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TUTTO IL MONDO E' PAESE . AHIME'. ANCHE L'AUSTRIA
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
1 settembre 2008 0:00
 
Tutto il mondo e' paese. Lo affermava mia nonna (classe 1878!) in tempi in cui neppure vi era il piu' remoto sospetto che potesse esistere qualcosa come la globalizzazione. Glielo sentivo dire, scuotendo il capo, alle notizie che si ascoltavano alla radio sulle barbarie della guerra di Corea o su quelle che accadevano in Africa nei paesi che facevano i primi passi sulla via della decolonizzazione e dell'indipendenza. Perche' lei, le guerre del XX secolo, le sue turbolenze sociali e politiche, la dittatura fascista, le aveva vissute direttamente, e certe cose le aveva viste coi suoi occhi. Cosi', oggi, quando ripenso a quel detto sulle labbra della nonna, comprendo che lei si riferiva soprattutto alla stoffa di cui e' intessuta l'umanita', e in particolare al fatto che, al di la' delle diversita' di lingua, religione, gusti alimentari e altre usanze materiali, l'essere umano puo' diventare con facilita' molto, davvero molto brutale.
Dicendo sconsolatamente "tutto il mondo e' paese", mia nonna non sapeva pero' di annunciare una profezia che andava ben al di la' del suo orizzonte mentale e che si sarebbe realizzata in meno di 40 anni. Da diverso tempo, infatti, questo antico detto e' diventato testimonianza, fotografia della realta' anche materiale, tanto che ormai si parla (e non e' una banalita') di villaggio globale. Anche se non se ne traggono, a mio avviso, tutte le conseguenze che cio' comporta, fra cui, per esempio, la necessita' di un approccio originale al problema della trasmigrazione di masse umane da un continente all'altro. Ma questo e' un altro discorso.
Tutto il mondo e' paese. Cosi', nella dizione antica che ho ricevuto dalla nonna, ma nell'interpretazione contemporanea, se vogliamo meno tragica, ma certo non meno triste, questa frase ha cominciato a frullarmi nella testa dall'anno scorso, quando, per la seconda estate consecutiva, ho trascorso una ventina di giorni in Austria, soprattutto in quella citta' per me bellissima che e' Salisburgo. E adesso, dopo il terzo soggiorno, ho la certezza che, si', davvero: tutto il mondo e' paese -ahime', anche l'Austria.
Quando, nel 2006, tornai a Salisburgo dopo 32 anni dal mio primo giovanile soggiorno, certi cambiamenti me li aspettavo … e infatti c'erano (stati). Per esempio, il centro della citta', come il centro di Firenze, di Venezia, o di qualunque altra delle cosiddette "citta' d'arte", percorso da truppe di turisti e gremito di negozi di scarpe e abbigliamento internazionalmente griffati, di gelaterie e trattorie (pizzerie comprese) e di souvenir quasi tutti made in China e dintorni. E in quelle storiche vie, mi accorsi che pure sentir parlar tedesco (ovvero austriaco! come puntualizza un'amica tedesca di Hannover) era diventata un'impresa. Ma tutto cio', per quanto triste, l'avevo messo in conto, e non guasto' la gioia di vivere alcuni giorni in una citta', da cui mi sono sentita bene accolta fin dal primo istante in cui ci misi piede. E forse proprio quella gioia mi impedi' di vedere quell'altro che pure doveva gia' esserci almeno allo stato iniziale, perche' non mi pare possibile che in un solo anno le cose possano cambiare tanto drasticamente.
