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OTTO PER MILLE
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Comunicato 
5 giugno 2001 0:00
 


CHI NON INDICA LA SCELTA PERCHE' RITIENE ASSURDO L'OBBLIGO DI FINANZIARE UNA CONFESSIONE RELIGIOSA, O CHI LO DA' ALLO STATO PENSANDO COSI' DI ESPRIMERE LA SUA NON-CONFESSIONALITA', SAPPIA CHE FINANZIA ESSENZIALMENTE LA CHIESA CATTOLICA ROMANA.
L'ADUC INVITA A SCEGLIERE PRECISAMENTE A CHI DEVOLVERE IL CONTRIBUTO OBBLIGATORIO, E A NON DARLO ALLO STATO.

Firenze, 5 Giugno 2001. Diversi mezzi di informazione, in questi giorni ci stanno proponendo pubblicita' in cui questa o quell'altra confessione chiede che il contribuente indichi la destinazione dell'otto per mille, sulla denuncia dei redditi, a favore della loro organizzazione.
Una legge assurda -dice Vincenzo Donvito, presidente dell'Aduc- anche dal punto di vista di chi, confessione religiosa, per finanziarsi gioca sull'obbligo di tutti i contribuenti a farlo. Altra cosa sarebbe, per esempio, che i contributi che uno da' liberamente a questa o quell'altra associazione (religiosa o meno avrebbe poca importanza) fossero fiscalmente detraibili, anche se una legge del genere in Italia c'e', ma riguarda importi minimi, ed e' comunque concepita in virtu' del fatto che esiste l'obbligo dell'otto per mille.
Ma la legge, fintanto che c'e', va rispettata (e anche se si volesse fare un'obiezione, tecnicamente sarebbe impossibile), e per far si' di non essere presi in giro, e' bene conoscere come viene applicata.
La scelta e' obbligata, non ci sono alternative, perche' chi non lo fa vedra' il suo otto per mille distribuito a tutti i concorrenti secondo le percentuali che sono scaturite da chi ha scelto. Ognuno, se reputa un'organizzazione religiosa piu' meritoria di un'altra, la indichi, ma non dia l'indicazione dello Stato pensando che in questo modo stia manifestando la sua non-confessionalita', perche' e' vero il contrario.
Che ci sta a fare la possibilita' di indicare lo Stato? Perche' lo Stato si mette in concorrenza con le religioni? Semplicemente perche' la sua presenza -soprattutto quando la scelta era solo tra Chiesa cattolica romana e Stato- giustificava il concetto di concorrenza e quindi quello di equa e giusta distribuzione anche del gettito di chi non aveva dato indicazione; una situazione che si e' protratta anche ad oggi, in cui le confessioni che concorrono sono diverse, con lo Stato che e' li' a fare da bella-statuina per l'assegnazione dei soldi non espressi, e con la prospettiva che, aumentando i concorrenti, fra non molto sentiremo parlare di dieci per mille. Inoltre l'otto per mille che viene designato allo Stato, forse, se non ci fosse questa indicazione, lo stesso Stato non avrebbe soldi, per esempio, per l'assistenza ai rifugiati (come in parte vengono usati questi soldi devoluti allo Stato)? Non crediamo, per cui la "concorrenza" con le confessioni religiose e' solo fittizia.
Ma non basta. Perche', stando al bilancio della distribuzione dei soldi dati allo Stato con l'otto per mille nel 1999, il 48,34% viene devoluto alla conservazione degli edifici cattolici. Non ci poteva pensare la Chiesa romana con i suoi fondi? Lo Stato non ha altro da conservare nel settore dei beni culturali, e poi proprio con quei soldi che gli sono stati dati da chi, potendo scegliere la Chiesa romana, non l'ha volutamente fatto?
Il gioco ci sembra tutt'altro che limpido. Quindi, rinnovando l'invito ad esprimere la preferenza, consigliamo di non scegliere uno Stato che sembra solo esserci per prenderci in giro e giocare sulla buona fede dei non-credenti nelle confessioni che si spartiscono la torta dell'otto per mille. L'invito, in attesa e lottando per l'abolizione di questo assurdo obbligo, e' di scegliere cio' che a ognuno possa sembrare il male minore.
Sul portale Internet dell'Aduc, si puo' leggere ampia documentazione in materia, a questo indirizzo
 
 
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