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DISEGNO DI LEGGE SULL'EDITORIA
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Comunicato 
15 marzo 2000 0:00
 


IL GOVERNO CONTINUA AD INVADERE IL POTERE LEGISLATIVO DEL PARLAMENTO E CI PROPONE UN INGABBIAMENTO PER LA NUOVA EDITORIA E CONTRIBUTI PER I SOLITI CHE, USCENDO DALLA PORTA, SI FANNO RIENTRARE DALLA FINESTRA.

Firenze, 15 Marzo 2000. Il Governo ha presentato il suo disegno di legge sull'editoria, aggiornando la vecchia legge n.416.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
L'attivita' legislativa del Governo e' una delle principali rispetto a quella che la Costituzione gli affida. I disegni di legge, da straordinari, sono pratica ordinaria. Se tanta attivita', risorse ed energie fossero utilizzate per governare l'esistente, probabilmente ne trarremmo tutti piu' vantaggi, ma l'invasione della funzione del Parlamento legislatore, e' abitudine che farebbe stupire del contrario anche l'osservatore piu' attento. Noi no, ovviamente, e ci teniamo a rimarcarlo, perche' la separazione dei poteri continua ad ispirarci fiducia per il funzionamento di una democrazia.
Fatta questa premessa, per il momento, ci teniamo a sottolineare due aspetti di questo DdL che ci sembrano pericolosi per i diritti e le liberta' di chi ne e' coinvolto, sia come attore che utente.
"La nuova definizione di prodotto editoriale per incentivare il passaggio alla multimedialita' degli editori di carta stampata". La prima tessera chiave su cui si basa questo DdL, allo stato dei fatti, puo' servire solo a creare nuove gabbie in cui limitare lo sviluppo e consentire l'occupazione da parte dei soliti noti. Si ignora volutamente il fatto che l'editoria multimediale sta conoscendo un'espansione proprio in virtu' dell'assenza di quelle regole che, invece, limitano la liberta' di stampa e di editoria all'esterno della Rete.
Migliaia di iniziative, se dovessero sottostare alle regole della carta stampata, non avrebbero possibilita' d'essere, sia in termini economici (contratti giornalistici obbligatori con livelli di retribuzione che di fatto impedirebbero l'avvio di qualunque nuova iniziativa se non per grandi gruppi editoriali), che di diritto (la legge che impone la registrazione delle testate da parte di un giornalista iscritto all'Ordine professionale). Un approccio identico a quello che il ministro dell'Industria sta proponendo con le New Economy: spostare in rete la Old Economy (in questo caso i grandi gruppi editoriali della carta stampata), con tutto il suo bagaglio di contributi pubblici, che di fatto, condizionando le imprese a pratiche servili per ottenerli, non modifica gli elementi che scatenano la nuova ricchezza: le liberta' di lavoro, contrattazione e consumi.
Inoltre ci sembra che i cosiddetti contributi a fondo perduto che si fanno uscire dalla porta, rientrano dalla finestra. Si tratta di quei contributi per la stampa di partito, su cui tutti si scandalizzano ma che -ognuno per sua parte o interesse- tranquillamente utilizza. Abbiamo l'impressione che il Governo abbia voluto calmare un po' gli animi diminuendo questi contributi (non abolirli, per carita', altrimenti chi glielo vota questo Ddl?), ma li fa rientrare attraverso i nuovi soggetti economici entranti sul treno assistenziale, le associazioni di consumatori, intendendo quelle che hanno scelto di far parte del Consiglio presso il ministero dell'Industria, per farsi controllare da chi dovrebbe essere controllato da loro, e che, non a caso, sono espressione dei sindacati Cgil, Cisl e Uil (Federconsumatori, Adiconsum e Adoc), dell'ambientalismo del ministero dell'Ambiente (Legambiente), della Lega delle Cooperative, con tutti gli annessi cespugli che, in queste occasioni di spartizione, non mancano mai.
Non troviamo altra spiegazione al fatto che una legge sull'editoria debba prevedere, in modo cosi' esplicito, i contributi per le associazioni dei consumatori: sono di moda, sono fresche, nessuno sa bene cosa siano e a quali dinamiche rispondano (perche' molti ignorano chi c'e' dietro a quelle ben insediate nei ministeri), per cui la proposta passa anche per lungimirante. Noi, dietro l'angolo, vediamo solo: "l'Unita' dei consumatori", "Il Foglio dei consumatori", "La Voce dei consumatori repubblicani", "l'Avanti dei consumatori", "Il Secolo dei consumatori d'Italia", e cosi' via: tutte aziende editoriali la cui solidita' economica imprenditoriale e' nota a tutti gli ufficiali giudiziari d'Italia.
 
 
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