testata ADUC
Aiuti alla Grecia. Joesph Stiglitz: la Germania non ha un buon senso economico ne' compassione
Scarica e stampa il PDF
Articolo di Redazione
16 luglio 2015 12:57
 
Instancabile partigiano di un'altra economia, l'americano Joseph Stiglitz e' presente alla terza Conferenza internazionale sul finanziamento allo sviluppo che si tiene ad Addis-Abeba, dove il premio Nobel per l'economia nel 2001 e' impegnato per un rimaneggiamento radicale dell'architettura finanziaria mondiale. Nella capitale etiopica, si parla molto anche di salvataggio della Grecia. In un'intervista col quotidiano Libération, l'ex-capo economista di Bill Clinton, poi della Banca Mondiale, ritorna su questa crisi storica della zona euro, che, a suo avviso, mina le fondamenta dell'Europa
D. Cosa ne pensa sull'accordo e il nuovo piano di aiuto per la Grecia?
R. Che la Germania ha imposto a colpi di bastone cio' che e' semplicemente impensabile. E si tratta anche di una molto cattiva politica economica. Si vuol continuare ad imporre dei modelli che sono controproducenti, inefficaci e produttori di ingiustizia e inegualita'. Continuare ad esigere dalla Grecia che essa pervenga ad un budget primario in eccedenza (a margine dl pagamento dei debiti – ndr) del 3,5% del PIL nel 2018, non e' solo punitivo, ma anche di una cieca stupidita'. La storia recente della Grecia l'ha dimostrato. E questo andrebbe a continuare l'ampliamento della depressione in un Paese che ha conosciuto una caduta del suo PIL del 25% in cinque anni. In merito, non conosco nessun'altra depressione che sarebbe stata creata in modo cosi' intenzionale e le cui conseguenze umane sarebbero state cosi' catastrofiche. E ci sara' un livello ancora piu' umiliante.
D. Cosa occorre fare?
R. Si sa, e lo stesso FMI, l'organismo storicamente piu' ostile ad un tale processo, ormai lo ammette: occorre una ristrutturazione del debito greco; meglio, una riduzione. Ma la Germania non vuol sentir parlare ne' dell'uno ne' dell'altro. Essa dice, senza altre parole, che bisogna rimettere la Grecia sui suoi piedi, ma e' impegnata per una politica e impone un programma che, nei suoi atti, la mettera' ancor di piu' in ginocchio. L'intrusione nella sovranita' di un Paese come la Grecia. Il diktat che gli viene imposto e' molto pericoloso. La Grecia ha votato col referendum contro un piano considerato di aiuto, che alimenta ancor di piu' questa austerita'. Ed ecco che, ciecamente, gli si torce il braccio del governo e gli si impone, malgrado tutto, una nuova cura... Ma questo non funzionera' piu' con la Grecia, alla quale gia' nel passato sono state imposte ed applicate queste politiche.
D. Non si fa tesoro della lezione della storia?
R. Questo e' il peggio, giustamente, in questo feuilleton irrazionale o troppo razionalmente glaciale: il peggio con l'ipocrisia, e la mancanza di compassione: le lezioni della storia non sono servite. La Germania deve la sua ristrutturazione economica e la sua crescita al piu' grande annullamento di debito che si era mai registrato, nel 1953. E dovrebbe aver compreso, dopo il trattato di Versailles del 1919, le conseguenze di questi debiti insormontabili. Essa non ha appreso nulla dalla compassione ne' dal disastro dei suoi due periodi chiave della storia.
D. Quali conseguenze questo potra' avere sulla zona euro?
R. E' un disastro. Se io fossi uno dei Paesi della zona euro, porrei la domanda che tutti gli economisti lucidi farebbero dopo la creazione dell'euro: cosa succedera' in caso di choc asimmetrico (che coinvolge in modo differente due regioni che hanno deciso di avere una moneta comune – ndr)? La questione chiave e' la solidarieta'. Con essa si puo' far fronte ad un simile choc. Ma la Germania dice: “Niente da fare, se n'e' verificato uno, dovete accettare i suoi effetti”. Io non vorrei appartenere ad un club il cui leader non mostra nessuna riflessione di buon senso economico, nessuna solidarieta', e, ancora una volta, nessuna compassione. E dice: “Se voi subirete uno choc asimmetrico, voi morirete”. Ci dovrebbe essere un potente movimento politico che denunci questo con forza, non necessariamente con delle parole, ma almeno con questa filosofia, altrimenti questo avvenimento senza precedenti marchera' senza dubbi l'inizio della fine per la zona euro.
