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Sfruttamento risorse spaziali. Lussemburgo promulga la prima legge europea
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Articolo di Redazione
1 agosto 2017 17:57
 
 E’ una primizia europea. Il Lussemburgo ha votato a meta’ luglio una legge che autorizza lo sfruttamento e l’uso delle risorse dello spazio, che entra in vigore oggi 1 agosto. La legge permette alle imprese che hanno sede in questo Paese di meno di 600.000 abitanti di estrarre e di appropriarsi delle risorse spaziali, cosi’ come dei metalli, degli idrocarburi e di acqua.
Con questo progetto, chiamato spaceresources.lu, "il Granducato fa un passo maggiore in piu’ per posizionarsi come polo europeo in materia di sfruttamento e uso commerciale delle risorse spaziali”, aveva spiegato, a meta’ luglio scorso, Etienne Schneider. Ministro lussemburghese dell’Economia.
Un interesse economico
Il Lussemburgo diventa cosi’ l’unico Paese europeo a permettere a dei privati di sfruttare le risorse dello spazio. Questi privati dovranno ottenere un’autorizzazione da parte del ministero dell’Economia, e potranno in seguito raccogliere le risorse sulla Terra o utilizzarle per costruire delle basi. Dandosi una simile legislazione sulle risorse spaziali, il Granducato, la cui economia e’ essenzialmente basta sulle risorse finanziarie, cerca prima di tutto uno spazio di crescita. Il Paese ha l’ambizione di sviluppare un’economia del “New Space” (nuova spazio).
Quattro aziende del settore spaziale hanno sede in Lussemburgo: gli americani Deep Space Industries e Planetary Resources (che intendono sviluppare lo sfruttamento delle risorse presenti nell’ambiente spaziale, essenzialmente sugli asteroidi), la giapponese Ispace (specializzata nella robotica) e la societa’ tedesco-lussemburghese Blue Horizon (che intende rendere possibile la vita nello spazio).
Lo Stato del Lussemburgo, che detiene il 17% del secondo operatore mondiale di satelliti, la Societa’ Europea dei Satelliti (SES), e’ anche azionista di Planetary Resources.
Ad aprile, il Paese ha annunciato l’avvio, per ottobre del 2018, di una propria agenzia spaziale e di un fondo di investimento dedicato al finanziamento di quest’ultimo. La Banca Europea d’investimento e l’Agenzia spaziale europea si sono associati al progetto. Un accordo e’ ugualmente atteso, ad ottobre, con l’UAE Space Agency, l’agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti.
Intervistato dal quotidiano Le Figaro, Etienne Schneider ha assicurato che sessanta imprese erano “interessate dal programma” spaceresources.lu e intendevano prendere sede in Lussemburgo.
Un progetto controverso
Il progetto lussemburghese di sfruttamento e uso delle risorse spaziali non ha tuttavia un consenso unanime. “Diversi Stati membri dell’Unione Europea non vanno in quest direzione”, ha confidato uno scienziato europeo all’agenzia AFP. “Quando si dice che si puo’ avere accesso a tutti i materiali del futuro, si apre la scatola di Pandora verso uno spreco di risorse e la fine del riciclaggio, perche’ si dice che saranno tanti che lo sostengono”, sottolinea questa fonte.
Il Lussemburgo ne assicura una importante promozione. A novembre, il Granducato accogliera’ la prima edizione europea della conferenza internazionale annuale dedicata allo spazio, NewSpace. A marzo del 2018, il Paese sara’ invitato al secondo Forum dello sfruttamento internazionale spaziale di Tokyo. Infine, il Granducato esporra’ la sua iniziativa spaziale all’Esposizione universale di Dubai, ad ottobre del 2020.
Una “rivoluzione” del diritto internazionale
Con l’entrata in vigore di questa legge, il Lussemburgo approfondisce una “rivoluzione del diritto dello spazio” iniziata nel 2015 dagli Usa, sostiene Philippe Achilleas, direttore dell’Istituto del diritto dello spazio e delle telecomunicazioni (IDES). Tutti i trattati internazionali che riguardano lo spazio, sono stati scritti e ratificati durante la guerra fredda, e tendevano quindi ad impedire l’appropriazione dello spazio da parte degli Usa o dell’ex-URSS.
Dopo una decina d’anni, la rarefazione dei finanziamenti pubblici ha fatto nascere l’idea che un riconoscimento della proprieta’ privata nello spazio era necessaria per stimolare le imprese ad investire. Quello che hanno fatto gli Usa nel 2015 con la “legge spaziale (Obama Space Act)", prima legge al mondo ad autorizzare lo sfruttamento delle risorse spaziali da parte di privati, oggi ripresa dal Lussemburgo.
Secondo il ministro Schneider, che ha redatto la legge, “il Lussemburgo diviene anche il primo Paese europeo ad avviare una legislazione conforme al diritto internazionale”. Ma secondo il direttore dell’IDES, queste leggi sono in contraddizione con il diritto internazionale. “I privati sono effettivamente autorizzati nello spazio dal Trattato dello spazio del 1967, spiega il ricercatore. Ma la legge prevede anche e chiaramente che l’appropriazione nazionale delle risorse spaziali e’ vietata!”.
Stando cosi’ le cose, nessun Paese ha impedito l'attuazione di tali disposizioni. “Le reazioni sono molto timide in sede ONU”, dove ne’ la Cina ne’ la Russia si sono realmente opposti al progetto, dice Achilleas. Che sottolinea tuttavia come l’ambiguita’ del diritto esistente, permetta al Lussemburgo e agli Usa di affermare che “non si appropriano dello spazio, ma solo delle risorse”.
La comunita’ internazionale rinuncia anche via via al principio di non-appropriazione che prevede il diritto dello spazio dal 1967, come ha fatto per esempio per il diritto al mare a partire dal 1945.
“Speriamo che altri Paesi non seguano questo esempio”, ha dichiarato Georges Schmidt, ex-console generale del Lussemburgo, a Le Figaro, il 30 luglio. Una necessita’ economica ed una garanzia giuridica per i partigiani di questa evoluzione. Una rinuncia ai principi idealisti del diritto internazionale per gli altri.

