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Le numerosissime vittime della guerra alla droga in UK
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Articolo di Redazione
13 ottobre 2019 18:21
 
 "Invece della guerra alla povertà, hanno ottenuto una guerra alla droga in modo che la polizia possa darmi fastidio."
—Tupac Shakur

È tempo di un confronto di buon livello sulla razzializzazione delle politiche antidroga. Le minoranze etniche e razziali vengono incarcerate, sorvegliate, colpite e uccise a ritmi crescenti in tutto il mondo. The UN Working Group of Experts on People of African Descent (gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sugli esperti di discendenza africana) ha chiesto che le leggi sulla droga siano modificate alla luce dell'ingiustizia razziale. Le ragioni di questa ingiustizia non si riferiscono d uno specifico problema con queste comunità, ma a problemi con i sistemi di giustizia penale che le puniscono in modo sproporzionato. In pratica, la guerra alla droga è stata progettata appositamente per questo scopo.
Il primo passo per cercare di affrontare questa sfida è che i Paesi raccolgano dati sui crimini connessi alla droga; è particolarmente necessario avere nozione dei dati (su razza, etnia, genere, nazionalità, ecc.) di coloro che sono stati arrestati e perseguiti per tali reati. La raccolta di dati approssimati può rappresentare gravi carenze e distorcere la comprensione di ciò che sta realmente accadendo nei Paesi dove le conseguenze comportano diversi problemi.
Consideriamo il caso del Portogallo, un Paese stimato per aver guidato il mondo nella progressiva riforma della politica sulle droghe. Come mostra uno studio del 2016, c'è una netta differenza tra il numero di uomini e donne incarcerati per reati di droga in Portogallo; le donne costituiscono il 76 percento del numero totale di persone incarcerate per reati di droga, mentre gli uomini sono il 40 percento. Per inquadrare queste cifre nell’attuale contesto di questo Paese, la disparità tra donne e uomini nel 2005 era dal 60% al 25%; nel 2000 dal 47% al 19%.
Perché il numero di donne incarcerate con l'accusa di droga era salito così tanto?
Lo studio ha dimostrato che l'aumento è stato parzialmente dovuto al numero di persone straniere incarcerate per droga, aumentate dall'11% nel 2000 al 32% nel 2009. Molte di queste donne erano detenute per trasporto di droghe all’interno del Paese, ma alcune di loro erano straniere residenti in Portogallo senza status giuridico. Molte erano state accolte nel Paese provenendo da ex colonie portoghesi, con un movimento di popolazioni che ricordava la generazione Windrush nel Regno Unito. Le donne del Capo Verde, ad esempio, tendono a parlare creolo capoverdiano e potrebbero non essere in grado di comunicare con la maggioranza di lingua portoghese nel loro nuovo Paese, con la conseguenza di unacerta esclusione sociale. Lottando per sostenersi attraverso il lavoro legale, alcune si rivolgono alle micro-tratte per cercare di avere denaro più velocemente e facilmente.
Il Portogallo è a malapena l'unico Paese che non riesce a raccogliere dati su razza ed etnia; la raccolta dei dati è lenta anche in Francia e in Canada. Sebbene ciò sia problematico lì dove viene fatta, la questione diventa particolarmente dannoso nei Paesi ex-coloniali dove si deve avere a che fare conh un significativo afflusso di immigrati.
Per secoli, i Paesi coloniali hanno usato differenze razziali ed etniche per collocare le persone in un ordine gerarchico soggiogato alla supremazia bianca. Molti di questi Paesi ora credono ingenuamente che i loro problemi socioeconomici andranno via se fingono che queste divisioni non esistano ancora. Tracciarle attraverso una rigorosa raccolta di dati è un passo importante per affrontare gli attuali problemi socioeconomici radicati nel passato coloniale ...
La raccolta dettagliata dei dati può anche aiutare a dissipare i miti nei Paesi storicamente coloniali. Ad esempio, gli Stati Uniti vengono spesso accusati di guidare le statistiche delle minoranze in carcere, ma sorprendentemente sembra che il Regno Unito arresti la gioventù nera in percentuali persino più alte rispetto agli Stati Uniti.
Secondo uno studio di Release del 2017, il 9% dei bianchi ha ammesso di aver consumato sostanze illecite rispetto al 5% dei neri. Eppure i neri nel Regno Unito hanno nove volte più probabilità dei bianchi di essere fermati e perseguiti per droga, e 14 volte più probabilità di essere arrestati e finire nel sistema giudiziario penale.
Recentemente, The Guardian ha fatto sapere che queste disparità di recente sono molto peggiorate, e non solo per le droghe. Le ricerche della “Section 60 of the Criminal Justice and Public Order Act 1994” sono tutte indagini che vengono fatte senza che necessariamente ci sia un ragionevole sospetto. Nell'anno precedente a marzo 2018, i neri in Inghilterra e Galles, esclusa Londra, avevano 26 volte più probabilità di essere fermati; nei 12 mesi precedenti, avevano solo sei volte più probabilità di essere fermati. A Londra, i neri avevano una probabilità 12 volte maggiore di essere fermati, rispetto a quattro volte l'anno precedente. Dati combinati per Inghilterra e Galles mostrano che i neri avevano 40 volte più probabilità di essere fermati, rispetto a 14 volte nel 2017.
Sajid Javid, all’epoca ministro britannico dell’Interno, ha rafforzato la Section 60, rendendo più facile per gli agenti la perquisizione di persone in zone considerate particolarmente violente. Il modo in cui gli ufficiali hanno interpretato questa politica suggerisce che secondo loro i giovani maschi neri abbiano maggiori probabilità di commettere atti di violenza rispetto ad altri gruppi. Questa politica è stata rafforzata dal nuovo ministro all’Interno Priti Patel che, oltre a rendere più semplici indagini e arresti, ha anche indicato di usare tolleranza zero per il possesso di cannabis. Un doppio problema per le comunità nere, asiatiche e di altre minoranze, già ingiustamente stigmatizzate per violenza e droga.
Ci sono molte possibili spiegazioni del perché si verificano queste disparità. Ciò che è sintomatico è il fatto che ne abbiamo contezza perché qualcuno raccoglie questi dati.
Le società occidentali sostengono i principi dell'egualitarismo, dei valori illuministi, dell'apertura e dello stato di diritto. Andare oltre questi principi verso società veramente giuste richiede una notevole ricerca e una raccolta di dati che possa facilitare l'autovalutazione. Capire dove abbiamo sbagliato collettivamente è il primo passo per affrontare questi abusi.

(articolo di Mame Bougouma Diene - responsabile del programma per l'Africa del Open Society Global Drug Policy Program - e Simon Woolley - advisoy board del Global Drug Policy Program - pubblicato su “Open society Foundations del 08/10/2019)
 
 
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