E' stato comunque l'anno scorso che mi sono accorta che dell'altro c'era -eccome se c'era. E continua a esserci. Intanto erano comparse alcune persone -uomini e donne- che chiedevano l'elemosina. In modo timido, riservato, quasi senza parere, sedute all'imbocco o all'interno di uno dei tunnel che forano il Mönchsberg, con il classico bicchierone da bibita americana a qualche passo di distanza (come se neppure fosse loro), o sussurrandoti all'orecchio una preghiera fra la folla in sosta davanti a un edificio storico. Poveri a Salisburgo: mimetizzati, si', ma pur sempre poveri che chiedono l'elemosina. Una novita' per me datata 2006. E una certa quantita' di gente senza fissa dimora, per scoprire la quale bisogna andare nei paraggi della stazione centrale (non dentro) e aprire bene gli occhi; nel qual caso, pur, ancora una volta, abbastanza dissimulate, si intravedono le tracce inequivocabili di notti passate all'addiaccio su qualche cartone e di giornate consumate nella stanchezza di un ozio che sembra piu' coatto che scelto. Del resto, a Salisburgo si pubblica uno dei "giornali di strada" austriaci, quei giornali che, a quanto pare, contribuiscono a far vivere, con i proventi della loro vendita, qualcuna di queste sfortunate persone; qui si chiama "A propos", un nome francese (chissa' perche') per la fotografia di una realta' che mostra la vecchia Felix Austria un po' meno felice, come mi ha confermato uno di questi venditori, un austriaco d.o.c., gentile e ordinato nella sua indigenza, col quale mi sono fermata a parlare un sabato mattina. E mentre ero li' quest'anno, ecco la notizia che uno spagnolo senza fissa dimora ha accoltellato per futili motivi un austriaco … e il tono degli articoli sulla cronaca locale sapeva di scalpore e di sconcerto, il che sembrava rivelare che qui un fatto del genere rappresenta (ancora) una novita'. Ovviamente brutta.
Ma gli austriaci non sono solo vittime del disagio globale: a quel che sembra, comincia a globalizzarsi anche l'esercito dei furbastri locali alla ricerca di polli locali da spennare, impresa per ora abbastanza facile, come dimostra la storia vera che l'anno scorso venni a sapere da un insegnante del corso di tedesco che frequentavo. A propos: a proposito, appunto del cambiamento che sta vivendo oggi anche la societa' austriaca, Herr Helmut ci racconto' di un raggiro subito da sua madre.
Alla porta di casa dell'anziana signora si erano presentati due uomini dall'aspetto molto normale che le avevano detto di essere funzionari di una qualche societa' pubblica incaricati di effettuare un controllo. Lei li aveva fatti passare … e com'e' come non e' … si era ritrovata alleggerita di soldi e oggetti preziosi diligentemente quanto scontatamente custoditi sul o nel cassettone. La signora era rimasta naturalmente scioccata, ma cio' che l'aveva amareggiata piu' di tutto, ma proprio piu' di tutto, era il fatto che i due ladri erano, senza ombra di dubbio, assolutamente, inequivocabilmente austriaci.
E' davvero un problema, se quest'anno, nella passeggiata di approccio alla citta' in compagnia di un docente, la nostra guida ci ha avvertito di fare attenzione ai borsaioli e agli scippatori. Quest'anno, per la prima volta; non due anni fa, non l'anno scorso.
O tempora o mores! (che nella sostanza significa: ma dove stiamo andando a finire)
-appropriata, attuale annotazione a tutto il mondo e' paese. E che paese!
In tutto questo quadro diventa, dunque, quasi un'inezia la trasandatezza che ha colpito anche Salisburgo (e pure Vienna, almeno nelle parti centrali, come potei constatare due anni fa) e che si concretizza nell'abbandono, per strada o nei giardini, specialmente di bottiglie, lattine, e altri contenitori e involucri di cibi e bevande. Certo, un modo per Dusty (clicca qui) di sentirsi ulteriormente a casa, ma anche per riflettere se questa mancanza di rispetto per l'ambiente sia esclusivamente un portato del turismo di massa, e quindi da addebitarsi agli stranieri, o se siamo invece in presenza di un cambiamento di costumi della stessa popolazione locale. E io-Dusty propendo per questa seconda ipotesi, perche' ho trovato queste testimonianze di incivilta' anche in luoghi piu' appartati e non battuti dai turisti, come alcuni viali di periferia in prossimita' di parchi, laghetti e corsi d'acqua, che di per se' sono davvero belli e ben curati dall'amministrazione locale.
