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SCELTA DEI MEDICI
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Comunicato 
17 marzo 2000 0:00
 


COLPITA LA LIBERTA' PROFESSIONALE DEI MEDICI, IL SERVIZIO PER GLI UTENTI RIMANE LO STESSO, E SI APRE UN NUOVO PROLIFICO FILONE DI EVASIONE FISCALE.

Firenze, 17 marzo 2000. Al grande entusiasmo del Governo per la scelta "pubblica" di numerosi medici, sono seguiti i commenti del ministro della Sanita': "chi ha scelto di fare ricorso lo fa solo per soldi …".
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il ministro della Sanita' che accusa i ricorrenti di avere una "concezione monetizzata della loro professione", invece di rassicurarci -come probabilmente era nelle sue intenzioni- ci comunica solo un tentativo di delegittimazione di chi la pensa in modo diverso da lei. Se la legge ammette il ricorso, non si capisce perche' chi lo faccia debba per forza essere avido di soldi e, quindi, sfruttatore dei malati per il proprio tornaconto. Se il ministro si ricordasse di essere responsabile della sanita' di tutti gli italiani, e non solo di quella della maggioranza politica che la regge, farebbe bene a tutti, e soprattutto agli utenti.
Non abbiamo mai visto di buon occhio questa imposizione della scelta ai medici, anche perche' non ci sembra che i problemi della gestione della sanita' siano essenzialmente in quelle baronie che questa norma intende combattere. Sicuramente i baroni esistono e vanno combattuti, ma privarli della liberta' professionale ci sembra il metodo peggiore. Per noi il problema centrale non e' nei medici ( a cui andrebbe solo chiesto di rispettare i contratti che sottoscrivono), ma nella struttura e nella scelta politica di parte -aprofessionale- che viene operata per la direzione delle Asl. Il dover fare liste d'attesa assurde e code altrettante assurde, non dipende dal medico -barone o non barone- ma da un'organizzazione fatta a misura di chi ci lavora piuttosto che degli utenti obbligati. Non ci sembra che il muso duro del ministro e del Governo, e la scelta quasi obbligata a cui molto medici sono stati sottoposti, crei serenita' e disponibilita' per modellare il sistema come servizio per gli utenti.
Inoltre il ministro fa finta di ignorare quel che ha scatenato con questa imposizione: il fiume delle prestazioni professionali "a nero". Crede veramente, il ministro, che luminari della medicina abituati a vivere con decine e decine di milioni al mese, optando per il "pubblico" abbiano intenzione di vivere con quei 5/6 milioni che la sanita' gli passa? Non crediamo che il ministro Bindi sia cosi' ingenua, quanto piuttosto all'avvio di una piu' ampia politica dello struzzo in nome di un principio e di un potere di controllo che a lei sembra giusto. Non crediamo di essere estremamente maliziosi nel pensare che tutti -sottolineamo tutti- i medici che prima avevano la doppia professione, continueranno anche in quella privata senza dichiararlo e in forme piu' discrete rispetto alle precedenti.
Il ministro Bindi -senza accorgersene?- ha anche fatto un bel dispetto al suo collega del ministero delle Finanze …. perche' non stiamo parlando di redditi ed entrate marginali.
 
 
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