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Turchia. Le madri del sabato
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Articolo di Redazione
7 settembre 2018 17:53
 
 Le autorità turche tornano a far sparire padri, figli, mariti.
Il cantautore Ahmet Kaya, morto in esilio, cantava negli anni Novanta: “Due poliziotti mi affiancano/ le mie mani nelle manette/ madre, trovami”. Era la canzone dello “scomparso” arrestato, la canzone di tutti coloro che venivano mandati a prendere nella station wagon della Renault. Negli anni Novanta la Renault 12 (bianca), commercializzata in Turchia col nome di “Toros”, era in circolazione specialmente nelle città curde. Poliziotti in borghese rapivano in questa macchina noti oppositori. Subito dopo se ne ritrovavano i cadaveri, i corpi segnati da brutali torture. Oppure, semplicemente, di queste persone non si sentiva più parlare.
Come le madri di Plaza de Mayo in Argentina, che cercavano i figli rapiti dalla giunta, dal 1995 i parenti degli scomparsi si riuniscono nella piazza Galatasaray di Istanbul. Sono le “madri del sabato”. Chiedono una tomba, su cui poter pregare, e che gli assassini dei loro padri, figli, mariti siano consegnati alla giustizia. Invece di esaudire le loro richieste, si è proceduto contro di loro con divieti, botte e arresti. Ma esse si sono difese e continuano a riunirsi sulla piazza come una famiglia in crescita, il prossimo sabato [25 agosto] per la 700.a volta.
Tre anni fa il primo ministro turco ebbe a dire: “Se noi cadiamo, torneranno le Toros bianche”. Lo AKP [partito di Erdogan] non è caduto, le “Toros bianche” sono state soppiantate dai “trasporti neri”*. Di nuovo la Turchia sente storie di persone rapite in pieno giorno. Inoltre anche all’estero vengono rapiti i dissidenti, che dopo “scompaiono”. Dove non c’è il diritto, cambiano modelli di auto e colori. Ma il metodo della repressione resta purtroppo lo stesso.

* Riferimento ai “trasporti neri” verso le camere a gas dei campi nazisti.

(Articolo di Can Dündar da “Die Zeit” n. 35 del 22 agosto 2018)
 
 
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