I cinque trattati internazionali che governano lo spazio
- Il Trattato dello spazio, 1967: prescrive l’uso di armi di distruzione di massa nello spazio ed obbliga ad un uso dello stesso spazio a fini pacifici, vieta la rivendicazione territoriale dei corpi celesti e lo sfruttamento privato delle risorse spaziali.
- L’Accordo sul salvataggio degli astronauti, 1968: regolamenta il salvataggio e il ritorno sulla Terra degli astronauti, nonche’ la restituzione degli oggetti lanciati nello spazio.
- La Convenzione sulla responsabilita’ internazionale dei danni causati dagli oggetti spaziali, 1972: stabilisce il principio secondo il quale gli Stati che hanno lanciato degli oggetti nello spazio, sono ritenuti responsabili dei danni eventualmente causati dall’oggetto stesso.
- La Convenzione sull’immatricolazione degli oggetti lanciati nello spazio extra-atmosferico, 1975: ha determinato l’obbligo per gli Stati di immatricolare gli oggetti lanciati nello spazio e di registrarli presso le Nazioni Unite.
- L’Accordo sulla Luna, 1979: modellato sul diritto del mare, fa della Luna e degli altri corpi celesti un “patrimonio comune dell’umanita’”, che necessita di sfruttamento sotto un regime internazionale. Le grandi potenze spaziali, come Usa, Russia, Cina o Francia, non l’hanno mai ratificato.

(da un lancio dell’agenzia stampa France Press – AFP, con contributo del quotidiano Le Monde del 01/08/2017)
 
 
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