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LIBRI SCOLASTICI
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Comunicato 
28 luglio 2000 0:00
 


UNA CONVENZIONE TRA EDITORI E STATO, CONDANNA GLI STUDENTI ALLA DISINFORMAZIONE: VIETANDO L'AGGIORNAMENTO DEI LIBRI PER TRE ANNI E VIETANDO QUELLA PUBBLICITA', SENZA LA QUALE, GLI EDITORI TENGONO ALTI I PREZZI DEI LIBRI.

Firenze, 28 Luglio 2000. Una convenzione tra ministero della Pubblica istruzione e case editrici -che hanno chiamato "codice di autoregolamentazione"- ha stabilito una serie di regole per far fronte al caro-libri, tra cui: prezzo immutabile fino al 31/12 di quest'anno, ristampe solo per le edizioni che avranno il 20% di novita', divieto di pubblicita', nuove edizioni non prima di tre anni dall'ultima pubblicazione.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il fatto stesso che l'hanno chiamato "codice di autoregolamentazione" e che poi sia stato imposto alle case editrici dal ministero, la dice lunga sulla valenza di mercato dell'accordo: un metodo e un sistema che ci prepara ad accogliere quella proposta di legge del ministero dei Beni Culturali che vorrebbe imporre uno sconto massimo del 10% nella vendita dei libri. Una concezione bizzarra del mercato e degli stimoli al consumo del libro e della cultura.
Siamo in presenza di una sorta di artificio del ministero per tenere calme le famiglie che nel prossimo mese dovranno subire il salasso dell'acquisto dei libri per la scuola in cui sono obbligati a mandare i loro figli, e per continuare a non assolvere all'impegno dell'istruzione gratuita in tutta la fase della scuola dell'obbligo: i libri vengono dati gratuitamente solo nelle scuole elementari. E ora che praticamente la scuola e' obbligatoria per altri 8 anni, il salasso e' ancora maggiore e piu' lungo.
Invece di stimolare le case editrici ad offrire prodotti di qualita' migliore, il ministero li invita al contrario. Come altro si puo' leggere il divieto di nuove edizioni prima di tre anni dall'ultima pubblicazione? Forse in tre anni non succede nulla? Probabilmente quando l'auto di famiglia era la Fiat600, questo andava bene, ma con i ragazzi che navigano in Internet gia' dall'infanzia e soprattutto dopo la scuola elementare, ci sembra un buon metodo perche' questi stessi ragazzi siano invitati a considerare inutili, vecchi, noiosi e perditempo i libri su cui li costringono a studiare.
Inoltre, che significato ha vietare la pubblicita' nei libri? Educativo? Ma di quale piccolo mondo antico? Quello per far si' che i libri si distinguano da tutto -ripetiamo: tutto- quello che circonda gli studenti, e appaiano loro come qualcosa di barboso, avulso dalla realta', presunte isole felici inesistenti? Non e' anche un metodo per penalizzare gli editori e costringerli a tenere i prezzi alti? Che infatti e' quello che succede e che, per porvi rimedio, ci si inventa la fesseria del divieto di aggiornamento per tre anni.
Purtroppo, anche qui, lo Stato obbliga i suoi sudditi a studiare quello che vuole lui, e non stimola curiosita', novita' e mercato: lui deve controllare tutto, e come sempre questo tutto non cresce e gli si allontana sempre di piu'.
 
 
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