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25 aprile 2025
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Articolo di Pietro Moretti
25 aprile 2025 10:00
 
 Nella tranquilla cornice della nostra storia provinciale, percepiamo ancora vive le cicatrici del fascismo, ferite più dirette della più distante ombra comunista. Un’eco locale di un’oppressione disumana che ha segnato vite, famiglie, la trama stessa delle nostre comunità.

Eppure, alzando lo sguardo oltre il nostro orizzonte di provincia, la storia mondiale del Novecento ci consegna un verdetto inappellabile: fascismo e comunismo, nelle loro distinte aberrazioni, incarnano entrambi l'apice della disumanità ideologica. Sistemi che hanno calpestato la libertà individuale, annientato il dissenso e seminato terrore su scala industriale, spesso in nome della lotta all'ideologia contrapposta. Sistemi che, pur mutando forma, continuano oggi a generare oppressione e morte.

Significativa eccezione, quei Paesi dell'Est che, con coraggio e lungimiranza, hanno trovato nella libertà dell'Unione Europea il loro riscatto, dopo aver avuto la sfortuna di esser stati "liberati" dall'Unione Sovietica, piuttosto che da americani, canadesi, ebrei, britannici, neozelandesi e australiani. Un progetto di unificazione europea ancora incompiuto che mira a rafforzare gli argini della democrazia liberale di ogni suo membro. Non a caso, i più accaniti detrattori dell'Unione Europea al suo interno sono proprio gli eredi di quelle funeste ideologie, persino oggi che questo progetto è direttamente minacciato da truppe russe e nordcoreane, droni iraniani, tecnologia e soldi cinesi.

Sorprende, dunque, che la ricorrenza del 25 aprile – simbolo della liberazione da una di queste piaghe – resti terreno di scontro ideologico tra nostalgici di quelle stesse nefaste dottrine, che negli anni di piombo ci hanno regalato altre perle di ferocia. La democrazia liberale, antitesi di ogni totalitarismo, che ha reso possibile questa commemorazione e garantisce la libertà di pensiero persino a chi la contesta, dovrebbe essere la vera protagonista di questa giornata.

Il 25 aprile non celebri una sterile rievocazione di fazioni liberticide del passato, ma la vibrante vittoria della libertà su ogni tirannia. Vittoria fragile, come dimostrano gli Stati Uniti di Trump o l'Ungheria di Orbán. Sia un monito costante contro ogni ideologia che subordina l'individuo allo Stato, la coscienza al dogma, il sistema di pesi e contrappesi alla volontà del capo popolo di turno.

È tempo di onorare la Resistenza, lo stesso disperato atto di coraggio che oggi si consuma in Ucraina, pagando quel prezzo di sangue che per noi si concluse con la liberazione del 25 aprile 1945 e che ci diede i valori fondanti della nostra Repubblica: libertà individuale, pluralismo, rispetto dei diritti umani. Solo così questo giorno potrà davvero essere la festa di tutti gli italiani, uniti nel ripudio di ogni totalitarismo, ieri, oggi e domani.
 
 
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