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CONSUMATORI E REGOLE DEL COMMERCIO
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Comunicato 
12 luglio 2000 0:00
 


FARE ACQUISTI CON CONSAPEVOLEZZA E CERTEZZA DEL DIRITTO, STA DIVENTANDO COME COMPILARSI LA DENUNCIA DEI REDDITI SENZA ERRORI: impossibile!

Firenze, 12 Luglio 2000. Quando due anni fa fu approvato il decreto Bersani sul commercio, furono in molti a parlare di svolta epocale.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Non solo ci sembra che cio' non sia accaduto, ma abbiamo la certezza che la situazione sia peggiorata, per commercianti e consumatori. I primi perche' continuano ad essere sudditi di amministrazioni comunali in combutta con associazioni di categoria impegnate solo a mantenere il loro potere di controllo e condizionamento. I secondi -i consumatori- perche' non sono messi in condizione di scegliere rispetto ad un mercato, ma solo rispetto al caso e alla fortuna.
La situazione, invece di semplificarsi, si sta normativamente aggrovigliando. Per gli orari di apertura e' tutto casuale e rispondente a logiche clientelari: perche', per esempio, deve esistere il potere discrezionale di un'amministrazione per concedere l'apertura di un negozio alle 23 piuttosto che alle 16? Non e' "normale" d'estate che, per il commercio, l'orario serale sia meglio di quello pomeridiano? Il fatto che la "normalita'" debba essere sancita da una deroga alla legge, la dice lunga su perche' esistono certi poteri e certe leggi. Se, poi, quello che fa il Comune non piace al ministero, quest'ultimo interviene censurandolo (cosi' come ha fatto con una risoluzione del 19.5.2000 in cui ha bocciato la possibilita' di aperture generalizzate).
Tra pochi mesi, inoltre, insieme al provvedimento che impedisce le vendite sottocosto, rivedranno la luce le regole della legge 80/80, che erano state superate dalla riforma Bersani, ma con validita' solo in quelle Regioni che -a dispetto di quanto previsto dalla legge- non hanno ancora legiferato in materia. Si tratta del preavviso che i commercianti dovranno dare ai Comuni per praticare le vendite promozionali: norme piu' severe di quelle precedenti, perche' il preavviso include tutte le categorie merceologiche, mentre prima erano esclusi i prodotti d'igiene e quelli alimentari. Queste vendite si potranno fare sempre con l'esclusione dei periodi dei saldi (gennaio e luglio).
Per semplificare, abbiamo: una legge nazionale che demanda i poteri alle Regioni, che sono in buona parte incapaci, per cui viene ripristinata una vecchia legge, mentre i Comuni hanno poteri discrezionali che pero' possono essere cassati dal ministero: un quadro normativo che, per un consumatore che consapevolmente e con certezza del diritto volesse fare acquisti, sarebbe come se si avventurasse nella compilazione, da solo, della denuncia dei redditi: impossibile!
Quindi -riassumendo- il consumatore che dovra' andare a far compere, potra' scegliere tra prodotti che hanno prezzi e qualita' non rispetto a logiche di mercato, ma prevalentemente rispetto alla posizionatura territoriale del negozio e a quanto le regole di quel territorio incidono sulla formazione del prezzo al dettaglio. Questo e' tutt'altro che un aspetto secondario, perche' l'apparato normativo ha anche bisogno di essere mantenuto dai contribuenti, e lo si fa attraverso le tasse, specialmente quelle locali e regionali, che -da quando al Governo centrale si sono cominciati a riempire la bocca di federalismi fiscale- sono quelle piu' alte e che lievitano in continuazione: e queste tasse le pagano direttamente i consumatori e i commercianti, con l'aggravante che questi ultimi le fanno poi ricadere sui consumatori. Non e' un caso -a conferma- che in Paesi in cui tutto questo groviglio non esiste (Usa, per esempio), e ogni commerciante fa gli orari che crede e pratica gli sconti che gli pare, i prezzi al dettaglio sono molto piu' bassi e la scelta e' maggiore, e il commercio stesso e' in forte espansione.
 
 
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