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GOLDEN SHARE ITALIANA
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Comunicato 
23 maggio 2000 0:00
 


LA CORTE UE CONDANNA IL POTERE DI STATO IN ENI E TELECOM. IL GOVERNO SI DIFENDE ESALTANDO I PRESUNTI VALORI DI MERCATO DELLA NUOVA GOLDEN SHARE DECISA CON IL DECRETO POMPIERE DELLO SCORSO FEBBRAIO.
E' LA CONFERMA CHE IL MERCATO ITALIANO NON DECOLLA A FAVORE DEI CONSUMATORI, MA SI ORGANIZZA MEGLIO PER IL SOLITO VECCHIO POTERE.

Firenze, 23 maggio 2000. La Corte europea di giustizia ha condannato l'Italia per i suoi poteri di golden share nelle privatizzazioni di Eni e Telecom. L'Italia ha violato i diritti di stabilimento, di libera prestazione di servizi e di libera circolazione dei capitali.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Una sentenza attesa da diversi mesi e molto significativa, perche', anche se riguarda una legge superata (474/94), sanziona una presenza ingombrante che non ci sembra che il successivo decreto dello scorso 18 febbraio abbia modificato. Questo decreto a suo tempo lo definimmo "pompiere", perche' pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo stesso giorno in cui l'Avvocato generale della Corte europea di Lussemburgo chiese quella condanna per l'Italia che oggi e' stata comminata, doveva servire per buttare acqua sul fuoco che si era acceso in sede comunitaria dopo la scoperta del bluff delle privatizzazioni all'italiana.
Ci domandiamo, cosa e' cambiato, nel frattempo, negli assetti societari di Eni e Telecom? Niente.
E mentre il Governo si difende malamente, dicendo che la sua golden share con il decreto dello scorso 18 febbraio e' cambiata, perche' gli conferisce poteri limitati, temporanei e a carattere ben definito, non ci puo' non venire in mente cio' che il Governo stesso disse alla Camera lo scorso dicembre, quando approvo' la norma: "esclusivamente per rilevanti e imprescindibili motivi di interesse generale, con particolare riferimento all'ordine pubblico, alla sicurezza pubblica, alla sanita' pubblica e alla difesa". Uno spettro d'azione in cui tutto e' lecito: la sicurezza e la salvezza nazionale, si sa, sono cose per cui tutto si puo', e le regole valgono solo per chi deve rispettarle, non per chi le fa.
Per noi il nuovo decreto e' la conferma della presenza di un macigno monopolista e monopolizzatore sulla strada del libero mercato, impedendo la sua espressione a vantaggio dei consumatori, di uno Stato che si organizza meglio per rispondere alla nuova articolazione del vecchio e solito potere. E auspichiamo che la Corte di Lussemburgo non si faccia ammaliare dalle sirene stonate che sono state dispiegate per distrarla.
 
 
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