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SCIOPERI / UTENTI / DIRITT
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Comunicato 
27 marzo 2000 0:00
 
I
LA LEGGE IN PARLAMENTO E' LIBERTICIDA E NON TUTELERA' GLI UTENTI.
PER L'ADUC OCCORRE RIEQUILIBRARE I POTERI TRA LE PARTI, METTENDOLI TUTTI SULLO STESSO PIANO, A PARTIRE DALLA LIBERTA' DI LICENZIAMENTO.

Firenze, 27 marzo 2000. Un po' tutti si sono accorti che esistono anche i diritti degli utenti, anche chi li ha calpestati e li continua a calpestare per l'affermazione delle sue politiche sindacali.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E gli stessi evocano la nuova legge per la regolamentazione degli scioperi come la panacea di tutto. Invece e' proprio vero il contrario: se la nuova legge che limitera' ulteriormente il diritto di sciopero verra' approvata, la situazione peggiorera', perche' le parti saranno ancor piu' contrapposte. Lo squilibrio di potere piu' vantaggioso per il datore di lavoro (pur se camuffato da necessita' di ordine pubblico e diritti degli utenti) servita' a creare gruppi sempre piu' piccoli e agguerriti contro i sindacati piu' o meno istituzionali e di governo, perche' questi ultimi avranno sempre piu' potere per imporre il loro dirigismo sulle rivendicazioni, tutte concertate con la controparte e con enormi sacche di disappunto tra i lavoratori. I piccoli gruppi non troveranno altra forma di visibilita' rispetto a come hanno fatto gli scioperi in questi ultimi giorni.
I lavoratori sindacalizzati -ad ogni livello- non hanno ancora ben chiaro che i loro migliori alleati potrebbero essere gli utenti, per cui, per esempio, invece di bloccare il sistema ferroviario, potrebbero astenersi dal lavoro solo nelle biglietterie, arrecando danno all'azienda ma non agli utenti che, anzi, viaggerebbero gratis e sarebbero sicuramente informati di cio' che sta succedendo -in termini sindacali e non solo di ordine pubblico come avviene oggi.
Ma su questo, grazie anche alle politiche sindacali attuali che si fanno forti solo del danno agli utenti, crediamo che ci vorra' ancora un po' di tempo. Ma occorre arrivarci, altrimenti le leggi liberticide come quella in Parlamento -la cui approvazione e', non a caso, continuamente evocata da chi crede di essere il padrone dei diritti dei lavoratori- diventeranno l'unica risposta delle istituzioni e della societa'.
Per quanto ci riguarda crediamo che occorra riequilibrare la situazione dei poteri, scombinando l'assetto attuale, in modo che ognuno si assuma fino in fondo la responsabilita' di cio' che fa, e non faccia continuamente tesoro della sua posizione di rendita e di potere per creare disagi, soprattutto a chi non c'entra nulla, come gli utenti.
Cio' che deve essere scardinato e' il potere di non essere licenziati, se non con procedure impossibili nella pratica.
Tutti uguali di fronte alle proprie responsabilita': lavoratori e datori di lavoro. I primi nel rivendicare cio' che ritengono opportuno, e i secondi ad accettarlo o meno, anche rispetto alle forme di lotta con cui le rivendicazioni vengono avanzate. In un Paese in cui la mobilita' del lavoro, la New Economy, la liberta' di lavoro e di assunzione si fanno strada aprendo le prospettive della ricchezza di tutti, continuare ad essere ricattati col beneplacito di poterlo fare grazie alle leggi, e' una limitazione per tutti.
Si tratta di reimpostare l'approccio alla rivendicazione, mettendo al primo posto il servizio che viene reso all'utenza, proprio perche' gli utenti non sono una particolare categoria, ma i piu' importanti e decisivi: sono tutti i cittadini in quel determinato contesto, compresi i responsabili del disservizio.
E su questo, comunque, c'e' l'occasione del referendum convocato per il prossimo 21 maggio, su cui, invece di rispondere a questo o quello schieramento piu' o meno ideologico, gli utenti sarebbe bene che si esprimessero rispetto a cio' che vivono quotidianamente sulla loro pelle e tasca.
 
 
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