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RESISTENZA: TRE VARIAZIONI SUL TEMA. Dedicato ai/alle resistenti di ogni tempo, di ogni situazione, di ogni Paese
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 aprile 2008 0:00
 
Qui da noi siamo abituati a vedere la resistenza quasi esclusivamente legata al periodo storico che va dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, quando una sciagurata gestione dei sia pur confusi e drammatici eventi da parte del governo Badoglio e del re Vittorio Emanuele III porto' proprio in casa nostra ad un vuoto di potere e mise proprio la nostra terra alla merce' degli ex alleati nazisti supportati da quegli italiani che, per convinzione o opportunismo, ritennero di restare fedeli al duce (finalmente, a mio parere) deposto e arrestato il 25 luglio 1943. In quel periodo furono certamente molte le persone che, pur avendo accettato anche con vilta' la dittatura e i suoi vergognosi e nefasti portati, fra cui spiccano le leggi razziali contro i cittadini ebrei del 1938, si risvegliarono a quel minimo di dignita' che consente una resistenza, non importa in qual modo intesa e praticata: se come discernimento esclusivamente intimo della giustizia e dell'ingiustizia, del rispetto dei diritti umani e della loro sopraffazione, o come impegno concreto per affermare la causa della giustizia e della liberta', valori a cui Carlo Rosselli ed Emilio Lussu avevano intitolato il loro movimento antifascista di stampo liberal-socialista e repubblicano gia' nel 1929, movimento che continuo' anche dopo l'assassinio di Carlo (e del fratello Nello) Rosselli per mano fascista in Francia nel 1937, e che partecipo' con proprie formazioni alla lotta armata della Resistenza storica contro i nazifascisti.
Detto questo, a me preme pero' sottolineare il valore ideale e universale della resistenza, di ogni resistenza operata da chiunque nei confronti di chi intenda invadere un territorio non suo e affermare con prepotenza sugli altri la propria volonta'. Quindi, non solo la resistenza pubblica e attiva (armata oppure nonviolenta, che, dal mio punto di vista e' sempre quella piu' auspicabile anche se piu' difficile da attuarsi) per proteggere o liberare territori geografici, ma anche, con pari valore e importanza, la resistenza privata per proteggere o liberare il nostro proprio "paese dell'anima" dai molti invasori visibili e occulti. E qui si spalanca un panorama vastissimo di applicazioni, perche' a (minacciare di) invadere la nostra anima, la nostra mente, il nostro cuore sono un numero quasi illimitato di tiranni, a cui spesso noi per primi apriamo compiacentemente la porta (cosi' come tanti italiani e tedeschi fecero, all'inizio certo in buona fede, alla dittatura fascista e nazista). Deliberatamente non faccio esempi, perche' ogni persona che legge queste righe osservi da sola la propria situazione e veda se e come valga anche per lei, in un senso ampio e universale, il motto di Piero Calamandrei, con cui si concludera' la carrellata di testi che propongo, "Ora e sempre resistenza".

