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FINANZIERE SPACCIATORE DI ECSTASY
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Comunicato 
3 novembre 1999 0:00
 


E' SOLO LA PUNTA DI UN ICEBERG IN ESPANSIONE.
E CI SONO I METODI PER BLOCCARLO: LEGALIZZAZIONE E INFORMAZIONE.

Firenze, 3 Novembre 1999. Un finanziere e' stato arrestato perche' trovato in possesso di 30 mila pasticche di ecstasy.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
La situazione sta decisamente degenerando, e siamo solo agli inizi: non abbiamo ancora raggiunto i livelli colombiani e boliviani, ma ci stiamo avvicinando a grandi passi.
Sicuramente sentiremo possenti dichiarazioni dei responsabili della Finanza -e di tutte le altre forze dell'ordine- che si tratta solo di schegge impazzite. E non abbiamo motivo per non crederci. Nello stesso tempo, pero' non possiamo non prendere atto che, piu' continua l'attuale politica nei confronti delle droghe, piu' aumentano i danni. E' inutile che si facciano grandi proclami ideologici e umanitari, la realta' e' questa: il divieto, la demonizzazione, il tabu' sta portando a questo: un mercato che non si attenua, ma si modifica, con una costante, i consumatori in crescita.
Se e' sempre piu' raro trovare un giovane che si fa di eroina, e' sempre piu' facile registrare un aumento dei giovani che si impasticcano con derivati e prodotti delle anfetamine, nelle miscele piu' varie e piu' o meno pericolose.
A fronte di un'alta domanda di prodotti illegali, al balenare di prezzi che sono fuori di ogni controllo e quindi portatori di grandi guadagni, e' chiaro che le tentazioni diventano numerose, e si ramificano anche nei luoghi deputati ad essere piu' insospettabili.
E' il caso del finanziere di Udine, cosi' come alcuni impiegati e dirigenti del Palazzo di Giustizia di Roma, e come tanti altri. In Messico i sospetti sono sul presidente della Repubblica, mentre in Colombia, l'ex-presidente della Repubblica e' diventato tale (ex) proprio per i finanziamenti che aveva accettato da parte di alcuni cartelli di narcotrafficanti.
In Italia, per fortuna, siamo ancora ben lungi da avere anche il pur minimo sospetto sul presidente Ciampi, ma il fenomeno esiste e si sviluppa in questo modo e non c'e' alcuna avvisaglia che possa arrestarsi.
Le notizie sull'arresto di spacciatori -piu' o meno piccoli e grandi- come le notizie sui ragazzi fermati da questa o quell'altra pattuglia, sono pane quotidiano delle cronache locali di qualunque giornale di qualunque provincia. Sulle prime pagine si arriva solo quando il morto non e' un disgraziato tossicodipendente, ma la giovane della famiglia bene (non morta, per fortuna) o quando, come nel nostro caso, viene pizzicato colui che dovrebbe pizzicare. Ma quanti casi del genere esistono, in qualunque meandro dell'amministrazione dello Stato?
Crediamo che anche questa debba divenire un'occasione di riflessione, per invertire i parametri dell'approccio al fenomeno, con due punti di riferimento: il consumatore che ha diritto anche a farsi male, e l'informazione sull'argomento.
Ma l'informazione, si dira', c'e' anche oggi! Non e' vero! Questa informazione sta dando quello che vediamo, e non potrebbe altrimenti, perche' c'e' un vizio di fondo: un'informazione non potra' mai essere esaustiva se la materia di cui si tratta e' considerata reato; fintanto che le droghe continueranno ad essere vietate, su di esse non potra' mai svilupparsi una conoscenza e un approccio sereno, che, poi, alfine, e' quello che mette in moto il cervello e fa scegliere ad un consumatore se usare o meno quella sostanza.
 
 
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