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COME UN MESSAGGIO NELLA BOTTIGLIA.
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 dicembre 2006 0:00
 
Cara T.,
le sporadiche volte che ci siamo incontrate negli ultimi anni, per caso, nelle vie di Firenze, dopo esserci perse totalmente di vista per quasi trent'anni, mi ha sempre colpito in modo doloroso la tua infelicita', sia quando la esprimi sinceramente, anche piangendo, sia quando cerchi di mascherarla con un atteggiamento supponente. La tua infelicita', la tua perenne infelicita', quell'abisso vorticoso di dolore raggrumato o raggelato che non riesce a sciogliersi -anche allora, quando ti conobbi da giovane, era presente ed era quella, mi pare, che ti impediva di entrare in una relazione soddisfacente con le altre persone. Te ne stavi disperatamente isolata e giudicante, come se tu fossi dio -e un dio, oltretutto, poco incline alla misericordia.
Eppure, a ventisette anni, quando ti conobbi, avevi gia' una famiglia tua; ti eri scelta (cosi asserivi) un uomo di una decina d'anni piu' grande di te perché "non diceva le parolacce", avevi una figlia di un paio d'anni, anche lei fortemente voluta subito, appena sposata, e che era per te l'unico argomento di una possibile conversazione. Vivevi piuttosto agiatamente, avevi un lavoro che -affermavi- ti piaceva. Perché, allora, questa infelicita'? Non scontentezza, non noia, e neppure irrequietezza o inquietudine. No, vera, autentica, abissale infelicita'.
Perche' -una volta mi dicesti- sentivi dentro di te un dissidio profondo che tutta ti permeava e al quale non potevi sfuggire. Quello stesso che aveva magistralmente espresso il poeta latino Catullo nel carme 85:

"Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior".

(Odio e amo. Forse chiederai perche' io lo faccia.
Non lo so, ma sento che accade e ne sono straziato).

Cosi quella che per me, fino ad allora, non era stata che una dotta citazione letteraria, diventava per la prima volta carne e sangue, si identificava con l'esperienza di una persona viva, alla quale stavo imparando a voler bene.
Non ti dovessi altro, T., solo per questa coscienza che ho appreso da te, ti dovrei eterna gratitudine. Perche', in seguito, anch'io mi sarei dovuta rendere conto in prima persona che questi due sentimenti possono convivere, anzi, convivono nel nostro animo piu' spesso di quanto si pensi o si avverta, e, quando cio' e' accaduto anche a me, ho potuto affrontare la cosa con la forza che scaturisce dalla consapevolezza, senza, quindi, sentirmi del tutto in balia di questa lancinante scissione.
E proprio in uno di questi momenti confusi e confondenti, incontrai, qualche anno dopo aver perso le tue tracce, un altro poeta e un'altra poesia, che mi fecero fare un passo avanti nella consapevolezza.
Cio' che in Catullo (e in te) e' una ferita sanguinante, che isola e di cui non si sa la causa, nella prima quartina di uno dei "Cien sonetos de amor" di Neruda, invece, si dispiega come un legame necessario e imprescindibile con l'essenza della vita, di tutta la vita. Lui, infatti, inizia cosi il sonetto XLIV:

"Sabrás que no te amo y que te amo
puesto que de dos modos es la vida,
la palabra es un ala del silencio
el fuego tiene una mitad de frio
"
(Tu saprai che non ti amo e che ti amo
dato che in due modi e' fatta la vita,
la parola e' un'ala del silenzio,
il fuoco ha una meta' di freddo
").

Ecco, in questa scoperta che non solo l'essere umano, ma tutto cio' che esiste ha una sua ambivalenza, io dico, la ferita puo' rimarginarsi.
Tu obietterai che Neruda non parla di "odiare", come fa Catullo, ma semplicemente di "non amare". E' vero, e tuttavia io sento queste due esperienze molto vicine e in relazione tra di loro, come un dialogo che scavalca i secoli e che offre a noi la possibilita' di andare ancora avanti per arrivare a scoprire i motivi piu' che psicologici, piu' che esistenziali, forse addirittura cosmici, delle nostre ferite e cercare di curarle accettando con semplicita' di essere creature che partecipano della complessita' di questa vita misteriosa, e, quindi, riconoscendo un'armonia segreta col tutto anche in quelle che alla nostra mentalita' appaiono, in prima battuta, dolorose dissonanze.

