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IL DE PROFUNDIS DELL'IRI
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Comunicato 
30 giugno 2000 0:00
 


COME FAR CREDERE CHE SIA IN ATTO UNA RIVOLUZIONE ECONOMICA: SE NON IRI E' PAN BAGNATO! L'ADUC AL COMMISSARIO UE MONTI: POSSIBILE CHE QUESTA GRANDE PRESA IN GIRO SIA CORRETTA?

Firenze, 30 Giugno 2000. C'e' molta informazione, questi giorni, sull'Iri: cosa e' stato, i suoi uomini, i suoi successi, le sue eredita', i suoi rimpianti. Per chi avesse messo da parte un po' di memoria o, giovane, si affacciasse oggi alla comprensione e conoscenza della nostra economia, sarebbe subissato di volti sorridenti di grandi uomini che vengono presentati come coloro che hanno fatto grande questo Paese, e non gli resterebbe che crederci, cosi' come non gli resterebbe che credere che il passaggio al mercato …. "e' cosa fatta!"
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Stendiamo un velo giudiziario su quello che l'Iri ha significato per l'economia e, soprattutto, l'amministrazione dello Stato in tutti questi anni: quasi come la Fiat, immune ad ogni cambiamento, e anche capovolgimento (come dal regime fascista a quello democratico), eterno moloch del capitale pubblico cosi' come la Fiat lo e' stata per quello privato (mettendo per un attimo in soffitta la politica di capitalizzazione degli utili e socializzazione delle perdite di quest'azienda). Ed oggi sono entrambi finiti: l'azienda torinese ormai General Motors e l'Iri in dismissione.
E questo vuol dire che i consumatori e gli utenti potranno svolgere quella funzione economica che dovrebbe competergli in un libero mercato, cioe' calmieratori delle scelte e barometri degli indirizzi? Pura fantasia! Perche' -parafrasando un detto popolare- se non e' Iri, e pan bagnato!
L'esempio piu' fulgido e' senz'altro quello della Rai, che e' stata parcheggiata (in disprezzo di leggi e buon senso) al ministero del Tesoro, per cui, se prima avevamo la Comunicazione pubblica di Stato, oggi ce l'abbiamo di Governo (per restare sempre nei detti popolari, qui e' il caso di dire "dalla padella nella brace"). Il fatto che gli italiani abbiano gia' fatto sapere con un referendum, alcuni anni fa, che avrebbero preferito una Rai privata, e' diventato piu' che marginale: dimenticato.
Per il resto, questa dismissione, segue cio' che succede con la Rai: un cambio di casacca, ma sempre pubblica per prevalenza di proprieta' o per poteri di golden share. E gli utenti e consumatori avranno gli stessi servizi e prodotti, da fornitori e produttori unici, a cui non potranno contrapporre, in mancanza di qualita' ed economicita', il loro potere economico: la scelta e il premio dei migliori.
E lo stesso succede per i risparmiatori. Prima investivano in Bot che fruttavano o meno rispetto agli umori politici e clientelari dello Stato; oggi investono in una Borsa, ma quasi esclusivamente in aziende che sono controllate dallo Stato o dal Governo, e che rispondono sempre a logiche che sono il contrario di quelle del mercato, non rendendolo appetibile, ma solo un po' piu' a rischio: per sapere se l'investimento e' giusto o meno, piu' che le cronache finanziarie, conviene leggersi quelle politiche e di politica economica.
 
 
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