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GRANDE FRATELLO
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Comunicato 
24 giugno 2000 0:00
 


CHI VUOLE VIETARE LA TRASMISSIONE, HA PAURA DI CONSUMATORI CONSAPEVOLI E IN GRADO DI DISCERNERE DA SOLI.

Firenze, 24 Giugno 2000. Grande mobilitazione per evitare che la trasmissione "Il grande fratello" sia trasmessa. Dopo l'intervento del presidente della Rai, ora anche alcuni politici, nel nome della privacy, si stanno mobilitando
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Lasciamo perdere il direttore della Rai che sta cercando di rimediare al fatto che il suo piu' grande concorrente, Mediaset, gli ha fregato lo scoop che, dal prossimo 13 settembre, incollera' alla tv milioni di persone; e non essendo apparecchi sintonizzando sulla Tv di Stato, tutto e' lecito per denigrare; chissa' cosa avrebbe detto e fatto se questa trasmissione fosse stata nei programmi della Rai ….
Quel che stupisce, invece, e' che ci sia qualcuno, come l'on.Franco Monaco, che, in nome di una "perversione della comunicazione tv, lesiva della dignita' della persona e corriva verso il voyerismo di massa" vorrebbe che la trasmissione non andasse in onda. Facendo molta cura nel dire che e' lungi da lui l'idea di misure censorie, non si capisce dove voglia andare a parare. Difendere la Rai dal mancato scoop, con un gesto piu' realista del re? Puo' darsi. Ma quel che piu' si nota e' l'imbarazzo -verso se stessi, crediamo- di chiedere censura non chiamandola con il suo nome.
Ci si e' dimenticati, probabilmente che l'Italia, tra le prime in Europa, ha fatto una grande conquista negli anni '70 con la disarticolazione e la liberalizzazione dell'etere, e che il consumatore e' padrone di questa situazione, almeno per i suoi gusti, perche' con una semplice pressione del dito puo' decidere di vedere o meno un programma; non solo, ma puo' sceglierne di vederne altri o, anche, di non vederne alcuno. Ci si dimentica, cioe', che il consumatore televisivo e' adulto, vaccinato e in grado di scegliere da se cosa vedere o meno. Ed e' libero anche di farsi condizionare da questa o quell'altra campagna pubblicitaria di un prodotto o di una trasmissione; e', per l'appunto, libero.
Se si parte da questo presupposto e da questa elementare lettura della nostra societa' delle comunicazioni, si capisce bene come tutto il parlare su "Il grande fratello", e' solo paura della liberta', e l'ennesimo tentativo di imporre sempre a chi consuma cio' che e' buono e cio' che e' cattivo, cio' che risponde alla giusta idea e alla giusta religione ed etica.
"Il grande fratello" e' probabile che sia una schifezza, ma ci si consenta di dirlo dopo che lo abbiamo visto e dopo che abbiamo sfogato i nostri istinti di voyerismo, che sono una importante componente della personalita' umana che, repressa, potrebbe essere il preambolo a reazioni inconsulte.
 
 
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