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E I LETTORI DELL'UNITA'?
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Comunicato 
31 luglio 2000 0:00
 


IL MERCATO, CHE HA GIA' BOCCIATO IL QUOTIDIANO DEI DS, E' IL GRANDE ASSENTE IN TUTTA QUESTA VICENDA

Firenze, 31 Luglio 2000. Da lettori (per ora ex) del quotidiano l'Unita', siamo orfani perche' nel grosso pacco di giornali che quotidianamente ci portiamo dall'edicola ai nostri uffici, manca il giornale dei Ds.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
E ci dispiace perche' non possiamo piu' leggere direttamente le posizioni di quel partito sugli argomenti che ci interessano. Abbiamo, sulla stampa e sui media piu' in generale, buone dosi di voci indirette per le opinioni dei Ds, ma il metodo diretto, esplicito, senza i finti filtri di giornalisti che si arrampicano per apparire indipendenti, e' sempre il migliore.
Cosi', da utenti e consumatori di questo giornale, stiamo seguendo la vicenda.
In questi giorni abbiamo capito meglio tante cose, con il moltiplicarsi degli appelli di solidarieta', le pagine offerte dai loro colleghi, le rotative degli avversari a disposizione, le discussioni, le interviste, la storia. Ci siamo presi una dose di informazioni a cui non eravamo abituati.
E abbiamo pensato: e i lettori, quelli come noi, dove sono, perche' non si fanno sentire? Abbiamo fatto il parallelo con un altro avvenimento di questi giorni, la chiusura (poi rimandata da una sentenza d'appello) del sito Internet Napster per lo scambio di file musicali online: in quei giorni sono state milioni le persone che hanno fatto sentire la loro voce, non tanto attraverso i concorrenti o gli amici di Napster, ma attraverso il miglior metodo individuale di comunicazione, Internet; e questa "mobilitazione" spontanea, un peso lo ha sicuramente avuto.
Per l'Unita', invece, niente. Nonostante che nello Stivale siano in corso molti festival per l'appunto de l'Unita' (che immaginiamo servano a finanziare questo giornale), nonostante sia il giornale del maggior partito della coalizione di Governo.
La mobilitazione, infatti, e' piu' della categoria, di coloro che vedono in cio' che succede oggi al quotidiano dei Ds quello che potrebbe succedere domani a loro, specialmente quella pleiade di quotidiani e periodici che sono finanziati dalla legge sull'editoria, e che si mantengono solo grazie a questi soldi, non certo per le vendite: per esempio, c'e' qualcuno che conosce lettori ed acquirenti, e vede in giro quotidiani come "Linea", la "Discussione", il "Popolo", al di la' delle apparizioni nelle rassegne stampa notturne in tv di Stato e non?
I lettori, gli acquirenti, gli utenti e consumatori dell'informazione sono i grandi assenti di questa vicenda, mai chiamati in causa perche', loro, hanno gia' espresso un'opinione non comprando piu' quel quotidiano per motivi che non ci interessa sapere quali siano, ma che sono tali da indurli a spendere altrove le loro 1500 lire. Cioe' e' assente il mercato. Quel mercato che in una democrazia economica decide, ma che qui -in Italia e nell'alveo della stampa mantenuta dallo Stato- non ha senso, anzi e' meglio far finta di nulla, perche' se evocato potrebbe essere un cattivo esempio per chi si accinge a farsi partner dello Stato nel mantenimento di questo giornale.
Una semplice domanda: hanno senso oggi i giornali di partito, nel momento in cui i partiti non sono piu' un riferimento e modelli economici e culturali? Possibile che, per restare in quell'area politica, nessuno si sia mai chiesto perche' un quotidiano come "il manifesto" vende e regge, e non e' cosi' per l'Unita', nonostante i finanziamenti dello Stato?
 
 
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