Il procuratore generale, Abdel Meguid Mahmoud, ha ordinato, lo scorso mercoledi' 7 novembre, il divieto della pornografia su Internet in tutto il Paese, dopo una prima decisione gia' presa in merito ma che non era mai stata applicata.
Secondo il quotidiano Al-Ahram questo ordine e' stato indirizzato la ministero degli Interni, delle Telecomunicazioni e dell'Informazione, perche' prendano “provvedimenti per bloccare tutte le fotografie o scene pornografiche su Internet”. Un tribunale amministrativo aveva emesso un simile ordine nel 2009, giudicando come la pornografia online “rovina i valori morali”.
Subito dopo questo annuncio, sono stati numerosi gli interventi nella rete sociale contro queste misure. L'impatto di questa decisione e' potenzialmente grande. L'Egitto e' uno dei Paesi che ha il piu' alto numero di internauti di tutta la regione. Su poco piu' di 80 milioni di abitanti, una trentina si connette regolarmente ad Internet, secondo il il sito Internet World States.
Le associazioni di difesa della vita privata in linea evidenziano le difficolta' per porre in essere questo dispositivo. L'Electronic Frontier Foundation (EFF) stima che l'Egitto potrebbe ispirarsi alle tecniche utilizzate in Pakistan “che esclude regolarmente centinaia di migliaia di siti pornografici”.
L'altro metodo sarebbe di ispirarsi alla Tunisia. A giugno del 2011, l'Agenzia tunisina di Internet aveva deciso di applicare una direttiva di giustizia in merito. Secondo l'EFF il filtro sui contenuti pornografici online non sarebbe che la prima tappa verso la censura dei contenuti politici o verso restrizioni sulla liberta' d'espressione.
Prima della messa in opera di questo dispositivo, il sito Open Net Initiative non aveva rilevato, nel 2009, prove concrete di filtri sotto l'era Mubarak. Dopo alcune contestazioni senza precedenti in trenta anni di potere, Hosni Mubarak aveva deciso la copertura forzata, durante diversi giorni, dell'accesso alla rete delle reti.