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La prima Sindaca del Comune di Tunisi
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Articolo di Redazione
8 luglio 2018 14:59
 
 Souad Abderrahim coltiva la sua eleganza, nell’abbigliamento, capelli curati, leggermente truccata e senza velo. Questo mercoledì 4 luglio, non deroga alla sua regola. Al balcone del Comune di Tunisi, vestita con una elegante camicie color crema, saluta la folla con sobrietà, mantenendo la sua emozione. E per questo: Souad Abderrahim è stata eletta Sindaco di Tunisi. E’ la prima donna ad occupare questo posto dopo la creazione della municipalità nel 1858. Prima personalità, anche, che non proviene dall’aristocrazia tunisina, tradizionalmente fornitrice di edili per il Comune. Infine, è la prima volta che il partito islamico Ennahda è alla guida della capitale tunisina.
La nuova “scieicca” della città è nata 53 anni fa a Sfax (est) in una famiglia di classe media. Seconda di sette figli, E‘ la figlia di un funzionario attualmente in pensione e di una madre casalinga, entrambi originari della regione di Métouia, nel sud.
Farmacista, madre di due bambini, vive oggi in un quartiere residenziale di Tunisi.
Indipendenza ambigua
La figura di Souad Abderrahim dovrebbe presentare un’immagine moderna del partito Ennahda, rassicurando le frange meno conservatrici della capitale e i partner occidentali. Essa non è una semplice vetrina allestita per la circostanza. Souad Abderrahim è attiva nella sfera di questa tendenza politica da più di trenta anni, rivendicando gelosamente la propria “indipendenza”: “Io non sono mai stata inquadrata in qualche partito, né al Movimento di tendenza islamica, né a Ennahda”, sottolinea all’indomani della sua vittoria. Una indipendenza ambigua. Essa fa parte dell’ufficio politico di Ennahdha dal 2016, data del secondo congresso che ha deciso la partecipazione dei “non inseriti” a questo livello di consultazione elettorale.
La politica, la nostra Sindaca, l’ha scoperta prima della rivoluzione del 2011. “Non è all’interno della mia famiglia che mi sono politicizzata”, confida. E’ al liceo, agli inizi degli anni 1980, che assiste agli scontri sanguinosi tra gli islamici e la sinistra nell’Università di Manouba, nella periferia di Tunisi. “Non ho mai accettato questa opposizione all’interno del movimento sindacale, il cui nemico principale era la dittatura”, ricorda. Qualche anno dopo, eletta nel consiglio scientifico della facoltà di farmacia, nel momento in cui il sindacato studenti di sinistra è in crisi, assiste, in quanto rappresentante degli studenti, nel 1985, alla creazione dell’Unione generale tunisina degli studenti (UGTE), dominata dagli islamici. Lei vi aderisce rammaricandosi della scissione del movimento sindacale.
Dopo l’interdizione della UGTE da parte di Ben Ali nel 1991, lei fonda l’Associazione degli ex del sindacato. Consegue la sua laurea di farmacia l‘anno successivo ed entra in una società di vendita di farmaci all’ingrosso, prima di fondare la sua, nel 2002. Attività che la legge le impone di abbandonate per poter guidare la municipalità.
Traversata del deserto
Dopo la caduta di ben Ali a gennaio del 2011, diviene rappresentante designata da Ennahda per formare l’Assemblea costituente di ottobre, nella quale presiede la commissione dei diritti e delle libertà facendo riferimento alla linea del partito. Dopo il 2014, il partito la snobba per le legislative del 2014 preferendogli il vice-presidente di Ennahda, Abdelfattah Mourou. Comincia per lei una traversata del deserto che la farà esitare nel prendere la sua tessera in quel partito o a fondarne un altro.
Sollecitata di nuovo nel 2018 da Ennahda per essere capolista alle comunali, è ormai una donna agguerrita alle tecniche della comunicazione che si presenta al Comune di Tunisi. Durante la campagna, si impegna molto a mostrare i suoi buoni rapporti con il suo principale concorrente, Kamel Idir, capolista di Nidaa Tournès. Kamel idir, 66 anni, anche lui farmacista, in una conversazione ricorda di “conoscere bene Souad e da lungo tempo” per essere stato “suo professore alla facoltà”. Non parla mai male di lei, si mostra ben disposto nei suoi riguardi, ma critica volentieri “il modello di società islamica” che lei rappresenta.
Lo scorso martedì 3 luglio, poco dopo avere indossato la sciarpa rossa e bianca di edile coi colori della bandiera tunisina, ha fatto appello al consenso e alla collaborazione di tutti. La sua vittoria, che ha dedicato “a tutte le donne del mio Paese, a tutta la gioventù e alla Tunisia”, potrebbe a prima vista essere considerata come un avanzamento nell’uguaglianza uomo-donna. Ma i suoi oppositori la considerano come un rischio, ricordando le sue proposte del novembre 2011 quando in un’intervista a Monte Carlo Doualiya, radio in lingua araba di France media Monde, aveva dichiarato che “le madri single sono un’infamia”. Aveva chiesto scusa alcuni giorni dopo, ma questa uscita riemerge di come lei appare in ambito pubblico.
"Un evento importante che rompe i tabù"
Dopo la pubblicazione del rapporto della Commissione delle libertà e dell’uguaglianza (Colibe) a giugno, la Tunisia è attraversata da un dibattito furioso sull'uguaglianza uomo-donna nell’eredità, la depenalizzazione dell'omosessualità e l'abbandono dello status di capo della famiglia attribuito all'uomo. Questioni sociali che vedono da parti opposte i conservatori e i progressisti, dove questi ultimi spingono per una cambiamento legislativo.
La nuova Sindaca ritiene che in termini di eredità, “la scelta debba essere lasciata ai cittadini, come nel caos della separazione o della condivisione dei beni in un matrimonio”. Una posizione conforme a quella del partito Ennahd. Così come per l’aborto, anche se il presidente del partito islamico Rached Ghannouchi si è mostrato ambiguo sostenendo che l’interruzione di gravidanza sia “un’aggressione contro la vita”, ma che comunque sia possibile praticarla “prima della formazione del feto”. Souad Abderrahim sostiene apertamente che questa questione fa parte “della libertà di ognuno”. Cosa che fa dire a Bochra Belhaj Hamida, la presidente di Colibe, che la sua elezione è “un fatto importante che rompe i tabù”, anche se lei avrebbe preferito che fosse stata una donna o un uomo “femminista” a diventare Sindaco di Tunisi.
Il giorno dopo la sua vittoria, Souad Abderrahim ci ha tenuto a riaffermare la sua dedizione all’arte del compromesso: “Dopo l’università io sono per l’accordo delle forze presenti. Io resto indipendente e farò partecipare tutte le tendenze politiche presenti in consiglio comunale di Tunisi”. Stessa cosa verso il partito islamico: “Abdelhamid Jellassi, un dirigente di Ennahda, sostiene che “è una indipendente che resterà autonoma rispetto al partito nella gestione della municipalità”. Quando le si chiedono i motivi del suo “non-inquadramento”, Souad Abderrahim in genere evita la domanda. La sua missione al Comune è una questione “locale” e “legata al territorio”, dice. Una indipendenza che sarà messa a confronto nei rapporti di forza all’interno del consiglio comunale.

(articolo di Mohamed Haddad, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 07/07/2018)
 
 
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