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FOLLIE DELLA GIUSTIZIA.
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Comunicato 
20 maggio 1999 0:00
 
UN GIORNO IN PRETURA: UN PROCESSO SULLA LIBERTA' DI STAMPA AL PRESIDENTE DELL'ADUC SI TRASFORMA IN UNA PARODIA DELLA GIUSTIZIA SU SE' STESSA. UNA DENUNCIA PER ABUSO DI POTERI D'UFFICIO.

Firenze, 20 Maggio 1999. Ieri si e' tenuta la prima udienza di un processo in cui e' coinvolto il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, difeso dall'avv. Elisabetta Bavasso, imputato con altri per distribuzione di stampa clandestina: nel 1996 avevano distribuito un giornale il cui direttore non era iscritto all'ordine dei giornalisti: un'iniziativa di disobbedienza civile dei club Pannella, per evidenziare l'assurdita' di questa norma che limita la liberta' di stampa e di opinione.
Ma l'udienza e' diventata altro rispetto al previsto. Riportiamo la cronaca commentata dei fatti che, di per se' sono lo specchio di UN GIORNO IN PRETURA, e la parodia della giustizia su se' stessa. Gli imputati, convocati per le 9 di mattina, hanno aspettato fino a oltre le 14 perche' l'udienza cominciasse: dimostrazione dell'incapacita' dell'ufficio di gestire di tempi, fidando sul fatto che gli utenti sono ostaggi di questa loro incapacita'.
Alla richiesta di Radio Radicale di registrare il processo, cosi' come fa con decine di udienze in tutt'Italia, il Pretore, dr.sa Silvia Chiarantini, storcendo la bocca e guardando con sufficienza schifiltosa il foglio di richiesta spedito nei giorni precedenti, ha chiesto il parere del pubblico ministero che cosi' si e' espresso: "assolutamente contrario, perche' non c'e' alcuna legge che lo consenta". Dopodiche' il pretore ha cosi' dettato per la verbalizzazione: "non sussiste interesse sociale particolarmente rilevante, si tratta di questioni di diritto non facilmente comprensibili al'esterno". Una motivazione che, dando di imbecille a chiunque ascolti un processo (pubblico di quell'udienza compreso) , ha provocato la reazione del presidente dell'Aduc che rivolto al pm: "lei che non sa neanche di cosa sta parlando, perche' le leggi prevedono esplicitamente la possibilita' di registrazione, sara' soddisfatto cosi' nessuno potra' ascoltare la sua ignoranza" …. E il pretore lo ha espulso dall'aula.
Quindi il pretore ha accettato la registrazione da macchinari dell'ufficio, ma solo in alcune parti, cioe' quelle istruttorie (per esempio l'audizione di testimoni, escludendo invece tutte le parti di richiesta della difesa, dell'accusa, l'ammissione delle prove, la lettura delle ordinanze) che andavano trascritte a verbale sintetico. L'avvocato si e' opposta, chiedendo la registrazione integrale, per garantire la documentabilita' imparziale dell'udienza. Il Pretore ha rigettato la richiesta con atteggiamento molto ostile ("avvocato mi dica sulla base di quale legge fa l'istanza ", e l'avvocato "io faccio l'istanza, se lei non l'accoglie, sia lei a dirmi in base a quale legge la respinge"). Vista la compressione gravissima dei diritti della difesa, l'avvocato ha rilevato di non poter sviluppare una difesa adeguata dei suoi assistiti, e dopo una consultazione con questi ultimi, ha rinunciato alla difesa. Non trovando seduta stante un avvocato d'ufficio, l'udienza e' stata rinviata al pomeriggio, dove, riammesso anche in aula Vincenzo Donvito, il pretore ha verbalizzato di inoltrare gli atti all'ordine degli avvocati con riferimento all'abbandono della difesa. E qui e' cominciata la degenerazione grottesca: l'avvocato Bavasso, che aveva chiesto di verbalizzare una nota, se l'e' vista negare (la rinuncia alla difesa non era un abbandono come aveva verbalizzato il pretore, perche' l'aveva concordata con gli assistiti), che poi l'ha concesso ma facendo scrivere cose che non corrispondevano a quanto detto, cioe' che alla prima richiesta aveva negato la verbalizzazione. Alla fine si e' riusciti a far mettere a verbale solo che il giudice pretendeva di scrivere cose difformi da quelle dette dall'avvocato. Di fronte alle insistenze il pretore ha espulso l'avvocato dall'udienza, chiamando i carabinieri. L'avvocato ha abbandonato l'aula dicendo che "di carabinieri se bastava uno": frase prontamente verbalizzata dal pretore. L'udienza rinviata prontamente al prossimo gennaio, ha lasciato fuori una cosa importante: la richiesta di mettere a verbale l'invio degli atti alla Procura della Repubblica, con l'ausilio dei testimoni presenti per certificare l'abuso di esercizio dei poteri d'ufficio messo in atto con la negazione della verbalizzazione. Cosa che l'avvocato Elisabetta Bavasso e Vincenzo Donvito faranno,
 
 
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