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Minzolini, Mentana: tra Berlusconi e statuto dei lavoratori
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Articolo di Alessandro Gallucci
18 dicembre 2011 20:35
 
Sono stati giorni di fuoco per i direttori dei piu’ importanti telegiornali nazionali. Da una parte Minzolini, cacciato dopo le dimissioni dell’editore (di fatto) di riferimento: il governo. Dall’altro Mentana, dimessosi ma ravvedutosi, per dissidi con il suo comitato di redazione. Due storie diverse, due esiti contrapposti e due fili conduttori comuni: Berlusconi e lo Statuto dei lavoratori.
Una fotografia stereotipata. Chi guardava il tg1 ed il tgLa7? Beh, se si ragiona per stereotipi, sulla rete ammiraglia della TV pubblica andavano ad informarsi i berlusconiani doc. Quelli che “la televisione e’ in mano alla sinistra” ed evidentemente nel rifugio di Augusto trovavano conforto. Quelli che “i sindacati sono delle caste, l’articolo 18 e’ una palla al piede e ci vuole piu’ liberta’ d’impresa”. Poi il malessere nei confronti del governo e’ aumentato ed il disappunto per il maquillage dell’informazione minzoliniana e’ divenuto sempre piu’ evidente. Nel frattempo nasceva l’astro del tg La7 guidato da Enrico Mentana. Informazione a prevalente contenuto politico sicuramente non filo governativa. Chi non sopportava il Tg1 e non digeriva il Tg3 poteva sentire cosa aveva da raccontare Chicco. L’impressione e’ sempre stata quella di una leggera acredine nei confronti del suo ex editore, Berlusconi, reo, secondo Mentana, d’averlo marginalizzato nella sempre meno libera informazione di casa Mediaset. Accade poi che il Cavaliere va in crisi, lascia la presidenza del consiglio e quindi al tg1, come la partitocrazia nostrana impone, dev’esserci un cambio di timone. Nel frattempo il neo premier Monti mette a punto il tanto famigerato decreto anti crisi, o come ha detto lui “Salva Italia”, ed i sindacati, com’e’ nella loro consuetudine di apparenti difensori dei diritti dei lavoratori, altro non hanno da fare che proclamare uno sciopero.
A questo punto fa il suo ingresso in scena lo statuto dei lavoratori e lo fa a difesa di chi meno te l’aspetti. Non si sa cosa ne pensino Minzolini e Mentana dello statuto dei lavoratori. Sta di fatto che, ragionando per stereotipi, esso dovrebbe essere inviso ai supporter del primo e glorificato come un testo sacro dai fan del secondo. Ironia della sorte vuole che l’ex direttore del Tg1 se ne potrebbe avvalere proprio chiedendo l’applicazione del famigerato art. 18. Mentana, invece, ne e’ rimasto vittima perche’ a quanto pare, alcuni sindacati, dopo che lui s’e’ rifiutato di leggere un comunicato del comitato di redazione, avrebbero avuto intenzione di fare ricorso al giudice del lavoro per condotta antisindacale. Si badi, non c’e’ stata nessuna denuncia. Non esiste il reato di condotta antisindacale. Provare per credere: basta leggere l’art. 28 del “santo statuto”. Sta di fatto che dopo la denuncia fantasma e’ scoppiato il putiferio. Le dimissioni minacciate del direttore del tg La7, pero’, sono sparite nel giro due giorni come, checche’ ne dica lui, nel piu’ classico dei teatrini mediatici.
Visto che le storie sono tutt’altro che finite, viene da domandarsi: che cosa penseranno ora le tifoserie contrapposte? Coerenza vorrebbe che i mentaniani debbano difendere strenuamente Minzolini incitandolo a far valere i propri diritti, calpestati, di lavoratore. Dall’altra parte i minzoliniani dovrebbero esortare Mentana a non cedere ai ricatti veterosindacali continuando nella sua azione dura e pura. Vedremo. Il sospetto e’ che la logica della tifoseria fara’ si' che Mentana e Minzolini rappresenteranno la scusa buona per fare uno strappo alla regola.
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