D. E' una svolta cruciale, ci sara' un prima e un dopo “piano Grecia” nella storia dell'Europa e della zona euro?
R. Assolutamente. Per i due, e non solo per la zona euro. Quest'ultima e' stata creata perche' dei Paesi di avvicinino. Ma ora li fa allontanare e si vedono le parti piu' forti che divorano le piu' deboli. Abbiamo visto all'opera la negazione stessa della zona euro. La questione si pone: la zona e' ancora riparabile dopo dei danni cosi' importanti? Non si puo' condurre una zona monetaria come l'euro senza un minimo di visione, di lucidita' e di solidariera'. Se la BCE autorizza le banche greche a ripartire ed un accordo e' rinegoziato, le ferite possono in parte rimarginarsi. Ma se la Germania riesce ad utilizzare questo per, infine, escludere la Grecia, gli indennizzi sarebbero talmente profondi che sarebbero irreparabili. Certo, la politica della zona euro non e' mai stata un progetto molto democratico. La maggior parte degli Stati membri non ha cercato l'approvazione dei propri cittadini per rimettere la sovranita' monetaria della zona nella mani della BCE. Ma, almeno, c'era una visione comune, una forma di intesa e solidarieta'. Questa visione non c'e' piu'. E' nell'interesse dell'Europa cambiare marcia sulla Grecia. Occorre che essa riconosca che ha bisogno di piu' aiuto, e meno di drastiche condizioni. Altrimenti si va verso l'uscita della Grecia dalla zona euro. Questo scacco sarebbe quindi piu' grave rispetto ad un'Europa che dovrebbe preoccuparsi di vedere il sud-est dell'Unione cosi' debole e vulnerabile. Le migrazioni, le influenze del Medio-Oriente, della Russia, o della Cina, rendono questa parte del mondo ancora piu' fragile. E se io fossi l'Europa, farei di tutto per rinforzarla.
D. Ma la zona euro e' anche una questione di potere, di democrazia, non solo di moneta ed economia?
R. Evidentemente. E' una questione di governance politica. Ma essa non esiste o, piuttosto, essa oggi e' frutto di una ideologia e di una logica di soli interessi finanziari, un'alleanza che non ha mai avuto un buon rapporto. Il mondo della finanza e i banchieri, i piu' grandi sostenitori del laissez-faire economico, ha fatto di tutto perche' gli Stati andassero in loro soccorso e li riempissero di centinaia di miliardi di dollari per salvarli dal naufragio, E sono gli stessi che hanno moltiplicato le pressioni perche' il piano di aiuto alla Grecia fosse il piu' severo possibile. L'ipocrisia, in questo ambito, e' generalizzata. Ricordiamoci, inoltre, che un'infima parte delle colossali somme di denaro prestate alla Grecia, erano destinate, soprattutto e prioritariamente, a rimborsare i creditori privati, essenzialmente le banche in Germania e Francia. Almeno il 90% dei soldi prestati, era destinato a ritornare nelle sedi finanziarie dei Paesi che li prestavano. Non era un salvataggio della Grecia, ma, ancora una volta, un salvataggio delle banche!
D. I leader della zona euro e gli Stati Uniti hanno moltiplicato le critiche sulla Grecia e la sua incapacita' di raccogliere imposte e far fronte all'evasione fiscale...
R. I Paesi ricchi hanno creato la piu' bella architettura mondiale per favorire l'elusione e l'evasione fiscale, e soprattutto sfocare i limiti tra le due. A tal punto che, dopo la crisi del 2007, hanno scoperto l'ampiezza della mancanza di guadagni ed hanno sollecitato l'Ocse ad agire e proporre delle linee di riforme. Ma quando il resto del mondo chiede, come ad Addis-Abeba, di creare un comitato fiscale internazionale sotto l'egida dell'ONU, essi cercano di ostacolarlo in tutti i modi. Perche'? Perche' i Paesi ricchi e la loro istituzione, l'Ocse, pensano che si possa riformare il sistema finanziario attuale. Ma non si puo' riformare un sistema irriformabile. Bisogna cambiarlo. E farlo sarebbe rimettere in discussione l'insieme dei benefici dei Paesi ricchi. Non e' la dimostrazione di un doppio discorso che mette in luce l'ipocrisia dei Paesi ricchi, sulla Grecia come per il resto del mondo?

(intervista di Christian Losson, inviato ad Addis-Abeba-Etiopia per il quotidiano Libération del 16/07/2015)

 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS