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PNEUMATICI FIRESTONE
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Comunicato 
8 settembre 2000 0:00
 


I DIFETTI SONO ANCHE OLTRE CIO' CHE LA STESSA AZIENDA HA DENUNCIATO:
L'ADUC CHIEDE L'INTERVENTO PREVENTIVO DEL MINISTERO DELL'INDUSTRIA

Firenze, 8 Settembre 2000. Siamo sicuri che lo scandalo dei pneumatici Firestone, che ha gia' provocato 88 morti negli Usa, sia un fenomeno circoscritto a quel Continente?
E' la domanda che l'Aduc, attraverso il suo presidente Vincenzo Donvito, ha girato al ministero italiano dell'Industria, con queste argomentazioni:
E' noto che la Firestone e' nell'occhio del ciclone per i suoi pneumatici difettosi, che dicono essere solo quelli montati sulle auto Ford Explorers. Una negligenza che sembrava aver toccato l'apice quando si e' scoperto che anche i pneumatici che la Firestone dava in cambio di quelli difettosi, avevano gli stessi difetti. Stessi problemi, inoltre sono stati rilevati anche in alcuni Paesi del Sud America, come il Venezuela, dove, a causa di normative meno raffinate per la sicurezza dei consumatori, ci sono oggi difficolta' a far fronte alla situazione. Inoltre, grazie agli investigatori Usa, e' stato scoperto, in un documento interno della Ford, che la Firestone si era opposta al richiamo in Usa di pneumatici venduti in Arabia Saudita, perche' temeva il controllo delle autorita' Usa.
Non solo. Testimonianze riportate da autorevoli mezzi di informazione in Usa, fanno sapere che gravi incidenti ci sono stati anche per colpa di pneumatici che, per semplificazioni/incompletezza di etichettatura, non era possibile individuare come quelli difettosi.
Grazie a tutti questi elementi, ci sembra che la credibilita' dell'azienda sia un po' tentennante, e percio' ci chiediamo se il fatto che in Italia non circolino auto del modello Ford Explorers, sia sufficiente per garantire la sicurezza di tutti i pneumatici della Firestone.
Per questo abbiamo chiesto al ministro dell'Industria se non sia il caso di predisporre delle indagini tecniche a campione su tutti i prodotti di questa azienda Usa circolanti nel mercato italiano, non basandosi pero' sulla certificazione degli stessi rispetto a certi standard, ma sperimentandoli come se dovessero avere un'autorizzazione per la prima volta: le etichette incomplete/semplificate; la presenza massiccia di questi prodotti in mercati meno protetti per il consumatore -come il Venezuela; l'episodio dell'Arabia Saudita; la negligenza dei ricambi con gli stessi difetti; non sono da considerare secondariamente rispetto allo scoppio dello scandalo. Anzi. Accendono il timore di situazioni ancora peggiori che, viste le dimensioni transnazionali dell'azienda in questione, e la sua penetrazione e presenza nei mercati di tutto il mondo, non puo' esimerci dal chiedere una energica iniziativa di prevenzione.
 
 
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