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PREZZI LIBERI DELLA BENZINA
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Comunicato 
30 maggio 2000 0:00
 


LE INDAGINI DELL'ANTITRUST SARANNO A VUOTO FINTANTO CHE NON SI RIMUOVERA' LO STATO IMPRENDITORE CHE DETTA LE REGOLE PER SE STESSO.

Firenze, 30 Maggio 2000. Il presidente dell'Antitrust lamenta che i prezzi della benzina in Italia siano liberi ma senza un mercato reale, perche' la liberalizzazione non sarebbe stata compiuta fino in fondo, ma solo parzialmente. Il ritorno ai prezzi controllati non sarebbe auspicabile, ma intanto aspettiamo i risultati dell'istruttoria aperta per verificare l'esistenza o meno di un cartello delle compagnie petrolifere.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
C'e' qualcosa che manca nelle valutazioni del presidente Tesauro: l'anomalia italiana. Sembra quasi che lui si trovi ad esprimere giudizi sul rispetto o meno delle leggi di mercato, in un Paese in cui ci sia certezza del diritto e della norma, in un Paese in cui lo Stato fosse il garante del mercato. Ma non e' cosi', e lo sanno molto bene anche all'Antitrust, tant'e' che non entrano in questo merito.
Presagiamo, percio', lo spirito delle conclusioni, girando solo intorno al problema.
Ammesso -e non concesso- che all'Antitrust riconoscano l'esistenza di un duopolio tra l'Agip-Ip e le compagnie dell'Unione Petrolifera, c'e' qualcuno disposto a credere che cambiera' qualcosa? Non crediamo, anche perche' ce lo ha gia' anticipato il presidente Amato nei giorni scorsi, quando -in merito all'aumento dei prezzi- ha parlato di cause e rimedi che vanno oltre i poteri del singolo Governo.
Il nodo centrale e' che nel duopolio italiano, uno degli attori e' lo Stato, che da' le regole che lui stesso dovrebbe rispettare. Il preciso contrario di cio' che dovrebbe succedere in un mercato: uno dei maggiori protagonisti puo' perdere quanto vuole, tanto ci sara' lo Stato (attraverso le tasse degli altri protagonisti di questo mercato, e dei contribuenti tutti) che potra' ripianare qualunque debito. Fantasia? Non e' mai successo? Purtroppo e' prassi economica quotidiana, dovunque lo Stato sia presente e dovunque non riesca a far quadrare i conti. Come si puo' competere con chi casca sempre in piedi? Semplicemente non si compete, ma -come fa l'Unione Petrolifera- ci si accorda per spartirsi il mercato.
Fintanto che non sara' rimossa questa presenza ingombrante, si fara' solo finta di creare un mercato.
D'altro canto, se il gioco fosse limpido, perche' lo Stato continuerebbe a lucrare sull'aumento dei prezzi e non congelerebbe il suo guadagno, ricavandolo da valori assoluti invece che percentuali sul prezzo? Oltre che ingordigia statale, si chiama anche mancanza di lungimiranza e vivere alla giornata.
 
 
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