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LEGGE EDITORIA
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Comunicato 
18 ottobre 2000 0:00
 


ETERNA PROPOSTA ASSISTENZIALECONTRO PRODUTTORI E CONSUMATORI Firenze, 18 Ottobre 2000. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Vannino Chiti, ha illustrato al comitato ristretto della Commissione Cultura della Camera, le proposte di modifica del disegno di legge sull'editoria. Ci saranno sempre i contributi all'editoria dei partiti, ma con una novita' per quanto riguarda il sostegno alla lettura degli studenti negli istituti scolastici: l'uso del reddito netto residuo delle fondazioni bancarie (dopo le erogazioni di legge).
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Se mai questo disegno di legge vedra' luce e approvazione, sara' solo il punto di incontro di una politica assistenziale fatta ad hoc per contentare proponenti e loro affiliati, non certamente la pista di rilancio dell'editoria italiana.
Il metodo e' quello di far digerire il perpetuarsi dello scandalo (finanziamenti all'editoria di partito) con un colpo di buonismo che, forse, fara' bene alle biblioteche delle scuole, ma non all'editoria, che sara' li', al palo, a cercare di sgraffiare contributi nelle maglie della legge.
Quale contributo al lancio dell'editoria italiano puo' venire dal finanziamento di quotidiani e periodici cosiddetti di partito, i cui nomi, pur se pronunciati, non dicono niente alle orecchie dei lettori? Oppure, quale contributo dal piu' famoso e pieno di fondi dell'editoria e di partito, il quotidiano l'Unita', chiuso per debiti?
E quale contributo dall'uso dei fondi in esubero delle fondazioni bancarie, in quantita' sconosciuta (e quindi non pianificabile, per le scuole), per l'acquisto di libri, giornali e prodotti multimediali, se non la corsa e la ricerca di raccomandazione degli editori con questo o quell'altro preside o provveditore, per far si' che i propri prodotti siano privilegiati?
Ci sarebbe solo una cosa da fare, ma, viste le premesse del settore, e la voglia e prassi liberalizzatrice del Governo, dubitiamo che venga anche solo lontanamente presa in considerazione: affidare tutto al mercato, e far si' che l'incentivo statale premi chi produce e chi consuma, lasciando, di conseguenza, liberta' di scelta a chi propone e a chi consuma.
Alcune cose da fare, per esempio, sarebbero semplicissime: portare l'Iva del 20% sull'editoria online allo stesso 4% di quella cartacea e radiotelevisiva, consentendone la detraibilita' invece del regalo che oggi viene fatto allo Stato; diminuire i costi dei collegamenti a Internet con l'abolizione del monopolio sull'ultimo miglio di TelecomItalia, e anche dei surrogati in gestazione presso l'Autorita' Tlc; consentire la pubblicita' sull'editoria scolastica; levare ogni limite agli sconti sui prezzi di copertina, non dando seguito, in modo particolare, alla proposta di legge Melandri che prevede prezzi fissi per i libri e sconti fino ad un massimo del 10%.
Insomma un'impostazione che dovrebbe stimolare gli imprenditori a produrre a prezzi sempre piu' bassi, invogliando i consumatori ad acquistare.
Invece ci dobbiamo tenere i giornali di partito (nonostante l'altrettanto scandalosa tv di Stato e di Governo che paghiamo con la tassa/canone), e continuare a dare soldi allo Stato che, poi, decidera' come e quando far leggere i propri sudditi e far guadagnare le sue imprese.
Non ci stupiremmo se, nel vorticoso e turbinoso incedere imprenditoriale dell'Enel (novello Iri), non ci fosse, dopo quella -per restare nel settore- sulle telecomunicazioni, anche un'attivita' editoriale piu' in senso stretto ….. o ci siamo distratti?
 
 
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