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GERMANI
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 ottobre 2007 0:00
 
Il capo .
La storiella è carina. L'ho vissuta in prima persona e mi ci sono divertita fin dalle prime battute, e anche quando, a un certo punto, ho fatto la voce grossa, dentro di me sapevo che, tutto sommato, stavo giocando. E un evento successivo mi ha confermato questa valenza giocosa del fatto -semplici e mirabili intrecci della vita.
Tutto è successo fra giugno e luglio. Mentre finivo di tradurre un interessante libro in cui una signora tedesca (Heidemarie Schwermer) racconta la sua vita (da diversi anni basata sullo scambio non monetario), portai la stampa del primo capitolo alla persona che doveva fare la revisione del testo italiano per trovare il giusto modo di lavorare insieme. Dopo una settimana tornai a riprenderla per controllare le sue annotazioni: a parte una falcidia di virgole che, in effetti, spargo con una certa qual generosita', i rilievi erano davvero pochi e tutti accettabili . salvo uno. Infatti la giovane revisora aveva cancellato il termine "germani" sostituendolo con "tedeschi". Ma no, la correzione non andava bene ne' per la fedelta' al testo tedesco ne' per il senso della frase. E, se sulla fedelta' letterale al testo si puo' (e molto spesso perfino si deve) anche soprassedere per farlo comprendere bene nella lingua d'arrivo, sul significato, sul tenore del testo, no, niente sconti. Tanto piu' che qui il termine "germani" era chiaramente usato dall'autrice (germana pure lei) in senso ironico. Raccontava infatti che, da giovane, era stata in Brasile da dei parenti che vivevano in una piccola città fondata proprio da immigrati tedeschi; i nuovi arrivati si erano ben sistemati e andavano fieri della fortuna che avevano costruito dal niente con le proprie forze, mentre disprezzavano la gente del posto che viveva miseramente, ritenendola addirittura responsabile della sua condizione. Heidemarie, che era gia' molto toccata dalla miseria che aveva visto ovunque in quel grande paese, si era sdegnata della presunzione (lei la chiama "ignoranza") dei suoi connazionali e se ne va piu' in fretta che puo', commentando: "Fui contenta come una pasqua di allontanarmi da questi bravi germani!". Il riferimento, in chiave evidentemente ironica, e' all'antica stirpe gloriosa dei Germani, a cui quegli immigrati tedeschi, sembra di capire, si vantavano di appartenere.
Cosi', pazientemente, spiegai tutto in calce alla stampata di prova, che restituii alla revisora quando le consegnai la traduzione. Credevo di aver chiarito la questione . ma non fu cosi'.
Quando rilessi sul computer il testo con le revisioni proposte, mi ritrovai daccapo: "germani" sostituito con "tedeschi"; non solo. Utilizzando quella magia della funzione "revisioni" che consente anche di inserire dei commenti, la simpatica (per davvero) giovane signora aveva aggiunto: "Scusa, ma a me fanno venire in mente i paperi". E qui non seppi proprio se arrabbiarmi o scoppiare in una grande risata. Diciamo che rimasi ovviamente ferma nella mia convinzione che bisognava scrivere "germani" e non "tedeschi", ma, nello stesso tempo, colsi l'occasione di divertirmi; non, si badi bene, alle spalle di S., la revisora, la quale esprimeva un suo legittimo sentire basato sul fatto che "germano" e' anche il nome di una specie di anatre, ma proprio perche' immediatamente mi venne in mente che, in fondo, cos'era la Germania se non una Paperlandia? E anche qui, come si dice in latino, absit iniuria verbis, cioe' nelle parole non c'e' l'intenzione di offendere; solo di giocare un po' per rendere piu' lieve la fatica del vivere. L'idea mi piacque e mi tenne allegra compagnia per diverso tempo, sviluppandosi in diverse variazioni sul tema: te lo immagini se ci fosse stato scritto "galli", quanti "chicchirichi'", e se ci fosse stato scritto "alani", quanti "bau bau", e via ripassando i nomi dei popoli antichi che si prestano a simpatici equivoci. Tanto mi ha rallegrato (e tuttora mi rallegra) questo gioco che sono molto grata a S. che, in un certo senso, gli ha dato il via, e della quale, peraltro, ho potuto apprezzare subito l'intelligenza e la pazienza con cui ha sopportato qualche altra mia impennata. Alla quale pero', li' per li', feci una parte seria, sempre usando la magica funzione "revisioni" del computer: quello che veniva in mente a lei non faceva testo; li' "Germanen" era scritto in tedesco e "Germani" doveva essere in italiano. Punto e basta. L'unico cambiamento, la lettera maiuscola, anche perche' cosi' e' piu' corretto nella nostra lingua.
Devo anche ricordare che, facendo la definitiva rilettura di qualche punto restato in sospeso, e questa volta con un'altra revisora, quest'ultima torno' timidamente alla carica: "ma, forse, questo "Germani" .". E fu allora che, dopo averle rispiegato perche' li' aveva da starci quella parola e non altra, come per un compromesso, avanzai la proposta (accettata subito) di sostituire "bravi" con "valorosi", che, tutto sommato, sottolinea ancor piu' il tenore ironico del testo.
Fin qui la storia dei "germani" nel libro, prima di chiudere la quale, voglio osservare che questa fatidica parola, oltre a essere il nome di un antico popolo, i Germani, appunto, da cui, guarda caso, viene il nome "Germania", e a designare una specie di anatre, ha anche un terzo significato; indica infatti i fratelli (e sorelle) nati dallo stesso padre e dalla stessa madre, ragion per cui si parla di "fratelli germani". Per amore di completezza si puo' dire anche che Germano (e Germana) sono pure nomi propri, in italiano non molto diffusi, ma molto di piu' in Francia, con i suoi numerosi (Saint) Germani.

. e la coda
Si' perche' c'e' anche una coda. Nel senso piu' vero, reale, concreto, materiale della parola. Una lunghissima coda sull'Autobrennero, udite udite, "il di' 28 di luglio 2007 a ore 10 di mattina" per 30/40 chilometri da subito dopo Bolzano fino a San Michele all'Adige, dove, dopo almeno due ore, all'improvviso, come per magia, l'autostrada quasi si svuoto'. Ma dove erano finite tutte le auto, i camper e anche le roulotte dalle targhe austriache, tedesche, olandesi, belghe, con qualche spruzzata di Svezia, che mi avevano circondato per tutto questo tempo? Mi sono data una manata sulla fronte! Ma si'! Il lago di Garda! Ma certo! Tutti germani desiderosi di andare a sguazzare nel Gardasee! E sta' a vedere che, alla fin fine, S. aveva proprio ragione!

(a cura di Annapaola Laldi)
 
 
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