La polizia iraniana ha avvertito che utilizzare filtri per consultare i siti bloccati in Iran costituisce reato, e chi lo fa potrà essere processato e punito. Sul quotidiano
Etemad, il comparto di polizia specializzato nel cyberspazio ha ammesso che l'uso dei filtri per accedere a collegamenti con l'estero è molto esteso. "Oggi, il 32% dei cyber-reati riguarda l'accesso ai siti
web proibiti".
Internet è divenuto uno dei principali campi di battaglia della crisi che divide l'Iran a sette mesi dalla rielezione di Mahmud Ahmadineyad in una tornata elettorale ritenuta "fraudolenta". La settimana scorsa, la Polizia ha avvertito che usare gli sms e la posta elettronica per convocare mobilitazioni è un reato superiore alla partecipazione alle proteste. Nei giorni che precedono le manifestazioni di piazza le autorità riducono la velocità d'accesso alla rete, cancellano il servizio dei messaggini e oscurano il segnale nelle zone di convocazione, per tentare d'impedire le mobilitazioni del movimento "verde".