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 ITALIA - ITALIA - Il 'giudice': non basta essere gay per evitare espulsione, bisogna anche non saperlo nascondere
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Notizia 
28 marzo 2008 0:00
 
E' giusto tutelare un immigrato clandestino che, a causa delle sue inclinazioni sessuali, potrebbe essere perseguitato nel proprio paese, ma, in base alle normative vigenti, una cosa e' il compimento dell'atto vero e proprio e un'altra e' il solo orientamento sessuale.
E' il principio che sta alla base della sentenza del giudice di pace torinese Giovanna Vajo che ha respinto il ricorso presentato nel 2004 da un immigrato clandestino senegalese, difeso dall'avvocato Maurizio Cossa, contro l'espulsione perche' altrimenti avrebbe rischiato di finire in carcere perche' e' gay. Ora l'immigrato rischia l'arresto in Italia perche' era clandestino.
Nel 2005, un altro giudice di pace, Giuliana Bologna, aveva invece sostenuto che non puo' essere espulso lo straniero omosessuale proveniente da uno dei numerosi paesi del mondo in cui essere gay e' punito con il carcere, o addirittura con la pena di morte. Una decisione a cui aveva presentato ricorso la Prefettura e che era finita lo scorso anno in Cassazione: quest'ultima, in particolare aveva rimandato gli atti a Torino chiedendo un approfondimento sulla reale omosessualita' del senegalese e sulla normativa straniera riguardante l'orientamento sessuale.
Ora, secondo il giudice Vajo, anche se accertata la reale omosessualita' del senegalese, 'la sua particolare circospezione a non manifestarsi con i suoi conterranei potrebbe essere posta in essere anche in Senegal e cio' gli consentirebbe di andare esente da quella condanna morale proveniente dal modo di sentire della societa' senegalese'.
 
 
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