Ma ecco l'intero sonetto XLIV, tratto, come ho scritto sopra, dalla raccolta Cien sonetos de amor, che Pablo Neruda pubblico' nel 1960, e che ho cercato di rendere nella nostra lingua privilegiando la fedelta' all'originale piuttosto che l'armonia del verso italiano:

"Tu saprai che io non ti amo e che ti amo
dato che in due modi e' fatta la vita,
la parola e' un'ala del silenzio,
il fuoco ha una meta' di freddo.

Ti amo per cominciare ad amarti,
per ricominciare l'infinito
e per non smettere di amarti mai:
per questo non ti amo ancora.

Ti amo e non ti amo come se avessi
nelle mani le chiavi della felicita'
e un incerto destino infelice.

Il mio amore ha due vite per amarti.
per questo ti amo quando non ti amo
e per questo ti amo quando ti amo
".

E' da tanto tempo, T., che desideravo corrispondere al tuo dono di Catullo con quest'altro dono di Neruda, ma solo ora trovo il momento opportuno, anche se l'operazione e' destinata a rimanere ideale. Non potendo recapitartelo di persona, infatti, affido il tutto, come un messaggio nella bottiglia, a quest'oceano che e' Internet, cosciente che se non lo troverai tu (e so che e' altamente improbabile), lo scopriranno altre persone, a cui forse, chissa', fara' piacere leggere quantomeno le due composizioni poetiche che contiene. A te, come congedo, non so augurarti niente di meglio che scoprirti finalmente e coraggiosamente creatura fra le creature. Abbi cura di te. Cerca di essere felice.
Annapaola

(a cura di Annapaola Laldi)

NOTA

Le traduzioni del carme di Catullo e della poesia di Neruda sono mie e ho privilegiato l'aderenza all'originale.
A proposito di Catullo Per una biografia di Gaio Valerio Catullo (Verona ca. 84 -Roma ca. 54 a.e.v.) vedere al seguente indirizzo:
clicca qui

Di Gaio Valerio Catullo su Internet sono leggibili tutti i carmi con comprensione italiana a questo indirizzo:
clicca qui In libreria si puo' trovare: CATULLO, Canti, (trad. it. di Enzo Mandruzzato) Rizzoli (BUR), Milano 2004 (18.a ed.), p. 366-367 (con testo a fronte).

A proposito del poeta cileno Pablo Neruda Per una biografia di Pablo Neruda (che e' lo pseudonimo di Neftalí Ricardo Reyes), nato a Parral nel 1904 e morto a Santiago nel 1973, vedere al seguente indirizzo: clicca qui

I Cien sonetos de amor (1960) si possono leggere in originale al seguente indirizzo: clicca qui

Non so se Cento sonetti d'amore siano stati pubblicati integralmente in italiano. In libreria si puo' trovare: PABLO NERUDA, Poesie, Newton & Compton, Milano 2003 (con testo a fronte).

Qui sotto trascrivo il testo originale del sonetto XLIV :

da: PABLO NERUDA CIEN SONETOS DE AMOR (1960)

Soneto XLIV

Sabrás que no te amo y que te amo
puesto que de dos modos es la vida,
la palabra es un ala del silencio,
el fuego tiene una mitad de frío.
Yo te amo para comenzar a amarte,
para recomenzar el infinito
y para no dejar de amarte nunc
a: por eso no te amo todavía.
Te amo y no te amo como si tuv
iera en mis manos las llaves de la dicha
y un incierto destino desdichado.
Mi amor tiene dos vidas para armarte.
Por eso te amo cuando no te amo
y por eso te amo cuando te amo.
 
 
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