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Comunicato 
2 giugno 1999 0:00
 
distruggerle perche' e' impossibile riformarle.

Un editoriale sulla prima pagina della cronaca fiorentina de La Nazione del 2 giugno 1999, a firma del suo caporedattore, ha affrontato il tema del disservizio postale.
Riportiamo l'editoriale e il successivo nostro intervento

Lettere "lumaca"
Il silenzio delle Poste non e' d'oro
di Francesco Matteini Il silenzio e' d'oro devono aver pensato alla direzione delle Poste di Firenze.
Sabato scorso La Nazione ha pubblicato un'inchiesta nella quale si dimostrava che diciotto lettere inviate da varie zone della citta' allo stesso indirizzo arrivano in tempi diversi: il giorno dopo, le piu' rapide; una settimana dopo, le piu' "lumacone". Un risultato per certi versi sconcertante se messo di fronte alle tante campagne pubblicitarie che le Poste hanno fatto, anche recentemente, per lanciare nuove iniziative di consegna superveloce e super affidabile. Evidentemente si punta piu' sui "servizi speciali" che su quelli ordinari. La consegna della normale corrispondenza, quella che appesantisce le borse dei postini che girano la citta', puo' essere lasciata al caso. E se qualcuno solleva il problema, alla direzione delle Poste si pensa che la miglior risposta, per un'azienda che si vorrebbe proiettata nel futuro, sia il vecchio metodo del silenzio. Che in questo caso non e' d'oro ma puzza solo di omerta'.
Come mai le Poste non hanno sentito il dovere di rispondere, non alla Nazione, per carita', ma alle decine di migliaia di lettori che hanno potuto constatare dai nostri dati la singolare cadenza di arrivo della corrispondenza?
Oppure si ritiene che chi paga solo 800 lire per affrancare una lettera non abbia il diritto di pretendere un servizio efficiente?
Invece noi pensiamo che la serieta' e l'affidabilita' di una qualche azienda, come certamente sono le Poste, passi anche da un corretto rapporto con l'opinione pubblica sia quella che invia plichi oltre Oceano sia quella che spedisce lettere e cartoline ad amici e parenti dietro casa. Se viene denunciato un disservizio sarebbe buona regola rispondere spiegando perche' e' accaduto e, magari, cercando di provvedere perche' non si ripeta.
Bisogna ammettere che passi in avanti, in questo senso, da parte di alcuni settori della pubblica amministrazione sono stati fatti. Le Poste, almeno a Firenze, sembra invece siano rimaste al palo.
Pero' ci viene un dubbio: non ci avranno mica inviato una risposta per posta?

E ora l'intervento nostro.
Leggo il corsivo pubblicato nella prima pagina della cronaca, e mi sento stimolato per inviare le mie considerazioni, anche relativamente ad alcune vicende in corso.
Qualche mese fa l'Aduc aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Firenze perche' le Poste non avevano consegnato a domicilio una raccomandata in cui, chi doveva riceverla, veniva chiamato per un concorso universitario. L'avviso di raccomandata fu messo in cassetta con molto ritardo e la malcapitata non pote' partecipare al concorso. Dopo alcune settimane siamo andati a chiedere alla Procura che cosa succedeva, e ci hanno detto che era archiviata in quanto non si sarebbe potuto trovare il responsabile della non-consegna.
Incredibile, ma vero. Su un'abitazione di cui si indicano le coordinate precise, la Procura non e' in grado di ordinare un'indagine per sapere chi era il postino che quel giorno ha scritto su verbale di servizio che in quella casa non c'era nessuno, mentre a noi risulta il contrario.
Questa e' la giustizia? Queste sono le Poste? Si', e' cosi, e certamente se non esiste un magistrato che di fronte a fatti precisi e circostanziati si senta stimolato ad andare contro le Poste, e' facile intuire che le Poste continueranno cosi' come sono.
Quello che e' successo alle vostre lettere spedite e consegnate in tempi diversi, cosi' come i fatti di cui sopra e' quotidianita' a cui non si puo' porre rimedio chiedendo alle Poste, e neanche alla magistratura. Evitiamo di costruirci sopra teorie e collegamenti, ma non possiamo non registrare i fatti.
All'Aduc, per le Poste, ma non solo, siamo arrivati ad una conclusione: non c'e' rimedio, perche' chi e' arrogante in situazione di monopolio, non puo' essere interlocutore, ma solo avversario. Quindi invitiamo a servirsi sempre meno di questo disservizio, anche perche', per fortuna, ci sono molte valide alternative. Ma non demordiamo, perche' le Poste, cosi' come sono, sono un pericolo pubblico e percio' vanno distrutte; non e' possibile riformarle. La stirpe di amministratori che si sussegue non ha mai mostrato preoccupazione per il servizio e per gli utenti, ma solo per la sua pax sindacale e per garantirsi il foraggiamento dello Stato onde colmare le incapacita' gestionali.
Ogni tanto ci raccontano che stanno migliorando il servizio, ma non e' mai vero. Il fatto stesso che le innovazioni tecnologiche che facilitano i sistemi di pagamento sono estranee alle Poste dopo decenni dalla loro comparsa sul mercato, la dice lunga.
Che fare? Aspettarli al varco, quando scadranno i termini per l'apertura obbligatoria del mercato, e denunciarli alle autorita' comunitarie per inadempienza e truffa. Le autorita' che a Bruxelles sovrintendono alla liberalizzazione del mercato, per il momento, non
 
 
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