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Ma chi è il primo accusatore di Putin per la morte di Navalny? Vladimir Putin!
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
23 febbraio 2024 13:49
 
 Sì, mi pare che si possa tranquillamente asserire che, nella ricerca dell’assassino (sia pure per interposta persona) di  Alexey Navalny, Vladimir Putin è il principale accusatore di sé stesso. Perché?
Sostanzialmente perché il tiranno sta dimostrando una paura tremenda di Navalny – più ora che è morto di prima, quando era vivo e lo irrideva e avversava anche da dietro le sbarre di una cella oltre il Circolo Polare Artico.

E intanto ha ceduto a una richiesta fermissima, vibrante, della sessantanovenne madre di Navalny, Lyudmila Navalnaya (69 anni), quella di vedere il corpo esanime del figlio. E’ stata accontentata dopo una settimana di dinieghi, e così ieri, lassù, nel deserto di ghiaccio, dove molto verosimilmente suo figlio, Alexey, di 47 anni, è stato assassinato per lunga esposizione al gelo polare in una gabbia all’aperto e successivo pugno al cuore, secondo i metodi del KGB, le è stato concesso di vederlo.

Ma questa impavida madre ha dovuto scendere a un compromesso: controfirmare il certificato di morte del figlio che parla di morte “per cause naturali”, così, senza una autopsia condotta da medici non coinvolti col regime putiniano, come era stato chiesto a livello internazionale. Tout court – senza alcuna autopsia.

E pare anche che la signora Navalnaya abbia parlato di avere visto sul suo corpo “segni di tentativi di rianimarlo, un catetere o qualcosa del genere”.
Ma ha anche dovuto registrare l’ennesima minaccia, quando l’inquirente Varapaev le ha ricordato con stile mafioso  che “il tempo lavoro contro di lei, i cadaveri si decompongono”, dovendo però anche ammettere di ricevere indicazioni (o ordini?) telefonici da uno dei falchi putiniani.
Nonostante tutto ciò, ella resta ferma nella sua ulteriore granitica richiesta di esigere che questo corpo le sia riconsegnato, non per fare ulteriori indagini (che sarebbero pure legittime), ma solo per seppellirlo dandogli l’onore che si merita ogni defunto e quindi dice un solenne, deciso NO a quello che vogliono le autorità russe, in pratica il tiranno Putin – cioè di inumarlo in un cimitero periferico di Mosca, facendo viaggiare  il feretro su un aereo, di cui non si deve sapere il luogo dell’atterraggio, trasferendolo poi in un obitorio segreto fuori dalla capitale e con esequie strettamente private (che vuol dire? Solo i parenti stretti o esequie "private di qualsivoglia testimone"?).  Lyudmila  Navalnaya esige che sia tutto pubblico, affinché possano dare l’ultimo saluto al suo Alexey anche coloro che lo avevano a cuore.

Infatti, tutta questa segretezza mira soltanto a tenere nascosta la tomba di Navalny per non farne un luogo quanto meno di “devozione” di tanta gente. Perché, sì, in Russia si stanno gettando in carcere coloro che, in molte località anche distanti fra di loro, portano un fiore o accendono un lumino davanti a una fotografia di Navalny. Ma … e se le carceri si riempissero improvvisamente per la troppa affluenza? E se questo nuocesse all'economia russa? E se la minaccia di mandare gli uomini validi sul fronte ucraino non bastasse a fermare più nessuno?

 Ecco l’enorme terrore di Putin che tenta anche la carta penosa e ridicola di diffamare la vedova di Alexey Navalny, Julia, che ha preso la redini dell’opposizione contro il tiranno, e sta chiedendo alle innumerevoli persone che la seguono su “X”  di non difenderla dalle insinuazioni sul suo conto, ma di parlare della morte del marito.
 
Alla fine, viene da chiedersi se proprio non bastino al despota russo, che si aspetta la vittoria nelle elezioni di marzo per il suo quinto mandato, e intende continuare nell’attacco all’Ucraina, i circa 120.000 (centoventimila) morti e i circa 180.000 (centottantamila) feriti in questa guerra – feriti, molti dei quali, molto probabilmente, resteranno invalidi o nel corpo o nella psiche?

Insomma, l'estremo disprezzo per la vita di Navalny e degli altri oppositori è lo stesso che lui dimostra per le vite dei Russi che gli obbediscono e vanno a combattere la sua guerra personalissima contro un Paese fratello della Russia.

 
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