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ASSICURAZIONE OBBLIGATORIA CASALINGHE
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Comunicato 
26 luglio 2000 0:00
 


UNA LEGGE BIZANTINA E DISCRIMINANTE. UNA NUOVA GABELLA.

Firenze, 26 Luglio 2000. Il ministro del Lavoro ha firmato i due decreti che istituiscono l'assicurazione obbligatoria per le casalinghe, che dovrebbe divenire operativa gia' dal prossimo anno.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Battezzata e presentata come un segno di civilta', ci sembra proprio il contrario: per le casalinghe e per la comunita'. Le prime perche' e' un'assicurazione che riguarda solo coloro che svolgono questa attivita' a tempo pieno, che, secondo stime della Federcasalinghe, dovrebbero essere circa 7 milioni: e tutte/tutti quelli che svolgono attivita' casalinga non prioritaria, come dovrebbero essere tutelate/i in caso di incidenti domestici? Non si sa, e al nostro legislatore sembra che non interessi. La comunita' perche' con questo esborso obbligatorio verso altrettanto obbligatorio ente (Inail), lo Stato -considerando che 1 milione e 600 mila casalinghe non dovranno pagare perche' rientrano nella cosiddetta soglia di poverta'- incassera' 13 miliardi e mezzo dalle restanti 5 milioni e 400 mila persone, che servira' ad alimentare un carrozzone che esiste solo per tenere in vita se stesso.
Questa assicurazione, inoltre, sara' obbligatoria, con sanzione identica alla quota da pagare nel caso di evasione: probabilmente sentiremo bussare alle nostre case gli ispettori dell'Inail che verificheranno se la nonna o la mamma hanno pagato o meno: bella prospettiva. Dopo le lettere martellanti dell'Urar che accusa di evadere la tassa sulla tv (il cosiddetto canone) tutti gli italiani che abitano una casa, ci mancava questo nuovo tormentone.
Ma quale ragionamento sta dietro l'obbligo di doversi assicurare per una attivita' che, pur nel suo valore famigliare, non e' tra quelle tutelate dalle leggi sul lavoro? C'e' qualche legge che riconosce un valore economico al lavoro domestico? Sappiamo che ci sono movimenti politici che vorrebbero questo, ma "vorrebbero" e' diverso dall'essere.
E poi, l'esenzione per chi e' ufficialmente "povero". Perche' non succede altrettanto per coloro che, per esempio, sono obbligati a pagare la Rc-auto? Forse il possesso dell'auto costituisce un fattore di privilegio che esclude automaticamente qualunque possibilita' di avere redditi al di sotto di una certa soglia? E perche' non dovrebbe essere altrettanto per i pedoni? Forse questi ultimi corrono meno pericoli di chi sta in casa? E i ragazzi che vanno a scuola?
Siamo in presenza di una legge bizantina e discriminante, proprio perche' c'e' l'obbligo. Capiremmo un intervento dello Stato per incentivare forme assicurative del comportamento umano a rischio, ma ci sembra molto negativo l'obbligo, e non possiamo che leggerlo come un'ulteriore gabella da pagare solo per il diritto di esserci.
 
 
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