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L'ADUC E I REFERENDUM
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Comunicato 
17 maggio 2000 0:00
 


UN INVITO AGLI AMMINISTRATI PER USARE QUESTA OCCASIONE DI PARTECIPAZIONE DIRETTA ED ESECUTIVA, PER SEMPLIFICARE LA VITA ISTITUZIONALE ED ECONOMICA.

Firenze, 17 Maggio 2000. In merito alla consultazione referendaria del prossimo 21 maggio, il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito, ha diffuso la posizione e i consigli dell'associazione.
Un'occasione importante per far pesare direttamente -in termini esecutivi- l'opinione degli amministrati, e per questo crediamo sia un appuntamento da non mancare. A maggiore ragione in un sistema in cui il rapporto diretto elettore/eletto si perde nei meandri degli equilibri di Governo e opposizione, e tutte le riforme e i provvedimenti per rendere piu' vivibile e partecipata la vita pubblica e l'economia, sottostanno a questa regola castrante e frustante.
Gli amministrati hanno sempre meno fiducia nelle istituzioni, perche' sono sempre meno d'aiuto nella vita quotidiana. I referendum sono occasione per interrompere questa lunga marcia di allontanamento dalle istituzioni, ridando credibilita' al potere del singolo di determinare le scelte della sua vita pubblica.
C'e' chi sta cercando di trasformare questa consultazione in un pro o contro questo Governo o questa opposizione, ma non ci interessa perche' e' solo strumentale e pericoloso, in quanto e' un metodo che rende impossibile il confronto concreto su specifiche questioni, che e' la caratteristica dei referendum che, non a caso, tagliano trasversalmente gli schieramenti partitici. Ogni confronto elettorale vissuto come ultima spiaggia e ultima frontiera per abbattere il nemico, ci sembra piu' da "Dittatura dello Stato libero di Bananas" che altro. In Svizzera e Usa -dove i referendum sono numerosi e continui- tutto cio' non succede, e noi auspichiamo che questa serenita' di confronto si raggiunga anche in Italia.
Sullo specifico dei quesiti, siamo per
SI a quelli sulla giustizia (darebbero piu' semplificazione e trasparenza al pianeta Giustizia, responsabilizzando gli operatori, e separandoli dal potere politico, cosi' come e' stato previsto dai nostri padri costituenti);
SI all'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti mascherato da rimborso elettorale (lo Stato dovrebbe incoraggiare l'attivita' politica come quella associativa, non mantenere in piedi strutture private che vivono solo di soldi pubblici);
SI all'abolizione delle trattenute INPS delle quote associative (perche' lo Stato deve farsi tesoriere di strutture private?);
SI all'abolizione di parte dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori (per liberare l'economia e il lavoro e dare spazio alle new-Economy. Ci rendiamo conto -rispetto al can-can che questo referendum sta suscitando- che e' una piccola e marginale modifica, ma l'unica che la Corte Costituzionale ha ammesso cassando altri referendum che rendevano la questione piu' articolata e completa. Quindi un primo, timido passo);
SI all'abolizione delle quote proporzionali della legge elettorale (sono positive tutte le semplificazioni che rendono piu' diretto il rapporto elettore/eletto, responsabilizzando quest'ultimo verso il dialogo continuo con i suoi elettori, e per questo scoraggiarlo dal fare in Parlamento il contrario di quello che ha promesso in campagna elettorale).
 
 
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