Chissà quanti che leggono ora seguono anche alcuni dei quotidiani cartacei o i tg nazionali delle grandi emittenti (Rai inclusa) e, di conseguenza, si fanno un’idea su cosa accade nel nostro Paese e nel mondo. Non tanti, credo, nonostante i numeri ufficiali di giornali ed emittenti radio e tv ci diano sempre numeri iperbolici che, però tradotti in soldoni, non sembrano essere sufficienti alla vita di questi media: tutti (Rai soprattutto con il cosiddetto canone) godono di finanziamenti pubblici, senza i quali non ci sarebbero o dovrebbero essere notevolmente ridimensionati.
Questo per dire che l’informazione riguarda tutti noi contribuenti e, anche se ci disinteressiamo, ne siamo comunque partecipi.
In genere ci si fa molto caso per la Rai, tv di Stato per eccellenza di informazione e trattenimento (tanti agognerebbero di non pagare quel canone che ci arriva nella bolletta della luce), ma ci si pensa meno per tutti gli altri media. Eppure è così.
Questa informazione viene in genere definita come la voce dell’opinione pubblica.
In pratica: fatti e opinioni selezionate con varie logiche e motivazioni da gruppi di persone che dirigono questi media per scelta di loro editori privati (società a scopo di lucro) o del loro editore pubblico (Rai, controllata da specifica commissione parlamentare e dove il Governo decide direttore e presidente del CdA). Questa macedonia di operatori, in linea di massima, informa su quel che accade, dovendocene fornire una visione obiettiva (per scelta dei singoli editori privati o per scelta della tv di Stato-Rai, che dovrebbe essere di tutti).
Se quanto sopra è chiaro, vuol dire che quanto leggiamo, vediamo e ascoltiamo tutti i giorni sono le cose importanti che contribuiscono alla nostra vita.
Ognuno di noi potrebbe lamentare o glorificare questa o quell’altra informazione. Gli argomenti e i problemi non mancano (covid, crisi economica, governo, guerre, povertà, estate, turismo etc.).
Ma c’è una notizia, con tanto di approfondimenti e quasi ovunque nei titoli di testa che dovrebbe essere quella eccellente per la formazione della cosiddetta opinione pubblica: la crisi del partito M5S, la guerra tra Conte e Grillo, i loro statuti, etc
Siamo sicuri sia questo l’argomento più determinante per riportare fatti e opinioni e formare l’opinione pubblica?
Ognuno ci faccia la propria riflessione. Pensando alla vita di tutti i giorni, al futuro di sé e del mondo.
Noi abbiamo ulteriormente sviluppato alcuni dubbi, a partire dal fatto che questi “sviluppatori” di opinione pubblica (Rai in testa) dobbiamo per forza pagarli noi.
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