BENE ANTITRUST, MA NON BASTA SUGGERIRE, OCCORRE LEVARE I DIVIETI E IL POTERE DISCREZIONALE DELLE REGIONI: SPESSO PER UNA FARMACIA CHIUSA E' IN GIOCO LA VITA DI UNA PERSONA.

Firenze, 13 Marzo 2000. L'Antitrust ha chiesto piu' liberta' per gli orari delle farmacie, mantenendo orari minimi che garantiscano il servizio. Oggi gli orari sono stabiliti dalle Regioni, e variano da situazione a situazione.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Siamo soddisfatti di questo intervento dell'Antitrust, ma proprio per i motivi che adduce, ci sembra insufficiente il "suggerimento" che ne e' scaturito per i legislatori. Infatti l'Autorita' ha sottolineato la necessita' di mantenere l'obbligo di orari minimi, in modo che il servizio di primaria ed essenziale importanza sia sempre garantito e l'utenza non abbia difficolta'; e' proprio per questo motivo che ci sembra che si debba andare oltre il suggerimento: spesso per una farmacia chiusa e' in gioco la vita di una persona.
Percio' occorre rimettere in discussione la legge quadro che demanda alle regioni il potere di decisione sugli orari: ogni vincolo -fatti salvi quelli di orari minimi- deve essere levato. Non e' fantasia politica ricordare che e' proprio sulla politica degli orari che viene giocato il ricatto economico del potere locale verso i gestori di farmacie (e non solo); la politica di deroghe a norme restrittive e' la tradizionale arma per far si' che il commerciante -dovendo quasi obbligatoriamente avvalersi della sua associazione di categoria per qualunque trattativa- sia sempre soggetto alle decisioni di chi lo amministra decidendo per lui, e non solo garantendogli le condizioni per esercitare il liberta' la sua professione e il suo commercio.
Per queste ragioni, se da un alto plaudiamo all'intervento dell'Antitrust, non possiamo esimerci di chiedere che vada oltre, colpendo li' dove nasce la concessione del potere discrezionale alle Regioni, nella legge quadro nazionale.