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CAMPAGNE E CACCIATORI
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Comunicato 
2 settembre 2000 0:00
 


SI PUO' EVITARE CHE DIVENGANO PROPRIETA' ESCLUSIVA DEI CACCIATORI

Firenze, 2 Settembre 2000. In questi giorni di apertura della caccia le amministrazioni divulgano i vari regolamenti, con al centro il diritto di caccia e, di conseguenza, dei cacciatori a praticare quello che chiamano sport.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Nelle campagne, oltre ai cacciatori, ci sono persone che non vogliono essere coinvolte in questa attivita', e che, in modo particolare, non gradiscono che qualcuno -solo perche' vestito di fustagno, con un fucile in mano e un cane che gli scodinzola intorno- abbia il diritto di transitare nella sua proprieta', disseminandola di pallini di piombo e involucri di cartucce, incurante di quella tranquillita' che chi vive in campagna ha come priorita': certo, come dice la legge, basterebbe recintare la proprieta' con una barriera di almeno due metri di altezza, e tutto sarebbe risolto, ma perche' bisogna essere obbligati a queste spese e a questa manutenzione solo per far valere un proprio diritto sancito da tutte le leggi, quello della proprieta'? Forse perche' e' meno importante del diritto di caccia? Stante la legge, sembrerebbe di si', ma per noi tutti i diritti sono uguali, e diventano violenza quando per affermarsi -come in questo caso- devono limitarne un altro.
Ma non tutto e' perduto. La Corte europea dei Diritti dell'Uomo, che ha sede a Strasburgo, il 29 aprile del 1999 ha dato ragione ad una dozzina di piccoli proprietari terrieri del centro della Francia che, dal 1994, vi avevano fatto ricorso contro il diritto di caccia -sancito dalla legge Verdeille- anche nelle proprieta' private non recintate. La legge francese "viola in piu' punti il diritto fondamentale alla proprieta' privata" …. "obbligando chi non e' favorevole alla caccia a sopportare sulle sue proprieta' la presenza di uomini armati e cani da caccia".
Forti di questa sentenza si puo' agire anche in Italia. La Corte di Strasburgo e' autorevole e le sue sentenze sono prese in notevole considerazione anche dalla giustizia italiana. Tra l'altro in Italia la Cassazione stabilisce che le sentenze di Strasburgo non sono solo un esempio a cui fare riferimento per un nuovo ricorso alla stessa Corte europea, ma sono direttamente invocabili di fronte alla magistratura italiana: per cui un ricorso alla magistratura italiana, pur in presenza di una legge che dice il contrario (come quella francese, del resto), non sarebbe campato in aria.
 
 
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