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 ITALIA - ITALIA - Libertà sul Web, Google e Tribunale Milano ricorrono in appello su caso disabile
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Notizia 
13 luglio 2010 11:21
 
La Procura di Milano non 'molla' sulla vicenda Google, caso giudiziario dai risvolti internazionali che, lo scorso febbraio, aveva portato alla condanna per violazione della privacy di tre manager del motore di ricerca, accusati di non aver impedito che un video, che mostrava un minore disabile insultato e vessato dai compagni di scuola, fosse caricato in Rete.
Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Francesco Cajani hanno, infatti, presentato ricorso in appello per chiedere che i responsabili del famoso internet provider, i quali, secondo l'accusa non si adoperarono per togliere il filmato da Google Video (dove rimase per circa due mesi, nel 2006), vengano ritenuti colpevoli anche di diffamazione.
L'accusa era stata 'cancellata' dal giudice monocratico della quarta sezione penale, Oscar Magi, che, il 24 febbraio scorso, aveva inflitto 6 mesi di reclusione (pena sospesa) ai tre responsabili di Google, ma per la sola imputazione di violazione della privacy. Un quarto manager, imputato solo di diffamazione,era stato assolto. Una condanna, quella dei tre dirigenti, che aveva fatto il giro del mondo, arrivata al termine del primo processo in campo internazionale ai responsabili di un 'provider' di Internet per la pubblicazione di contenuti sul Web. Sentenza che era stata duramente criticata dall'ambasciata degli Usa a Roma e dalla stampa statunitense che aveva parlato di 'regalo' a regimi come quello iraniano e cinese, contrari all'internet libero.
Il web, aveva spiegato, invece, il giudice nelle motivazioni della sentenza, non puo' essere una 'sconfinata prateria' dove'tutto e' permesso'. E Google, secondo il giudice, quando consente agli utenti di caricare video in Rete, non puo' 'nascondere' le informazioni per il rispetto della privacy,soprattutto perche' svolge un'attivita' con un 'fine di profitto'. Secondo Magi, pero', riconoscere la diffamazione a carico degli imputati, come avevano chiesto i pm, avrebbe significato caricare l'internet provider del peso di 'un obbligo preventivo di controllo sui dati immessi'. L'obbligo del provider 'di impedire l'evento diffamatorio - aveva scritto - imporrebbe' un 'filtro preventivo su tutti i dati immessi ogni secondo sulla rete, causandone l'immediata impossibilita'di funzionamento'.
I pm chiedono ora che la diffamazione venga riconosciuta in appello. E, a quanto si e' appreso, uno dei due potrebbe chiedere di essere applicato per seguire il processo di secondo grado, che potrebbe essere messo in calendario all'inizio del 2011. Hanno presentato appello, come era ovvio, anche i legali degli imputati, gli avvocati Giuliano Pisapia e Giuseppe Vaciago, per chiedere l'assoluzione. Per Google in questo processo e' in gioco 'la liberta' di espressione sul web in Italia e difenderemo con decisione i nostri colleghi in appello'. Oggi, contro le aziende del web, tra cui Google, si e' scagliata anche la ministra tedesca per la Tutela dei consumatori, Ilse Aigner, che ha chiesto un codice di condotta per le societa' Internet, in modo da evitare che il cyberspazio diventi la 'gogna del XXI secolo'. (Ansa)

'Continuiamo a ritenere che questo processo sia molto importante per la liberta' di espressione sul web in Italia e difenderemo con decisione i nostri colleghi in appello'. Cosi' i responsabili di Google spiegano, con un comunicato, la decisione di ricorrere in appello.
I legali dei manager di Google, gli avvocati Giuliano Pisapia e Giuseppe Vaciago, hanno presentato i motivi d'appello per chiedere l'assoluzione, mentre la Procura di Milano ha fatto ricorso per chiedere la condanna anche per l'accusa di diffamazione, 'cancellata' dal giudice in primo grado. Secondo Google, questo processo e' 'molto importante per la liberta' di espressione sul web in Italia'.
 
 
 
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