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Salmone transgenico commercializzato in Canada
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Articolo di Redazione
14 agosto 2017 13:15
 
 I supermercati canadesi sono diventati i primi nel mondo a commercializzare un animale geneticamente modificato destinato al consumo umano. L’azienda americana AquaBounty Techonology ha annunciato lo scorso 4 agosto di aver distribuito 4,5 tonnellate di salmone transgenico nei negozi canadesi nel corso di quest’anno. “La vendita e le discussioni con i potenziali acquienti dimostrano chiaramente che i clienti vogliono il nostro pesce e siamo impazienti di aumentare la nostra capacita’ di produzione per espandere la domanda”, ha detto Ronald Stotish, a.d. di questa societa' con sede a Maynard, in Massachusetts.
Sviluppato da un’équipe scientifica nel 1982, questo pesce della specie Salmo salar (salmone dell’Atlantico) e’ stato concepito per svilupparsi piu’ velocemente rispetto ai salmoni “tradizionali”. Denominato “AquaAdbantage” dall’azienda, puo' raggiungere la sua dimensione alla fine di 16/18 mesi, invece dei 30 mesi per un salmone dell’Atlantico non modificato. Acquisisce questa proprieta’ grazie all’introduzione del suo genoma di un gene codice che produce un ormone di crescita che proviene dal salmone tipico del Pacifico. Secondo la societa’, ha bisogno del 75% di cibo in meno rispetto ai suoi simili non modificati per poter raggiungere la sua dimensione, riducendo quindi del 25% il suo contributo all’inquinamento da carbone.
Pressione sui distributori
Ma prima di riuscire ad avere successo dei supermerati -e nei piatti- questo salmone di tipo OGM ha dovuto ottenere l’avvallo delle autorita’. Dopo 25 anni di attesa, AquaBounty ha finalmente ottenuto, a maggio del 2016, il via libera da parte del ministero canadese della Sanita’ e dell’Agenzia di ispezione sugli alimenti. Dopo quattro anni di test, le autorita’ hanno concluso che era anche sicuro e nutritivo rispetto al suo equivalente non modificato.
Il ministro canadese dell’agricoltura, Lawrence MacAulay, aveva manifestato la sua fiducia nel prodotto, affermando di essere pronto a mangiarne, e ricordando che gia’ numerosi cereali consumati in Canada sono geneticamente modificati.
Ma, da parte loro, ecologisti e associazioni di protezione dei consumatori denunciano il fatto che questi salmni transgenici non siano etichettati come tali. In effetti, la regolamentazione canadese impone una etichettatura di questi prodotti unicamente se gli stessi rappresentano un rischio, come per esempio la presenza di un allergene. Solo le caratteristiche nutritive e le norme di sicurezza lungo tutta la catena di produzione o di allevamento, sono solo prese in considerazione.
Queste associazioni stanno tentando di convincere i grandi distributori a non commercializzare questo pesce. Alcuni canali, tra cui Sobeys, Loblaws e il gigante nordamericano di vendita all’ingrosso, Costco, hanno gia’ fatto sapere che non impegneranno nella vendita
Rischio per le popolazioni selvagge
Solo in Canada questo tipo di prodotto sta ponendo problemi. In Usa, AquaBounty Techonology ha ottenuto il via libera dalla Food and Drugs Administration (FDA), l’agenzia che si occupa di alimenti, a novembre del 2015. ma due mesi dopo, la FDA, sotto pressione ha fatto volta faccia ed ha proibito la vendita e l’importazione di salmone OGM fintanto che non ci saranno delle chiare etichette.
Oltre questa problema dell’etichettatura, gli ecologisti si dicono preoccupati anche er il rischio che questa nuova variet’ di salmone rappresenta per le popolazioni selvagge, se un individuo modificato verrebbe a ritrovarsi nella natura. AcquaBounty Techonology sotiene invece che i suoi pesci sono sterili e allevati in bacini ben delimitati. Le loro uova sono prodotte in un centro di pescicoltura sull’isola del principe Edoardo, sulla costa est del Canada, ma sono in seguito allevati a Panama.
Infine, l’amministratore della societa’ fa presenti i vantaggi che i salmoni transgenici avrebbero sul piano economico: “I pesci geneticamente modificati sono attrattivi, perche’ possono essere allevati vicino alle zone metropolitane piuttosto che essere trasportati dall’estero, facendo ritornare di conseguenza posti di lavoro agli Usa e al Canada”, ha spiegato sulla rivista Nature.

(articolo di Olivier Mougeot, corrispondente dal Québec, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 14/08/2017)
 
 
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