Una conferma di questa pessimistica ipotesi mi viene dalla Presse del 12/13 luglio 2008. Sfoglio il piu' prestigioso quotidiano austriaco una domenica mattina in un caffe' di una cittadina della regione dei laghi -questa, finalmente, pulita e ordinata proprio secondo il buon tempo antico- e m'imbatto in una serie di notizie che danno la misura di quanto la globalizzazione abbia raggiunto anche l'Austria in ogni settore. Sorvolando sulla "battaglia elettorale" per le politiche del prossimo autunno, che si annuncia "senza esclusione di colpi" (leggi: diffamazione dell'avversario e analoghe amenita', a cui in Italia sembra che abbiamo fatto il callo tanto che nessuno si sogna piu' di considerarle "notizia"), mi soffermo invece sull'informazione della polizia (sia pure contestata dal ministero dell'interno) che nell'ultimo anno i delitti commessi dai minori fra i 10 e i 14 anni sarebbero aumentati del 30%. (Mah, mi scopro a pensare, anche un 10% sarebbe pur sempre un incremento inquietante e gravido di pessime conseguenze per tutti quanti).
Continuando a sfogliare il giornale, ecco una pagina interamente dedicata alla storica pasticceria viennese Lehmann, situata fin dalla sua nascita, ai primi del Novecento, nel centralissimo am Graben (che vuol dire "fossato" ed e' sul luogo del fossato, appunto, che difendeva l'accampamento romano di Vindobonum, da cui si sviluppo' la citta' di Vienna). Si tratta di un'elegia composta con un misto di dolore e di rabbia impotente dalla scrittrice e drammaturga austriaca Marlene Streeruwitz, che narra, fra l'altro, come questa pasticceria si distinse fin da subito per una tale qualita' dei suoi dolci che nel 1917 l'imperatore insigni' il proprietario del titolo di Hofzuckerbäcker, vale a dire di maestro dolciario di corte e ne fece un fornitore ufficiale della casa imperial-regia. Ebbene, tutta questa gloriosa storia, tutta questa rinomata fama giustamente acquisita e fedelmente mantenuta con una elevata qualita' dei prodotti e del servizio, sarebbe stata vanificata di li' a due giorni (per l'esattezza il 15 luglio) per la spietata legge del mercato. Invece delle splendide torte prodotte da Lehmann (clicca qui), a qualche multinazionale (della moda?) hanno fatto gola i suoi locali che evidentemente non erano di proprieta' della pasticceria. Il proprietario si e' prostituito al mercato, l'affitto e' diventato proibitivo e la pasticceria ha in effetti chiuso i battenti il 15 luglio, come ho trovato tristemente e dignitosamente confermato sul suo sito clicca qui.   
"E la bella libreria Frick am Graben che fine avra' fatto?", mi viene da pensare. Pezzi di Vienna che se ne vanno, dunque, come a Firenze la gloriosa libreria Seeber di via Tornabuoni e molti altri negozi che in centro testimoniavano che la vita non e' fatta solo di scarpe e di abiti a prezzi da capogiro…
E in questa globalizzazione di fame di soldi, con conseguente mortificazione della bellezza, della varieta' e anche della giustizia e -perche' no?- della sicurezza, si inserisce anche la piccola storia, con cui concludo, che ci fa tornare a Salisburgo, per l'esattezza proprio nel luogo dove abitavo, una sorta di "college", che ha nome "Lehrerhaus", cioe' "casa dell'insegnante", perche' fu fondata ai primi del Novecento da un benemerito amministratore salisburghese che aveva molto a cuore la formazione dei docenti di ogni ordine e grado al punto da fondare, con grande apporto finanziario pubblico, questa bellissima struttura che ha camere singole e doppie per un massimo di 100 persone, locali per studiare, svagarsi e fare musica (mette a disposizione un paio di pianoforti e un paio di batterie), una spaziosa sala mensa e un grande parco. Durante l'anno scolastico/accademico svolge la sua funzione di alloggio per studenti e docenti, mentre nell'estate, fino all'anno scorso, era riservata a chi frequentava i corsi estivi di tedesco (che in discreta parte, almeno a luglio, sono minorenni). Quest'anno le cose sono cambiate, complice, anche, il calo del numero dei corsisti che sceglie di abitare li'. Dai primi di luglio, infatti, e fin verso la fine di agosto la casa ha funzionato, per le stanze non occupate dai corsisti, come ostello con una gestione autonoma, appaltata a un gruppo di giovani. Il che ha fatto diventare il "college" un autentico porto di mare, anche se gestito con discreto ordine. La novita' mi ha lasciato perplessa soprattutto per la presenza dei numerosi minorenni che, fino a quel momento, avevo visto molto ben tutelati dalla struttura "chiusa" dell'ambiente e dall'esistenza di una tutor che si prendeva cura di loro sia operando il giusto controllo sulle uscite e sui rientri serali sia stando a loro disposizione praticamente 24 ore su 24.