Le variazioni che seguono sul tema resistenza, pur provenendo tutte da un preciso periodo storico, offrono, secondo me, delle risposte che possiamo ritrovare anche nelle nostre personali biografie, allorché ci dobbiamo confrontare con una situazione di oggettiva, anche se privata, violenza. 
La prima
e' offerta da una breve composizione del poeta tedesco Bertolt Brecht, esule in Finlandia e sul punto di essere cacciato anche da li' dall'incalzare delle conquiste tedesche, in cui resistenza significa anche continuare a studiare, continuare a farsi una cultura proprio nell'imperversare della miseria materiale e morale del momento.
La seconda ci porta in Italia, dove il poeta Salvatore Quasimodo da' alla resistenza la voce del silenzio, del sacrificio proprio di cio' che un poeta ha di piu' caro, cioe' il "cantare" cose, persone, stati d'animo … Ma come si puo' cantare "con il piede straniero sopra il cuore"? Semplicemente non si puo', come gia' tanti secoli prima avevano osservato gli ebrei deportati a Babilonia nel salmo 137, a cui il nostro poeta si e' esplicitamente ispirato. Una resistenza passiva, quella di Quasimodo, che trova riscontro proprio nella sua biografia, in quanto nel periodo 1943-1945 (25 aprile) praticamente non creo' alcunche', limitandosi, nella precarieta' dell'occupazione nazista e dei bombardamenti alleati, a traduzioni dal greco (Vangelo di Giovanni e brani dell'Odissea) e dal latino (Carmi di Catullo), opere peraltro pubblicate dopo la liberazione.
Infine, il terzo documento consiste nell'epigrafe dettata da Piero Calamandrei in risposta all'ex comandante dell'armata tedesca occupante l'Italia, il feldmaresciallo Albert Kesselring, il quale, processato, condannato a morte, graziato, e infine liberato dagli inglesi nel 1952, aveva affermato in modo sprezzante che gli italiani, lungi dall'accusarlo delle nefandezze compiute sotto il suo comando, avrebbero dovuto invece ringraziarlo e fargli addirittura un monumento. In questa epigrafe, che si riproduce qui in modo internettianamente scorretto, e cioe' nei caratteri maiuscoli propri di questo genere di scrittura, Calamandrei, che aveva fatto parte di "Giustizia e liberta'", ci porta a contatto con la resistenza storica, quale fu vissuta appunto fra l'8 settembre 1943 e il 15 aprile 1945, quando gli occupanti e i loro sostenitori locali fecero anche strage di tante popolazioni inermi nel loro disperato tentativo di continuare a imporre un ordine che aveva dimostrato ormai palesemente a chi avesse avuto solo un briciolo di discernimento e di onesta' intellettuale di essere basato su un enorme disordine morale e civile che aveva come unica meta l'inarrestabile caduta in un baratro infernale.
Potrei fermarmi qui, ma siccome mi piace la giustizia, non posso farlo senza ricordare con umilta' che purtroppo anche degli italiani sono stati responsabili di analoghe stragi nei paesi occupati nelle varie guerre di conquista. Qui intendo citare espressamente -una per tutte- la strage perpetrata nella greca Domenikon (Tessaglia) fra il 16 e il 17 febbraio 1943, in cui fu distrutto il villaggio e sterminati 150 civili, in risposta a un attacco dei partigiani greci, in cui erano morti 9 soldati italiani. Di cio' da' conto, a 65 anni dall’atrocita', un documentario voluto e firmato da diversi italiani, fra cui il regista Giovanni Donfrancesco, dal titolo "La sporca guerra di Mussolini" (mandato in onda su "History Channel" lo scorso 14 febbraio e replicato piu' volte). Anche a queste vittime e a questi partigiani che certamente, come dice Calamandrei di quelli italiani, "volontari si adunarono/per dignita' non per odio", va il mio turbato pensiero con l'auspicio che il lavoro appena citato sia uno dei primi passi verso una doverosa assunzione di responsabilita' da parte dell'Italia e degli italiani su quanto e' avvenuto all'ombra della bandiera italiana piantata in terre altrui, perche' la rimozione di parti della nostra storia puo' solo rendere false le relazioni con noi stessi e con gli altri. Ecco: anche questa, nei confronti della rimozione, e' un'altra resistenza da fare.

Documento n. 1
 
1940
di Bertolt Brecht
Il mio ragazzo mi chiede: Devo studiare la matematica?
A che scopo, vorrei dire. Che due pezzi di pane
                                                                      sono piu' di uno
lo vedi anche da te.
Il mio ragazzo mi chiede: devo studiare il francese?
A che scopo, vorrei dire: questa potenza sta tramontando. E
basta che tu ti strusci la mano sullo stomaco e ti lamenti
e la gente ti capira' da se'.
Il mio ragazzo mi chiede: devo studiare la storia?
A che scopo, vorrei dire. Impara a cacciare
                                                           la testa sotto terra
e chissa' forse cosi' sopravviverai.

Si', studia la matematica, rispondo,
studia il francese, studia la storia! (da Gedichte und Lieder, traduzione mia)


Documento n. 2

ALLE FRONDE DEI SALICI                  
di Salvatore Quasimodo

E come potevamo noi cantare
con il piede del nemico sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telefono?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento. (
da: Giorno dopo giorno; 1947)


Documento n. 3

EPIGRAFE
dettata da Piero Calamandrei nel 1953

LO AVRAI
CAMERATA KESSELRING
IL MONUMENTO CHE PRETENDI DA NOI ITALIANI
 
MA CON CHE PIETRA SI COSTRUIRA'
A DECIDERLO TOCCA A NOI

NON COI SASSI AFFUMICATI
DEI BORGHI INERMI STRAZIATI DAL TUO STERMINIO
 
NON COLLA TERRA DEI CIMITERI
DOVE I NOSTRI COMPAGNI GIOVINETTI
RIPOSANO IN SERENITA'

NON COLLA NEVE INVIOLATA DELLE MONTAGNE
CHE PER DUE INVERNI TI SFIDARONO

NON COLLA PRIMAVERA DI QUESTE VALLI
CHE TI VIDE FUGGIRE

MA SOLTANTO COL SILENZIO DEI TORTURATI
PIU' DURO DI OGNI MACIGNO

SOLTANTO CON LA ROCCIA DI QUESTO PATTO
GIURATO FRA UOMINI LIBERI
CHE VOLONTARI SI ADUNARONO
PER DIGNITA' NON PER ODIO
DECISI A RISCATTARE
LA VERGOGNA E IL TERRORE DEL MONDO

SU QUESTE STRADE SE VORRAI TORNARE
AI NOSTRI POSTI CI RITROVERAI
MORTI E VIVI COLLO STESSO IMPEGNO
POPOLO SERRATO INTORNO AL MONUMENTO
CHE SI CHIAMA

ORA E SEMPRE
RESISTENZA
(dalla lapide murata sulla facciata del Municipio di Cuneo nel 1953).


