persone verso gli animali. Hanno interpellato 6186 persone e osservato le reazioni della gente nei confronti di 712 tra gatti e cani in Inghilterra, Giordania e India.

(articolo tradotto dal quotidiano Neue Zuercher Zeitung del 26-09-2010)
 
 
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