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RIFORMA UFFICI DI COLLOCAMENTO
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Comunicato 
21 aprile 2000 0:00
 


RIFATTO IL TRUCCO IL RISULTATO NON CAMBIERA'
OCCORRE LEVARE IL MONOPOLIO DEL COLLOCAMENTO

Firenze, 21 Aprile 2000. Il Governo ha varato un nuovo decreto legislativo che modifica gli uffici di collocamento. Le intenzioni sono quelle di far si' che non svolgano solo funzioni notarili, ma preparino al passaggio verso l'occupazione con colloqui di orientamento e proposte di inserimento lavorativo o di formazione e riqualificazione. Nello stesso tempo si penalizza chi, da iscritto, non collabora al superamento della sua condizione.
Interviene il presidente dell'Aduc, Vincenzo Donvito.
Il Governo conferma di avere una visione fordista del sistema del lavoro, basato sullo schema DIRIGENZA -> QUADRI -> CAPIREPARTO -> OPERAI GENERICI che si perde negli anni '60 e considera "disoccupato" o "inoccupato" solo chi fa parte della fascia piu' bassa.
C'e' da registrare la novita' positiva del ruolo attivo degli uffici di collocamento che, si presuppone, evitera' quella perdita di qualificazione e conoscenza tecnologica che inevitabilmente oggi si verifica in casi di fermi lavorativi prolungati (il ritmo delle tecnologie e' frenetico e continuo).
Ma, al di la' di questo, non considera che e' "inoccupato di lungo periodo" qualsiasi giovane uscito dalla scuola. A 19 anni e' piu' facile fare "6" al Superenalotto che avere un rapporto di lavoro non in nero e continuativo, per cui e' probabile che chi lavora in nero abbia al tempo stesso lo status di disoccupato.
Inoltre si impone il primo lavoro che capita (a tempo indeterminato o temporaneo, di almeno 4 mesi a 50 Km dalla residenza) pena la perdita dell'anziantia' di disoccupazione. Il concetto di qualita' del lavoro e di liberta' di scelta, sono estranei a chi ci governa, e si impongono queste restrizioni anziche' aiutare i disoccupati a far nascere nuove piccole imprese, con l'unico mezzo che lo Stato puo' usare: l'incentivazione, anche finanziaria. Ma il fordismo e' fordismo!
Nel chiedere che alzi la mano chi conosce uno che sia diventato occupato tramite gli uffici del lavoro e/o collocamento, concludiamo rilevando che e' molto probabile che il trucco rifatto agli attuali uffici di collocamento, non modifichera' la situazione.
Per cui avremo sempre dati sulla disoccupazione, ricavati da questi uffici, giganteschi rispetto alla realta', con uno Stato che continuera' a credere che il passaggio da disoccupato a occupato possa avvenire solo nelle grandi fabbriche ….. che stanno sparendo.
Per quanto ci riguarda crediamo che tutto il costrutto degli uffici di collocamento sia ampiamente superato rispetto ai tempi, perche' in questi uffici non passano quei "nuovi lavori" grazie ai quali oggi in Italia non c'e' la fame, a dispetto delle percentuali di disoccupazione.
Inoltre, in questa loro schematica rigidita', e' chiaro che non hanno mai pensato di aprire delle sedi, per esempio, presso l'ambasciata italiana in Senegal, in Marocco, in Albania, in Sry Lanka, dove, magari le iscrizioni "non-italiane" sarebbero numerose e "piu' interessate" rispetto a quelle italiane, e tali da mettere in condizione gli immigrati di entrare in Italia con piu' legalita'. Ma questa e' fantascienza per il nostro Governo, che, pero', potrebbe divenire realta' se non ci fosse piu' il monopolio degli uffici di collocamento.
 
 
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