NOTE
1. La traduzione della poesia di Brecht e' mia. Il testo originale, che riproduco di seguito, e' ripreso da Bertolt Brecht, Gedichte und Lieder, Suhrkamp, Berlin und Frankfurt am Main 1963, p. 100:
"1940
Mein junger Sohn fragt mich: Soll ich Mathematik lernen?
Wozu, möchte ich sagen. Daß zwei Stück Brot
                                                                     mehr ist als eines
Das wirst du auch so merken.
Mein junger Sohn fragt mich: Soll ich Französisch lernen?
Wozu, möchte ich sagen. Dieses Reich geht unter. Und
Reibe du nur mit der Hand den Bauch und stöhne
Und man wird dich schon verstehen.
Mein junger Sohn fragt mich: Soll ich Geschichte lernen?
Wozu, möchte ich sagen. Lerne du deinen Kopf in
                                                                              die Erde stecken
Da wirst du vielleicht übrig bleiben. Ja, lerne Mathematik, sage ich.
Lerne Französisch, lerne Geschichte!"
 
2. La poesia "Alle fronde dei salici" e' tratta da Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1969, p. 147. 
3. Sul film di Giovanni Donfrancesco, La sporca guerra di Mussolini, prodotto dalla GA&A Production di Roma e dalla televisione greca "Ert" sulla base di ricerche storiche recenti condotte da Lidia Santarelli del "Centre of European and Mediterranean Studies" della New York University, si possono leggere ai seguenti link commenti giornalistici:
clicca qui
clicca qui

Bertolt Brecht
nacque ad Augsburg (Augusta) nel 1898 e mori' a Berlino Est nel 1956. Durante il periodo nazista fu esule in Danimarca (dal 1933 al 1939), Finlandia (fra il 1940 e il 1941), Svezia, e infine negli Stati Uniti. Finita la seconda guerra mondiale si stabili' a Berlino Est, pur non avendo facili rapporti con la Repubblica democratica tedesca. Forse oggi e' piu' conosciuto come drammaturgo che come poeta, ad esempio, per l'Opera da tre soldi musicata da Kurt Weil, Galileo Galilei, Madre Coraggio, ecc.

Salvatore Quasimodo ((Modica -Ragusa, 20 agosto 1901- Amalfi, 14 giugno 1968), era figlio di un ferroviere, e, come ricorda nella poesia "Al padre" (clicca qui ), da bambino soggiorno' nella Messina distrutta dal terremoto del 1908, vivendo un'esperienza tremenda e indimenticabile. Fece studi tecnici ed ebbe impieghi nell'ambito del Genio civile, pur dedicandosi con passione alla poesia, ottenendo riconoscimenti notevoli. Del 1930 e' la pubblicazione della prima raccolta, Acque e terre. Allontanatosi dalla Sicilia, abito' prima a Firenze e poi a Milano, dove, nel 1938, abbandono' il Genio Civile e si dedico' al lavoro editoriale. Nel frattempo portava avanti la traduzione dei lirici greci, che fu pubblicata nel 1942, contemporaneamente con un'altra raccolta di poesie, Ed e' subito sera. Dal 1941 e fino all'anno della morte, tenne la cattedra di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica "Giuseppe Verdi", sempre a Milano. Nel periodo bellico, fra mille difficolta', Quasimodo continuo' a scrivere poesie e a tradurre non solo autori classici greci e latini, ma anche Shakespeare, Molie're, Neruda, e altri ancora. Altre raccolte di versi uscirono nel 1947 (Giorno dopo giorno), nel 1949 (La vita non e' sogno), nel 1954 (Il falso e vero verde), e infine nel 1966, (Dare e avere). Fra i numerosi premi, di cui fu insignito Quasimodo, si ricorda qui il Premio Nobel, nel 1959. Ricevette lauree Honoris causa dall'Universita' di Messina, nel 1960, e da quella di Oxford, nel 1967.

Piero Calamandrei nacque a Firenze il 21 aprile 1889 e mori' nella stessa citta' il 27 settembre 1956. Giurista, scrittore e uomo politico, fu tra i fondatori del Partito d'Azione. Nel 1945 fondo' la rivista letteraria "Il Ponte", sulla quale comparve per la prima volta la risposta a Kesselring. Poco prima della morte, nella sua qualita' di avvocato civilista, partecipo' alla difesa di Danilo Dolci accusato di sedizione per lo "sciopero alla rovescia" organizzato nella zona di Partinico il 2 febbraio 1956 (vedi clicca qui ); in esso, il 30 marzo tenne una famosa arringa che si puo' leggere a questo indirizzo: clicca qui


(a cura di Annapaola Laldi)
 
 
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