testata ADUC
PRIVACY ELETTRONICA
Scarica e stampa il PDF
Comunicato 
20 dicembre 1999 0:00
 


CADUTA NEL NULLA LA DENUNCIA DEL GARANTE RODOTA', RIVOLGIAMO IL QUESITO AI MINISTERI DEGLI INTERNI E DELLA GIUSTIZIA.

Firenze, 20 Dicembre 1999. Il Garante per la Privacy, Stefano Rodota', parlando al congresso di Legambiente ha denunciato che le leggi italiane consentono di conservare i tabulati delle telefonate effettuate per ben 5 anni, e che qualcuno vorrebbe che diventassero 10, mentre in Germania -per esempio- sono conservati per 3 mesi. Il motivo di questi tempi italiani sarebbe nelle esigenze della giustizia per rintracciare -per esempio- la conversazione di un mafioso.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Se paragoniamo questa situazione all'allegra interpretazione di Telecom alla legge sulla privacy, quando nega di far conoscere agli utenti le ultime quattro cifre delle telefonate effettuate dal proprio apparecchio telefonico -nonostante lo stesso Garante glielo abbia piu' volte imposto- ci viene da ridere, drammaticamente.
E capiamo perche' questa grave denuncia del prof. Rodota' sia caduta nel nulla, dell'informazione e delle reazioni.
"Non disturbate il manovratore!": e' il cartello virtuale che ben si adatta ad una denuncia come questa di Rodota', e all'esistenza di norme che consentono la schedatura degli usi e costumi di tutti coloro che usano il telefono.
Se poi facciamo il paragone con la Germania, la dimensione da omuncolo e ominide che ne guadagna il Diritto italiano diventa ancora piu' grande ed eclatante. Ci si dira' che in Germania non hanno mafia, 'ndrangheta, nuova corona unita, etc …. e anche qui ci viene una battuta: "forse non ce l'hanno perche' i tabulati delle telefonate vengono distrutti dopo tre mesi ….", che al di la' della battuta invitiamo a leggere come l'attenzione verso un sistema giudiziario dove l'onere della prova e' al centro di qualunque indagine, piuttosto che i teoremi cari a diverse Procure italiane.
E infatti e' qui la centralita' del problema sollevato da Rodota' -come lui stesso lo ha presentato: l'habeas corpus anche per i dati informatici.
Ma se questa esigenza deve essere sopperita con la schedatura del comportamento di tutti gli utenti del telefono, ci sembra decisamente eccessivo: non si puo' far pagare tutti gli amministrati per una carenza delle norme per l'indagine giudiziaria. Per cercare di far del bene -ammessa la buona fede e la capacita' di riservatezza di chi puo' accedere a questi dati- si trasforma il sistema da democratico e garantista in dittatoriale. Parafrasando un detto popolare, si potrebbe ricordare che "l'occasione fa l'uomo ladro": che, in questo caso, diventerebbe ladro di informazioni che facilmente potrebbero essere usate per un ricatto, anche piccolo e veniale, comunque ricatto.
Queste riflessioni le abbiamo girate al ministro della Giustizia e a quello degli Interni, perche' ci aiutino a capire l'utilita' di simili norme e, soprattutto, se sono funzionali ad un concetto e una pratica di giustizia che dovrebbe mettere la liberta' e l'integrita' dell'individuo al centro della sua speculazione e messa in opera.



GRANDI STAZIONI ZERO SPERANZE
CON L'APERTURA DEL 40% DEL CAPITALE AI PRIVATI E IL CONTROLLO DELLE FS, PERCHE' DOVREBBE CAMBIARE LA SITUAZIONE?

Firenze, 22 Dicembre 1999. Grandi Stazioni, la spa controllata dall'Azienda Fs, avra' un capitale privato al 40%. Le offerte per acquistarlo dovranno essere presentate entro la fine di gennaio, e il 15 febbraio le Ferrovie faranno sapere se avranno scelto Benetton, Cir o Ifil, che guidano le cordate che hanno mostrato interesse.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
C'e' un fatto positivo in questa "privatizzazione": che almeno ci risparmieranno il can can di pubblicita' che abitualmente accompagna le "privatizzazioni" che sono state avviate, cosi' come abbiamo visto per Enel e Autostrade: con grandi allusioni ad "affari e convenienza" che, come nel caso dell'Enel -per il momento- alla prima timida prova di mercato (la Borsa) si sono mostrate per quel che erano: passaggio dei soldi dei risparmiatori da una tasca all'altra dello stesso amministratore, lo Stato ……. e relativa continua perdita.
Qui il caso e' diverso per l'assenza del piccolo risparmiatore, ma la sostanza, per l'utente dei servizi di pubblica ed esclusiva utilita' erogati dall'azienda, non cambia: il gestore rimane lo stesso, e il fatto che abbia piu' soldi a disposizione non cambia la prospettiva, anche perche', pur con capitale al 100% di Stato, i soldi -alla bisogna- non gli sono mai mancati.
Evidentemente -sempre dal punto di vista della qualita' del servizio erogato- il problema e' un altro. E con questa iniezione di capitale privato, non si capisce perche' il solito gestore dovrebbe diventare piu' bravo e piu' attento.
Stazioni/bivacco con servizi rabbrividenti per attesa e qualita', chiusura dei servizi per le piccole stazioni, e senza alternativa che non sia penalizzante per l'utente, e' quello che succede. Uno standard quotidiano che peggiora, ma che i gestori valutano mediamente positivo per le punte di qualita' di alcuni servizi (stazioni modello?, o -considerando l'insieme della costellazione societaria del settore- gli Eurostar?): e' come la storia che nel mondo non si muore di fame perche' statisticamente tutti mangiano due polli al giorno ….. col fatto che c'e' chi ne mangia quattro e chi zero. Un metodo che, se da una parte puo' attirare il capitale privato per le prospettive di guadagno, dall'altro non garantisce una diffusione generalizzata della qualita' del servizio.
La volonta' di migliorare sarebbe evidente se le proporzioni fossero invertite, con lo Stato al 40% e i privati al 60%? No, perche' lo Stato avrebbe il potere di golden share (confermato anche di recente in una forma aggiornata e piu' condizionante) e potrebbe guidare scelte e investimenti.
Il presidente Claudio Dematte' sara' anche un buon architetto aziendale, ma le esigenze e le sofferenze obbligate degli utenti sono altrove.



NEOPATENTATI: LE NORME INAPPLICABILI DEL NUOVO CODICE DELLA STRADA

Roma.21.12.99. Il nuovo Codice della strada prevede che nei primi tre anni i neo-patentati non possono superare i 100 km in autostrada e i 90 sulle strade extraurbane. In un primo momento -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- la norma vietava addirittura l'uso di vetture che potessero correre a una velocita' superiore ai 150 km orari, il che avrebbe imposto l'acquisto di una nuova auto a numerose famiglie. La disposizione e' stata modificata ponendo limiti di velocita' ai neo possessori di patente. Ma una domanda sorge spontanea: come si fa a sapere chi era alla guida di una vettura che ha superato i limiti di velocita' consentiti ai neopantentati se l'infrazione viene rilevata con l'autovelox ?
Ma i nostri parlamentari dove vivono ?
 
 
COMUNICATI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS