DALLE PAROLE AI FATTI, PER FAVORE Firenze, 9 Settembre 2000. Il nuovo tormentone del dopo-vacanze, e' il bonus-fiscale, che, chissa' perche' si deve chiamare in questo modo e non, per esempio, riduzione delle tasse.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Un motivo c'e', ed e' quello del paternalismo buonista che il Governo vorrebbe dominasse in questo generoso atto di concessione del bonus. Ma c'e' qualcuno che ci crede? Anche quando non abbiamo avuto bonus, ma una banale riduzione delle tasse, e' noto che il recupero di queste minori entrate e' stato fatto ad altri livelli: l'aumento dei prezzi al consumo (e il proporzionale aumento delle percentuali di tasse, dirette e indirette), e l'aumento della fiscalita' comunale e regionale.
Inoltre, sentire parlare di bonus da parte di chi non sa come fare per il rientro del debito pubblico, fa diventare la situazione anche paradossale.
Come sempre, la politica e' usata non come arte maieutica del confronto, ma come paletta per raccattare consensi e posizioni di potere.
Questo e' quello che abbiamo davanti agli occhi, che saremmo disposti a considerare in modo diverso solo in presenza di atti precisi. Perche', per esempio, per le tasse sulla benzina (che sono il 67% del prezzo finale), invece delle concessione temporanea di riduzione di 50 lire, non si taglia la percentuale di accisa, cosi' come, per esempio, ha fatto ieri il Governo finlandese, con quasi il 20% in meno? Perche' non si eliminano tutti i ticket sanitari, e perche' si aboliscono solo i farmaci di fascia B (semigratuiti) e non si rivedono tutto i farmaci che invece sono integralmente pagati dagli assistiti obbligati del SSN, come la recente pillola antifumo? Perche' non si elimina il bollo auto, recuperando i soldi dalla chiusura del PRA (Pubblico Registro Automobilsitico) che svolge una funzione doppione rispetto alla Motorizzazione, e che e' la disperazione continua di tutti gli automobilisti?