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 ITALIA - ITALIA - Privacy e condominio, la Cassazione al Garante: c'e' vuoto normativo
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Notizia 
13 agosto 2012 10:15
 
Privacy a rischio nelle abitazioni. A suonare l'allarme è la Cassazione con una sentenza - la n. 14346 della Prima sezione civile - trasmessa all'Autorità garante dei dati nella quale si mette in evidenza la mancanza di norme delle quali imporre il rispetto ai proprietari unici di immobili ceduti in affitto, o in comodato, per i quali non sia stato costituito il condominio. Proprio per la mancanza di regole, i supremi giudici - nonostante il parere negativo espresso dalla Procura generale - hanno dato il via libera alle telecamere installate da Salvatore R. sull'abitazione della ex nuora, Maria R., assegnataria, dopo la separazione, di un appartamento in una palazzina di proprietà del suocero dove anche l'uomo abitava. Infastidita da quegli obiettivi puntati sul portone esterno e su quello dell'ingresso ai piani, la signora Maria - che non si sentiva libera di ricevere visite o di uscire e rientrare per fatti suoi con le sue due piccole figlie - aveva protestato. Il Tribunale le aveva dato ragione, con sentenza del dicembre del 2009, e aveva ordinato la rimozione dell'impianto. I giudici di Messina non avevano dato ascolto alla giustificazione dell'ex suocero di essere stato, due anni prima, vittima di minacce e di volersi proteggere. Invano Salvatore R., pur di tenere sotto controllo l'ex moglie del figlio, aveva fatto presente che dei filmati restava traccia solo per tre giorni nell'hard disk del sistema che non era dotato di bobine a nastro e che solo l'autorità giudiziaria avrebbe potuto vederli. Basta con queste riprese, gli aveva tappato la bocca il tribunale.
Ma il suocero non si è arreso e ha vinto il ricorso innanzi alla Suprema Corte che ha dato il nulla osta alle riprese. Al Garante, il verdetto degli 'ermellini' fa notare che le "lacune" di legge escludono dal rispetto delle norme sulla riservatezza "il proprietario unico di un immobile, ancorché concesso in locazione o in comodato", con la conseguenza che "per fini esclusivamente personali", il proprietario, può videocontrollare le parti comuni anche senza l'accordo dei terzi che ne usufruiscono. E per quanto riguarda i condomini, le cose non vanno poi molto meglio dal momento che la Cassazione - sempre in questa sentenza - ricorda che in una segnalazione al Parlamento e al governo lo stesso Garante, nel 2008, aveva evidenziato "l'inesistenza di una puntuale regolamentazione della materia".
In quell'occasione, il dito era stato puntato sulla mancanza di regole "sulle condizioni di liceità per il trattamento di dati personali all'interno dei condomini: non sono stati identificati né i soggetti la cui manifestazione di volontà è necessaria nel contesto condominoale per svolgere tali trattamenti (i proprietari e i titolari di diritti reali parziari o anche soggetti diversi, primi fra tutti i conduttori), né le eventuali maggioranze da rispettare". 
 
 
 
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