"Come si concilia il divieto tassativo di fumare e di bere alcolici giustamente annunciato (pena l'espulsione immediata) dalla direttrice dei corsi per tutti i corsisti col fatto che alcuni ospiti dell'ostello scolano allegramente torrenti di birra?" chiesi non tanto timidamente alla tutor e a un impiegato dell'amministrazione, ricevendo la non-risposta "speriamo che vada tutto bene". Chi e' arrivato a leggere fino a qui, sono certa che avra' capito subito quanto anch'io misi poco a comprendere. La "casa dell'insegnante" riceve pochi fondi pubblici, le donazioni private sono insufficienti, ergo, bisognaessere creativi … vale a dire arrangiarsi. Parlando con le persone interessate, ho capito che qui e' proprio in ballo la sopravvivenza della struttura che ha bisogno di fondi per funzionare come si deve, sia pure senza alcuno scialo. Anzi, con una gestione oculatissima delle finanze. Ma oggi tutto costa molto ed e' il mercato a dettare legge, anche qui, anche in un settore che, invece, almeno a mio avviso, dovrebbe essere piu' garantito dalla mano pubblica, perche' pubblica, sociale e' l'utilita' del suo ruolo. Garantire a studenti (medi e universitari) vitto e alloggio a prezzi accessibili non e' garantire il diritto allo studio anche di chi, avendo le doti per diventare un buon professionista, non ha pero' personalmente tutti i mezzi economici per seguire i corsi di studio? E questo non e' garantire alla societa' quel buon livello di cultura di cui ha bisogno per essere concorrenziale con gli altri paesi proprio qui, proprio ora?
Domande al vento? Sinceramente non lo so, ma spero di no, perche' panta rei, cioe' tutto scorre, come diceva il buon vecchio Eraclito, e la storia insegna che ci sono corsi e ricorsi e che cio' che sembrava definitivamente tramontato riappare dopo un po' giustamente rivisto e corretto e pronto all'uso. Basta, ho l'impressione, non cedere allo sconforto e soprattutto non lasciarci incantare dalle tante sirene che in-cantano per il loro proprio personalissimo interesse che magari e' proprio il contrario del nostro -intendo dire di noi persone comuni.
 
NOTA
 
Mi pare giusto spendere una parola sull'espressione Felix Austria che, nel testo, ho riferito direttamente alla qualita' della vita in questo paese. In realta', l'espressione completa e' questa Alii bella gerunt, tu felix Austria nube (Gli altri fanno le guerre, tu Austria felice pensa ai matrimoni) e in prima battuta si riferisce alla politica matrimoniale dei regnanti austriaci che, fin da tempi remoti, hanno preferito annettere nuovi territori facendo contrarre matrimoni fra le case nobiliari piuttosto che conquistarli mediante guerre e spargimenti di sangue. E' naturale che, quando una tale politica riusciva in pieno, la pace, la tranquillita' e l'arricchimento che ne derivavano avevano un buon effetto anche sulla qualita' della vita degli abitanti. La frase e' attribuita a Mattia Corvino, re d'Ungheria, vissuto fra il 1440 e il 1490.
 Ecco altri link:
Lehrerhaus: clicca qui
Muffin Hostel: clicca qui
Nota aggiunta il 4 settembre 2008: grazie al lettore "Topesio" ho corretto la citazione latina (da Cicerone) che avevo trascritto in modo sbagliato, e cioè: O mores o tempora. In realtà Cicerone aveva detto: O tempora o mores! e così ora si legge nelle mie noterelle.
 
(a cura di Annapaola Laldi)
 
 
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