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LIBERTA' DI CURA
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Comunicato 
18 ottobre 1999 0:00
 

I TOSSICODIPENDENTI SONO PERSONE BISOGNOSE DI CURE E LIBERE COME LE ALTRE DI SCEGLIERE COME, QUANDO E DOVE FARSI CURARE.

Firenze, 18 ottobre 1999. Sono gia' in diversi ad essersi espressi per l'obbligatorieta' della cura per i tossicodipendenti, per fortuna con poco successo. Ora e' la volta del presidente del partito politico Alleanza Nazionale.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Non si capisce dove voglia andare a parare una proposta del genere. Il ricovero coatto e' fuori da ogni logica sanitaria, a maggior ragione quando si ha a che fare con una dipendenza -quella tossica in questo caso- che per essere superata presuppone sempre la scelta e la partecipazione attiva del soggetto interessato.
I tossicodipendenti, inoltre, essendo gia' trattati utenti sanitari di serie B, ne avrebbero un ulteriore danno. Infatti, nonostante le leggi e le circolari ministeriali in materia siano molto chiare (nei limiti di una legislazione dove le sostanze che provocano questa dipendenza non sono legali), i tossicodipendenti non accedono facilmente ai servizi di assistenza istituiti presso i Sert: la distribuzione controllata di metadone, per esempio, non e' diffusa e capillare come invece dovrebbe; mentre il contesto di fornitori/delinquenza che abitualmente fa da corollario a queste persone -che, spesso, delinquono anch'essi per procacciarsi il denaro necessario all'acquisto della droga- non e' giustamente molto gradito agli abitanti delle zone urbane dove avviene il mercimonio illegale o dove e' situato il Sert, e per questo c'e' verso di loro un diffuso malcontento che, qualche volta, si e' espresso anche con metodi violenti, finanche alla limitazione di accesso ai Sert.
Proposte, quindi, come quelle dell'on Gianfranco Fini, non ci sembrano utili. Anzi, ci sembra che peggiorerebbero la situazione, perche' creerebbero ulteriore emarginazione, che, invece, e' proprio quella che va combattuta.
Ci sembra che si voglia cercare di nascondere il nodo del problema, creando, con determinazione mascellare, un polverone nocivo a tutta la popolazione, al diritto, al civismo e al buon senso.
I tossicodipendenti sono utenti del servizio sanitario come gli altri; la loro malattia non provoca di per se' pericolosita' sociale da giustificare l'intervento restrittivo della loro liberta'. Se c'e' una pericolosita' e' da ricercare nella testardaggine di chi non vuole inserire nella farmacopea ufficiale del nostro Paese, cio' che invece c'e' in Paesi come la Svizzera, la Gran Bretagna, l'Olanda e (anche se in modo non esplicito) la Germania: la legalizzazione delle sostanze e il loro uso controllato e gestito dal servizio sanitario (e non dalla delinquenza) sarebbe la buona risposta che -nei Paesi che
 
 
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