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LA FINE DELLA BENZINA ROSSA
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Comunicato 
15 novembre 1999 0:00
 


I TRE ANNI DI PROROGA RICHIESTI ALLA UE SONO L'ENNESIMA FIGURACCIA. LE ALTERNATIVE CI SONO E BASTEREBBERO POCHI MESI PER METTERLE IN FUNZIONE.
L'ENNESIMA EMERGENZA PER ELUDERE IL POTENZIAMENTO DEL TRASPORTO PUBBLICO: ALTROCHE' ROTTAMAZIONI.

Firenze, 15 Novembre 1999. A fine anno dovrebbe essere vietata la vendita della benzina super: l'ennesima cartina tornasole della credibilita' di metodo e scelte di chi ci amministra, con uno scivolone proprio su uno dei consumi base della nostra quotidianita': la dimostrazione che sull'economia dei consumi i nostri amministratori non riescono a farsi carico delle mutate esigenze e delle aspettative del mercato e dei consumatori. Altrimenti il problema, perche' non e' stato sollevato prima, ma solo a ridosso della scadenza?
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il Governo chiede clemenza all'Ue con il cappello in mano (cos'altro e' la richiesta di rinvio di tre anni?), siglando l'ennesima figuraccia e rimarcando l'Italian Style dell'amministrazione.
E siamo tutti portati a credere che non ci siano alternative, ma non e' proprio cosi'. Ci sono anche a breve scadenza, per cui sarebbe sufficiente chiedere all'Ue una proroga di qualche mese. Stiamo parlando della benzina che -in Gran Bretagna, per esempio, ma non in Italia- viene venduta con la sigla LRP (Lead Replacement Petrol), che e' sostituiva a tutti gli effetti della nostrana super con piombo: un carburante che abitualmente viene pubblicizzato -dalla Esso, per esempio- sulle riviste di auto fuoriserie per modello e meccanica, ma che, essendo di un certo pregio da collezionista, diversi automobilisti continuano ad usare. Sempre in Gran Bretagna, le uniche auto che consumano la LRP sono queste, quindi le esigenze sono limitate. Da noi il parco macchine e' piu' ampio, e quindi bisognerebbe uscire dal giro del "pregio" e fare previsioni d'uso un po' piu' massicce, per cui qualche mese per organizzarsi crediamo che sia piu' che sufficiente.
Ci rendiamo conto che sarebbe piu' semplice la proroga, sperando che fra tre anni il problema non si ponga piu'; ma a questa semplicita' contrapponiamo la razionalita' di un sistema che non porrebbe limiti temporali, ma lo risolverebbe in via definitiva, consentendo agli automobilisti di decidere con serenita' quando e come cambiare la propria automobile. E ci consentirebbe di bloccare prima l'inquinamento che deriva dalla combustione della super con piombo.
E ci rendiamo anche conto che sarebbe una svolta di metodo per chi ci amministra: alle solite scelte fatte in emergenza (dove chiunque e' disposto a digerire qualunque cosa perche' non ci sono alternative) si farebbe un passo piu' lungimirante, mettendo in primo piano le esigenze dei consumatori.
Fino ad oggi non e' stato fatto molto perche' c'era da accontentare i costruttori di automobili con le rottamazioni, e i petrolieri (tra cui lo Stato che e' petroliere per il 50% del mercato con l'AgipIP). Ma queste attenzioni, invece, sarebbe proprio il caso di rivolgere li' dov'e' l'alternativa all'aumento del trasporto privato, cioe' nel potenziamento quantitativo e qualitativo di quello pubblico: mettere l'utente in condizioni di scegliere il mezzo migliore con cui muoversi, e non -com'e' essenzialmente oggi- il mezzo di chi non ha i soldi per comprarsi e gestirsi un'auto privata.



ARRIVANO ANCHE IN ITALIA LA PASTA SFATTA E IL PANE COLORATO

Roma, 15 Novembre 1999. Arriva anche in Italia la pasta che si incolla nel piatto e il pane con additivi e coloranti. In base ad una sentenza della Corte di giustizia europea del 14 luglio 1988 -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- l'Italia ha dovuto consentire, con legge 128/98, l'ingresso nel nostro Paese di pasta fatta con farina, prodotta cioe' con grano tenero, anziche' di semola, cioe' grano duro. L'acqua di cottura della prima risulta torbida per la perdita di amido, e' opaca e si incolla nel piatto. La legge consente anche gli additivi e i coloranti nel pane. Questi prodotti per ora si trovano negli hard discount.
Ci siamo dovuti sottomettere alla normativa europea. Certo e' che la qualita' dei nostri prodotti non riusciamo a sostenerla ne' in sede legislativa ne' in quella pubblicitaria. Ci vuole cosi' tanto a diffondere la qualita? Chissa' cosa fanno i "competenti "Ministeri e il nostro Istituto per il commercio estero.
 
 
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