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 ITALIA - ITALIA - Tv. Digitale terrestre: il punto e i problemi irrisolti
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10 novembre 2009 10:53
 
Passaggio alla tv digitale terrestre, dopo il Lazio sara' la volta della Campania mentre nel 2010 tocchera' sostanzialmente a tutto il Nord Italia. Nel primo semestre del prossimo anno passeranno al DTT il Piemonte Orientale e Lombardia, inclusa la provincia emiliana di Piacenza); nel secondo invece l'Emilia Romagna, il Veneto (incluse le province di Mantova e Pordenone) il Friuli Venezia Giulia e la Liguria. Nel 2011 spegneranno l'analogico le Marche, Abruzzo e Molise (inclusa la provincia di Foggia), la Basilicata e la Puglia (incluse le province di Cosenza e Crotone). Nel 2012 sara' la volta, nei primo sei mesi, di Toscana e Umbria (incluse le province di La Spezia e Viterbo) e successivamente della Sicilia e la Calabria.
Stando al calendario previsto dal ministero delle Comunicazioni nel 2010 il 70% delle popolazione italiana sara' raggiunta dal nuovo segnale televisivo.
Ma qual e' la situazione attuale? 'Secondo i dati in nostro possesso siamo a 11 milioni e 700 mila famiglie, quindi un po' meno del 50% - rivela Andrea Ambrogetti, presidente di Dgtvi, l'associazione italiana per lo sviluppo della televisione digitale terrestre che mette assieme gran parte dei principali operatori televisivi italiani. Ambrogetti e' ottimista sul rispetto del calendario stilato dal ministero e sulla 'riuscita' dello switch off. Nonostante restino pero' aperti alcuni nodi importanti.
Che vanno dalle antenne dei palazzi fino ai ripetitori, passando per i decoder, l'assegnazione delle frequenze e le interferenze.
Una premessa: il segnale digitale e' molto piu' pulito di quello analogico: 'Dove prima l'antenna di casa captava un segnale debole, ma sufficiente a farci vedere il canale, ora non e' piu' cosi'', spiega Francesco Soro, presidente del Corecom Lazio. Un problema noto da anni, che il governo aveva provato a risolvere gia' nel 1990 con la legge 46 che prevedeva la messa in sicurezza delle antenne, o con la legge Maccanico del 1997, che demandava agli enti locali il compito di sistemarle. C'e' poi un problema di ripetitori perche', oltre a quelli ufficiali, ci sono quelli 'non ufficiali', fatti da enti locali e comunita' montane, che coprono aree magari piu' disagiate. 'Col passaggio al digitale spesso chi ha costruito questi ripetitori non potra' piu' trasmettere, perche' non sara' piu' un operatore di rete. Queste antenne saranno spente, e quindi non sappiamo cosa potrebbe succedere, giusto per fare un esempio, in province come Rieti e Frosinone', precisa Soro.
LA NUMERAZIONE DEL TELECOMANDO. L'Italia e' uno dei Paesi piu' ricchi di tv locali: una circostanza che porta a due questioni ancora sul tavolo. La prima riguarda la della numerazione del telecomando. 'I decoder non sono stati pensati per una situazione ricca come quella italiana - continua Soro -. Questo fa si' che se piu' emittenti scelgono di trasmettere sul canale 10, gli apparecchi potrebbero bloccarsi: fino a 3 emittenti il decoder permette all'utente di scegliere a che segnale associare quella selezione, ma per numeri piu' alti non e' cosi''.
LE FREQUENZE. La seconda questione ancora aperta riguarda l'assenza di un piano regionale delle frequenze. Ovvero un piano che stabilisca chi ha diritto di occupare le posizioni ritenute piu' 'privilegiate' all'interno delle fasce dedicate alle tv regionali, comprese fra il 10 e il 19 e fra il 30 e il 39.
Il viceministro Paolo Romani ha assicurato che ci saranno frequenze per tutti (un problema in meno per le Tv locali che si apprestano ad affrontare la sfida). Tuttavia, manca il criterio per stabilire come procedere alla numerazione Lcn (logic channel number): 'Quello piu' probabile - dice Soro - e' basato sulla graduatoria che i Corecom regionali stilano per l'assegnazione dei contributi, ma ne restano possibili altri, come uno basato sull'Auditel'.
LE INTERFERENZE. A seconda della distanza dai ripetitori dei segnali delle emittenti locali, ci sono interferenze che creano un problema per chi capta il digitale. 'In sostanza, i segnali cambiano e anche se una persona, il primo giorno dopo lo switch off, chiamasse un antennista per farsi orientare l'antenna in modo tale da captare i segnali, rischierebbe di non vederli piu' il giorno dopo, perche' c'e' un processo di stabilizzazione che in Sardegna, ad esempio, secondo il Consiglio delle autonomie locali, e' durato mesi e ha interessato il 13% dei comuni sardi', sottolinea il numero uno del Corecom. Il Corecom ha gia' sollecitato sia il ministero (per quanto riguarda i ripetitori e le frequenze) sia la Regione Lazio, che aveva parlato di alcune iniziative 'fra cui un accordo con gli antennisti per un prezzo calmierato a 35 euro per chi dovesse intervenire sull'antenna di casa'.
 
 
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