Il tumore alla prostata è capace di produrre una particolare proteina che diventa una sorta di 'arma' utilizzata dal cancro stesso per sfuggire al sistema immunitario. Lo ha scoperto uno studio dell'Ospedale San Raffaele di Milano pubblicato su Cancer Research, e che a detta degli esperti "potrebbe aprire la strada a nuovi approcci diagnostici e terapeutici del tumore alla prostata nelle sue fasi iniziali". La ricerca è stata condotta su campioni biologici umani e su modelli animali, e ha dimostrato in particolare il ruolo della proteina Tenascina-C, maggiormente espressa dal tumore nelle fasi precoci di malattia. La Tenascina-C è prodotta dalle cellule staminali del carcinoma prostatico (quelle che contribuiscono alla crescita, alla diffusione e rigenerazione del tumore) e viene utilizzata proprio per aggirare il sistema immunitario. Secondo gli scienziati, "le staminali tumorali permettono al tumore di rigenerarsi e dare origine a metastasi, migrando precocemente ai linfonodi connessi alla prostata. Identificare tempestivamente queste cellule nella prostata e nei linfonodi pelvici, così come la loro eliminazione attraverso terapie specifiche, potrebbe perciò prevenire la progressione della malattia". "Questo studio - conclude Matteo Bellone, capo Unità Immunologia cellulare del San Raffaele - identifica la Tenascina-C come molecola bersaglio di potenziali approcci terapeutici mirati a facilitare il riconoscimento e l'eliminazione delle cellule staminali tumorali da parte del sistema immunitario. Sebbene questa ipotesi debba ancora essere verificata appieno sull'uomo, questa ricerca potrebbe modificare l'approccio ai pazienti con tumore in fase iniziale, che al momento vengono soltanto tenuti sotto osservazione nel tempo".