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PROSTITUZIONE
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Comunicato 
6 luglio 2000 0:00
 


GRAZIE MINISTRA TURCO, MA NON VORREMMO LE PROSTITUTE DI STATO, MA SOLO PERSONE LIBERE DI FARE CIO' CHE VOGLIONO DI SE' STESSE, ANCHE DI VENDERSI.
PER LEVARE LA PROSTITUZIONE DALLE STRADE E I CONSEGUENTI DISAGI PER TUTTI, CI VORREBBERO I "PARCHI DEL SESSO", NON L'OBBLIGO A LAVORARE IN CASA

Firenze, 6 Luglio 2000. Veramente grazie al ministro Livia Turco che, per i tormentoni politici e civici che caratterizzano le estati dell'informazione, ha rimesso in circolazione l'accettazione o meno della vendita del proprio corpo a scopi sessuali.
Cosi' interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Parlarne fa sempre bene, mentre continuare a nascondere la testa sotto terra o credere solo alla redenzione delle anime -come fanno alcuni sacerdoti d'assalto impegnati in comunita' di recupero- significa non far nulla, soprattutto contro tutto quello che abitualmente fiorisce intorno ad attivita' molto diffuse e popolari, ma illegali. Il paragone con la droga illegale non puo' non essere fatto.
Ma la ministra Turco pone il problema e propone che sia lo Stato ad organizzarlo, regolamentarlo. Insomma, propone le prostitute di Stato -come lo erano ai tempi delle "case chiuse "- con tutto quello che per lei c'e' di positivo quando il Leviatano Pubblico interviene: le prostitute si dovrebbero organizzare in cooperative e non societa' di capitali; il mestiere dovrebbero farlo in casa (tra bambini, nonni e piatti da lavare) e non in quei posti che abitualmente si chiamano luoghi di lavoro o ufficio. Chissa' perche' le cooperative si' e la srl no? Una domanda pleonastica, perche' la risposta e' tutta nella cultura economica della ministra, che concepisce come forma di non-sfruttamento le cooperative, e, al contrario, e' convinta che quando le societa' non sono di persone ma di capitale -quindi a vocazione lucrativa e capitalista- debbano sfruttare i lavoratori, le lavoratrici nel nostro caso.
Ovviamente non siamo affatto d'accordo con la ministra Turco, e auspichiamo che sull'argomento si vada spediti facendo solo una cosa: abolire il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Basta, nient'altro. Il resto lo si lasci alla liberta' di ognuno di fare cio' che vuole di se' stesso, anche di vendersi; lo si lascia ai desideri e alla fantasia di chi vorra' fare business in questo settore, come prestatore d'opera o come imprenditore, rispettando le leggi che gia' esistono e -lo auspichiamo grazie al fatto che sara' una nuova esperienza imprenditoriale e lavorativa, con esigenze che prima erano solo nella sfera dell'illegalita'- dandoci una mano nelle battaglie quotidiane che facciamo per la semplificazione fiscale, amministrativa e normativa.
Non vediamo altro sistema. Altrimenti la situazione, rispetto a quella odierna, non sara' molto diversa: mancando l'adescamento a vista, il cliente avra' difficolta' a trovare la merce, e quando ci sono difficolta' l'offerta clandestina si fa sempre avanti .. e continueremo ad avere quartieri invivibili e pericolosi, che e' anche uno degli aspetti non secondari di come oggi il fenomeno si manifesta.
Se invece ci sara' solo la depenalizzazione dei reati, per chi credera' che sia meglio offrire i servizi a vista, potra' farlo nelle forme piu' opportune che crede, rispettando legge e tranquillita' di tutti i cittadini, magari con dei "parchi del sesso".
 
 
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